a cura di Andrea Genovali per Marx21.it
La nascita dello Stato del Sud Sudan, distaccatosi forzatamente dal Sudan non poteva che arrivare a simili problemi. Per far fronte alle ristrettezza finanziarie il governo sud sudanese sta predisponendo misure che lo renderanno, se possibile, ancor più pedina nelle mani delle potenze imperialistiche che ne avevano favorito la nascita al fine di spaccare l’unità del Sudan senza cercare altre possibili soluzioni. Una spaccatura dovuta al fatto che nel territorio del Sud Sudan vi sono le maggiori concentrazioni petrolifere di quello che fu il Sudan unitario. Oggi ovviamente vi è una contro risposta del governo sudanese. Queste sono brevi riflessioni che ci vengono dalla lettura di una nota stampa divulgata dalla Agenzia Misna. “Vi sono allo studio prestiti esteri o da banche private ma anche la vendita di concessioni petrolifere e minerarie: sono le misure per far cassa ipotizzate dal governo del Sud Sudan, alle prese con lo “shock senza precedenti” determinato dal blocco delle esportazioni di greggio.
Nel documento le spese dello Stato sono fissate a sei miliardi e 400 milioni di sterline, circa un miliardo e 30 milioni di euro. Solo al pagamento degli stipendi dovrebbero essere destinati due miliardi e 900 milioni di sterline. Il blocco delle esportazioni di greggio è stato deciso a gennaio nell’ambito di un contenzioso sulle tariffe per l’uso degli oleodotti del Sudan, indispensabili per raggiungere i mercati internazionali. La misura ha privato gli ex ribelli al potere a Juba di circa il 98% delle entrate, costringendoli a trovare in tempi brevi nuove fonti di finanziamento. Le riserve di valuta estera a disposizione dello Stato “non dureranno tutto l’anno”. Si spiega così l’ipotesi della richiesta di prestiti e della vendita di concessioni per lo sfruttamento delle risorse naturali.”