di Tony Busselen | da Partito del Lavoro del Belgio – www.ptb.be
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Nei media occidentali, le elezioni congolesi sono state presentate come invalide. Sylvère Boswa, segretario generale del Partito Comunista congolese (PCCO), contrasta fortemente questa lettura faziosa. Intervista.
Come si è presentato il PCCO alle elezioni?
Sylvère Boswa. Nonostante esistiamo come Partito da soli due anni, siamo riusciti a presentare 89 candidati in 17 circoscrizioni alla carica di deputato nazionale, in sette province. Con due supplenti per ogni candidato, abbiamo indicato un totale di 267 candidati.
Come si è svolta la campagna? Sylvère Boswa. Molti candidati dello schieramento del presidente aspettavano un finanziamento, che non è arrivato. La stragrande maggioranza di questi candidati non ha nemmeno sostenuto la nomina di Kabila e ha limitato la campagna alla propria candidatura. La campagna è consistita soprattutto nella diffusione di massa di audio e video clip, e nell’affissione di enormi cartelloni che ritraevano i candidati. I comizi erano per lo più scollegati dalla realtà e si concludevano con la distribuzione di banconote e doni di tutti i tipi. I candidati che hanno avuto accesso ai mezzi di comunicazione erano i più visibili. I media hanno rapidamente rivisto al rialzo le loro tariffe. Essere invitati in una trasmissione è aumentato da 150 a 250 dollari per 10 minuti. Un candidato che voleva copertura mediatica per la sua campagna doveva prevedere una spesa tra i 500 e i 1000 dollari, oltre l’assunzione di reporter e cameraman per la giornata. E la campagna del vostro partito? Sylvère Boswa. Abbiamo condotto una campagna soprattutto attraverso incontri nei villaggi e nei quartieri. Abbiamo anche messo molta energia nella ricerca di rappresentanti di lista che partecipassero agli scrutini nei seggi elettorali. Secondo i nostri testimoni, potevamo aspettarci di avere eletti in tre circoscrizioni: Tshangu e Lukunga a Kinshasa e Bokungu in Equadeur, dove i nostri candidati hanno ottenuto tra i 7000 e 9000 voti. Tuttavia, i nostri candidati sembrano essere le vittime, nella migliore delle ipotesi, di gravi disfunzioni e, nella peggiore delle ipotesi, di macchinazioni degli agenti della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI). Ci siamo appellati alla Corte Suprema di Giustizia e aspettiamo il verdetto nei prossimi giorni. Cosa pensate dei rapporti dei vari osservatori che dicono che vi sono state massicce frodi e che i risultati di queste elezioni non sono credibili? Sylvère Boswa. Organizzare le elezioni nella situazione in cui si trova il nostro paese è una sfida enorme. Laurent Kabila aveva voluto organizzare un genuino esercizio di democrazia popolare a partire dal basso, con i Comitati del potere popolare. Questo gli era valso l’embargo dell’Occidente e anche dopo la sua morte, i media occidentali hanno continuato a demonizzarlo. Quindi, tenere le elezioni dall’alto, in tutto il paese, sul modello occidentale, è una sfida quasi impossibile. Ci sono stati molti problemi e azioni incivili, da parte sia della maggioranza, sia dell’opposizione. Ma io stesso ho partecipato, come candidato indipendente alle elezioni del 2006 e posso testimoniare che non vi sono stati più problemi e frodi nel 2011 rispetto al 2006. E certamente non una frode sistematica organizzata da uno o l’altro campo. La differenza rispetto al 2006 è che allora le potenze occidentali avevano preventivato una spesa di 500 milioni di dollari con cui erano stati mobilitati migliaia di esperti e di soldati stranieri e oltre 260.000 funzionari elettorali congolesi. Gli occidentali avevano quindi approvato le elezioni e ignorato tutti i problemi. Tutto questo nella speranza che il governo uscente da quelle elezioni fosse in continuità con il governo di unità nazionale esistente dal 2003 fino al 2006, sotto la tutela dell’Occidente. Questa tutela è stata negata da Joseph Kabila, cosa che ha condotto l’Occidente a voler rinviare le elezioni del 2011. Ecco perché hanno fatto di tutto per rendere queste elezioni impossibili e invalidarne il risultato quando avessero avuto luogo. Per noi, nonostante tutti i problemi, mettere in discussione gli esiti generali dei risultati delle elezioni, svoltesi in condizioni peggiori di quelle del 2006, è una mancanza di equità democratica.