Note sui recenti attacchi dell’esercito etiope in territorio eritreo

da www.oltre-confine.it

Alcune agenzie hanno riportato in questi giorni i comunicati con cui il governo etiope ha rivendicato attacchi militari in territorio eritreo, “contro basi terroristiche”; si tratta delle prime azioni militari compiute dopo la fine della drammatica guerra svoltasi 1998 e il 2000 [1]. Gli eritrei sono stati accusati di essere responsabili di azioni avvenute in territorio etiope; in particolare lo scorso gennaio nella regione dell’Afar sarebbero stati uccisi cinque turisti europei e ne sarebbero stati rapiti altri quattro. Si noti come la stampa, nonostante la confusione con cui è stata data la notizia (tanto che inizialmente era citato un italiano tra i turisti uccisi) non ha esitato a riportare la versione etiope dei fatti senza sentire la necessità di verificarla [2].
L’Eritrea ha sempre risolutamente negato qualunque appoggio a gruppi terroristici ed ha accusato l’illegittimità (peraltro evidente) degli attacchi compiuti dall’esercito etiope ma ha anche affermato la volontà di non voler reagire trascinando l’intera regione in una guerra [3].

I mezzi di informazione si sono occupati dell’Eritrea e delle controversie con l’Etiopia poco e male negli ultimi anni spesso dando origine a vere e proprie mistificazioni che tendono a confondere aggredito ed aggressore [4]; mi pare quindi opportuno provare a fornire al lettore alcune notizie ed alcuni dati che possano aiutare a comprendere meglio le origini del conflitto e più in generale la situazione del corno d’Africa.

Come si è conclusa la guerra tra Etiopia ed Eritrea del 1998-2000

Nel 1998 l’esercito etiopico è penetrato in Eritrea compiendo brutalità e distruzioni assolutamente ingiustificate sui civili. Ne è seguita una sanguinosa guerra che si è conclusa in seguito agli accordi di Algeri (18 giugno 2000), questi prevedevano tra l’altro la formazione di una commissione per provvedere alla definizione della demarcazione del confine (Eebc – Eritrea and Ethiopia Boundary Commission) sulla base di alcuni trattati coloniali.
La decisione di questa commissione si concretizzò nel marzo del 2003, sancendo il diritto di appartenenza eritrea sul villaggio di Badme, la cui gestione era stata alla base dell’ultima guerra.
L’Etiopia ha però sempre rifiutato di accettare questa decisione ed ha continuato ad occupare alcuni territori che avrebbe dovuto restituire senza peraltro subire nessuna sanzione da parte degli organismi internazionali.

Le sanzioni internazionali (contro l’Eritrea)

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel dicembre 2009 (con l’astensione della Cina [5] ed il voto contrario della Libia) ed ancora nel dicembre 2011 (con l’astensione di Cina e Russia) ha approvato due risoluzioni che prevedono sanzioni contro l’Eritrea: in particolare un embargo sulla vendita di armi e di qualsiasi tipo di equipaggiamento militare e il congelamento di fondi, di azioni finanziarie e di risorse economiche eritree all’estero.
Le motivazioni addotte a giustificare le sanzioni sono incentrate sul presunto sostegno economico e militare del governo di Asmara ai gruppi di opposizione armata al Governo federale di transizione somalo; non è stata però fornita alcuna prova che dimostri la reale consistenza di queste accuse.
Alcune fonti anzi dimostrerebbero proprio il contrario tanto che l’ambasciatore statunitense in Etiopia mentre in pubblico gli USA sostenevano l’accusa in documenti top secret, come è emerso dalla pubblicazione dei file in Wikileaks, dichiarava che “il ruolo giocato dall’Eritrea in Somalia è probabilmente insignificante”(Wikileaks file “Ogaden; Counterinsurgency Operations Hitting a Wall, Part 2. sect. 7). Di sicuro in ogni caso le armi in Somalia provengono quasi totalmente dagli Stati Uniti e dagli altri paesi occidentali: donate al governo di transizione somalo e rivendute nel mercato nero ad ogni fazione in lotta [6].
In merito alla questione somala su cui ritornerò in conclusione è utile da subito sottolineare anche il reale e dimostrato interesse del governo eritreo che da anni propone soluzioni diverse da quelle, ad oggi come è evidente fallimentari, messe in atto dalla cosiddetta comunità internazionale.
In particolare, secondo gli eritrei, è necessario dare vita ad “un processo politico che non dovrebbe escludere alcuna formazione somala o gruppo che volesse partecipare al processo (…) l’obiettivo finale del processo politico dovrebbe essere la ricostituzione della Somalia e la costituzione di un governo effettivo e sovrano che difenda gli interessi del popolo somalo” [7].

Eritrea e terrorismo

Come abbiamo visto, gli eritrei sono accusati di essere promotori di azioni terroristiche o di dare appoggio a presunti terroristi e il governo etiope utilizza questo pretesto per giustificare la sua politica di aggressione nei confronti dello stato vicino.
Anche in questo caso però è opportuno ricordare ancora una volta l’assenza totale di prove in questo senso ed anzi l’emergere di documenti che dimostrerebbero il contrario.
Il 16 settembre 2006 in seguito ad un attentato avvenuto ad Addis Abeba (dove esplosero 3 ordigni) il governo etiope ha accusato il Fronte di Liberazione Oromo e soprattutto il governo eritreo, esattamente come nel recente attacco contro i turisti.
Dalla lettura di altre fonti (anche in questo caso i file emersi con Wikileaks) emerge però una realtà del tutto diversa secondo la quale l’ipotesi più probabile è che l’azione sia stata eseguita direttamente dalle forze di sicurezza etiopi al fine di accusare gli oppositori interni e l’Eritrea [8].
Può essere utile citare in questa sezione anche un altro caso di natura del tutto differente.
Il 23 dicembre 2010 quattro cittadini britannici sono stati arrestati dagli eritrei; la loro nave (dotata di sistemi d’arma tra cui fucili da cecchino) è stata intercettata dopo una sosta nella costa eritrea e all’interno sono stati trovati fucili, pistole, dispositivi GPS, giubbotti antiproiettile e telefoni satellitari. In seguito gli inglesi, di cui due erano ex Royal Marines, hanno sostenuto di essere parte di una società che fornisce scorte armate in funzione antipirateria alle navi che transitano nel Mar Rosso e di essere sbarcati in Eritrea non volontariamente ma in seguito ad un guasto [9].
Indipendentemente dai dubbi che permangono su questa vicenda è opportuno porsi una domanda: come definiremmo una pattuglia armata in questo modo se fosse intercettata nelle vicinanze della costa inglese o di quella italiana? La verità è che i terroristi non sono quasi mai dove la stampa occidentale vorrebbe farceli trovare.

Chi destabilizza la regione del Corno d’Africa in realtà

L’accusa più ricorrente e che in qualche modo comprende le “imputazioni” di cui abbiamo trattato nei paragrafi precedenti è quella secondo cui l’Eritrea sarebbe fonte di costante instabilità nell’area del Corno d’Africa.
Quella che emerge anche senza l’approfondimento che sarebbe necessario in una situazione così complessa ma con un semplice sguardo di insieme è però ancora una volta una storia del tutto diversa; bastino per ora due brevi considerazioni.
Innanzitutto è evidente che l’intervento occidentale (ed i costanti e ripetuti interventi di stati africani, l’Etiopia in particolare su diretto mandato e dietro copioso finanziamento degli Stati Uniti) non ha oggettivamente aiutato la stabilità, se così non fosse, dato anche quanto è stato investito economicamente, la Somalia non sarebbe nella drammatica condizione di totale ingovernabilità in cui versa dal 1990. Io concordo con chi è giunto alla conclusione che in realtà gli Stati Uniti dopo il fallimento dell’operazione “Restore Hope”nel 1992 non vogliano affatto stabilizzare la Somalia (e di conseguenza il Corno d’Africa) ma che anzi siano interessati a mantenerla nel caos per impedire ai concorrenti di negoziare vantaggiosamente con uno stato somalo ricco e potente ed inoltre per poter dispiegare la flotta NATO nell’Oceano Indiano con il pretesto di combattere la pirateria [10].
La seconda considerazione riguarda invece l’Eritrea stessa; nel momento in cui la si accusa di essere fattore di instabilità si rimuove infatti una verità che dovrebbe essere evidente a chiunque si sforzi di essere oggettivo nella sua analisi:l’Eritrea è il paese decisamente più stabile della regione.
In Eritrea si è sviluppata una convivenza pacifica tra le varie etnie e religioni , come sappiamo questo non è un dato scontato, se dunque si vuole preservare la stabilità nel Corno d’Africa il primo passo dovrebbe essere quello di garantire il diritto all’integrità territoriale, all’autodeterminazione ad alla pace del popolo eritreo.

Note:

[1] http://www.agi.it/estero/notizie/201203171628-est-rt10092-etiopia_eritrea_esercito_colpisce_ancora_basi_nel_paese_vicino

[2] Vedi l’articolo di Massimo Alberitzzi dal sito del Corriere della Srea: http://www.corriere.it/esteri/12_gennaio_17/etiopia-gruppo-uomini-armati-spara-su-turisti-stranieri-cinque-vittime_f07fd5cc-413c-11e1-b71c-2a80ccba9858.shtml

[3] Si può leggere il comunicato del governo eritreo tradotto in italiano al seguente indirizzo: http://www.eritreaeritrea.com/provocatori_attacchi_da_parte_de.htm

[4] Su l tema della situazione in Eritrea per chi fosse interessato rimando ad alcune note che ho scritto al ritorno da un primo viaggio nel 2009 e che posso confermare essendo ritornato nel gennaio 2012 da un altro breve soggiorno http://www.resistenze.org/sito/te/po/er/poer9i05-005473.htm

[5] Sulla posizione della Cina si veda http://news.xinhuanet.com/english/2009-12/24/content_12695806.htm

[6] http://english.pravda.ru/world/africa/09-09-2011/119012-Wikileaks_Exposes_UN_Eritrean_sanction_lies-0/

[7] Si può leggere il testo tradotto dell’ultimo comunicato eritreo riguardante la situazione somala: http://www.eritreaeritrea.com/una_soluzione_globale_e_duratura.htm

[8] Secret ; Subject: Ethiopia: Recent Bombings Blamed on Oromos Possibly the Work of GOE [Government of Ethiopia]” “Classified By: Charge [d’Affairs] Vicki Huddleston”, “An embassy source, as well as clandestine reporting, suggests that the bombing may have in fact been the work of the GoE security forces.” (Cable reference id: #06ADDISABABA2708.http://www.foreignpolicyjournal.com/2011/09/16/wikileaks-ethiopia-files-ethiopia-bombs-itself-blames-eritrea/

[9] http://www.independent.co.uk/news/world/africa/security-firm-offers-apology-in-bid-to-free-britons-held-in-eritrea-2294862.html#disqus_thread

[10] Vedi Mohamed Hassan,Come le potenze coloniali mantengono il paese nel caos da www.michelcollon.info

traduzione in italiano: http://www.resistenze.org/sito/te/po/so/posoaa09-006130.htm