No alle ingerenze imperialiste nel Mali!

da www.solidnet.org | Traduzione a cura di Marx21.it

cedeaoDichiarazione del Partito Algerino per la democrazia e il socialismo

Gli avvenimenti preoccupanti che hanno investito il Mali sono la conseguenza della soggezione di questo paese al neocolonialismo francese, dello sfruttamento delle sue magre risorse da parte di una borghesia compradora e di caste corrotte al servizio dell’imperialismo francese. In conseguenza di tale tutela, il Mali è uno dei paesi più poveri del pianeta. Le potenze imperialiste tentano di arginare l’avanzata delle lotte democratiche e patriottiche delle masse popolari maliane che vogliono farla finita con questa dominazione, di distruggere le forze di progresso di questo paese e della regione.

Il Mali ha acquisito un’importanza strategica in ragione delle rivalità che vedono le grandi potenze imperialiste contrapposte tra loro per il controllo del Sahel, per l’accaparramento delle risorse del suo sottosuolo, nel quadro della lotta per la spartizione del mondo tra rapaci desiderosi di regolare le gravi contraddizioni della crisi del sistema capitalista internazionale attraverso l’accentuazione dell’oppressione dei popoli e dei lavoratori. Queste potenze cercano con decisione di dividere i popoli, di indirizzarli gli uni contro gli altri per poter impadronirsi delle loro ricchezze.
 

Inoltre, le manipolazioni, le manovre e gli intrighi incessanti di queste potenze si iscrivono in un piano di completamento dell’accerchiamento dell’Algeria da parte di regimi ostili e completamente al loro servizio, come quello che hanno imposto alla Libia, di orchestrazione di disordini a sostegno di avventurieri manipolati a cui si è fatto sognare un aiuto nella costituzione di pseudo Stati indipendenti o Emirati islamici. L’obiettivo delle manovre delle potenze imperialiste sulle frontiere sud dell’Algeria è anche quello di rafforzare le pressioni allo scopo di spingere il regime a cedere le ricchezze del Sahara alle multinazionali e di permettere all’imperialismo americano e francese di installare delle basi militari. Il rapimento di diplomatici algerini è, in questo contesto, un atto di provocazione calcolato.
 

Le cause e le conseguenze della secessione dell’Azawad, dell’attività dei gruppi islamisti nei territori del nord e del colpo di Stato militare del 23 marzo, non possono essere separate da tale contesto.
 

Da anni queste potenze incoraggiano le azioni armate e il banditismo di gruppi che si nascondono dietro la bandiera dell’Islam. Con questi incoraggiamenti, esse cercano di creare pretesti di ogni genere per giustificare il loro intervento militare. Tali manovre sfruttano il malcontento di popolazioni emarginate dai regimi della regione, compreso quello dell’Algeria che dispone di grandi risorse finanziarie. Tali risorse avrebbero permesso di eliminare la disoccupazione nelle regioni meridionali del paese, di migliorare radicalmente le condizioni di vita dei loro cittadini e di prestare assistenza ai paesi vicini poveri nel quadro di una solidarietà antimperialista conseguente. Il potere algerino non fa nulla e non ha alcuna intenzione di fare qualcosa di serio per uno sviluppo economico e sociale armonioso dell’insieme del paese e, in tale contesto, delle regioni sahariane. La sua politica poggia sul disimpegno dello Stato nella sfera della produzione, sul rifiuto del rilancio di una strategia di sviluppo. Ha pertanto, come nel resto del paese, condannato all’assenza di prospettive di un futuro i giovani del sud, anche se le condizioni di vita delle popolazioni di quelle regioni sono relativamente migliorate sul piano dell’educazione, della sanità, degli alloggi, delle comunicazioni. E’ questa politica di classe reazionaria che crea un terreno fertile all’azione demagogica e provocatrice di avventurieri manipolati o retribuiti dalle potenze imperialiste.
 

Ancora una volta, il ministro degli Affari esteri della Francia si distingue per il proprio spirito bellicoso, per le sue ingerenze apertamente dichiarate nelle questioni interne dei paesi africani. Egli dimostra il suo disprezzo per la sovranità di paesi verso i quali si comporta come un super-prefetto. Il suo cinismo arriva al punto di gridare al pericolo islamista nello stesso momento in cui favorisce l’ingresso in Libia di mercenari camuffati dietro alle bandiere dell’Islam. E mentre fa di tutto da mesi per installarli alla guida della Siria con insolenti ingiunzioni quotidiane, con un’intensa propaganda menzognera che mira a farli passare per democratici pacifisti che sono costretti malgrado loro a opporre una resistenza armata legittima alla dittatura del regime. La minaccia “islamista” nel Sahel viene improvvisamente agitata e smisuratamente ingrossata dai media controllati dalla grande borghesia per fare appello all’urgenza di un intervento. E’ evidente, d’altra parte, che gli appelli della Francia, dell’Unione Europea, degli USA, a rispettare l’integrità del territorio del Mali sono pura ipocrisia quando si vede che dappertutto, dall’ex Jugoslavia alla Libia passando per l’Iraq, il Sudan, la Somalia, senza contare i tentativi attuali in Siria, tali potenze lavorano per sminuzzare i piccoli paesi allo scopo di saccheggiarli più facilmente. Tali appelli servono solamente a far accettare il loro intervento militare nella regione, direttamente o attraverso l’intermediazione di collaboratori locali.
 

L’imperialismo francese ha messo in azione la Cédéao, una struttura che esso domina dalla sua creazione. Il burattino che le loro truppe hanno imposto alla testa della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, supportato dai caporali zelanti del Burkina Faso, ha posto il Mali sotto tutela a nome dei suoi padroni francesi, dopo aver cercato di asfissiarlo con un embargo criminale. La Cédéao minaccia il suo intervento in Mali per instaurarvi l’ordine neocolonialista. Come nei bei vecchi tempi, gli Africani vengono irregimentati per uccidere altri Africani per i comodi dei colonialisti che vogliono poter continuare a saccheggiare in tutta tranquillità le ricchezze del continente.
 

Ancora una volta il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e in contraddizione con la Carta delle Nazioni Unite, si arroga il diritto di ingerirsi negli affari interni di uno Stato sovrano, condannando l’azione dei militari. Questo stesso Consiglio di Sicurezza non aveva trovato nulla da ridire sul colpo di Stato reazionario dell’Honduras, colpo di Stato commissionato dagli Stati Uniti contro il presidente Zelaya. Non aveva condannato la repressione e i crimini della giunta. Qualsiasi cosa si pensi dell’azione, della sincerità e dei voltafaccia dei militari maliani, l’ingerenza dell’ONU è inaccettabile. Il Consiglio di Sicurezza conferma di essere divenuto, dopo la scomparsa dell’URSS, un organo di spartizione del mondo tra potenze imperialiste, vecchie e nuove. La banalizzazione del superamento delle prerogative del Consiglio di Sicurezza non può essere tollerata.
 

Il Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo condanna le ingerenze delle potenze imperialiste, dei loro fantocci africani e dell’ONU, nel Mali. Esprime il suo sostegno e solidarietà ai progressisti e antimperialisti maliani di fronte alle pressioni dell’imperialismo e dei suoi valletti interni. Fa appello a loro perché evitino di cadere nelle trappola della divisione tesa dall’imperialismo e a sviluppare la collaborazione reciproca per mettere in scacco i piani mortali delle potenze imperialiste.
 

Si rivolge a tutti i progressisti algerini perché manifestino la loro simpatia verso la resistenza antimperialista maliana.
 

Denuncia il silenzio delle autorità del paese sulle ingerenze imperialiste nella regione e la loro incapacità, conseguenza degli interessi di classe che difendono, ad attuare una politica di sviluppo del paese, delle regioni del sud, di solidarietà effettiva con i popoli africani, una politica che neutralizzi i complotti e gli intrighi imperialisti e rafforzi la resistenza unita dei popoli nei confronti dei tentativi di ricolonizzazione.
 

Partito Algerino per la democrazia e il socialismo
14 aprile 2012