di Roland Diagne, del Collectif Afrique
da collectif-communiste-polex.org
Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it
Lo scorso 15 dicembre si è svolto a Parigi un dibattito organizzato dal Collettivo Comunista Polex sul tema “La democrazia occidentale, un modello universale? Voi scherzate signor Macron” a cui hanno partecipato militanti dei movimenti rivoluzionari africani e del movimento comunista francese. Di seguito proponiamo l’intervento del militante franco-africano Roland Diagne.
Per sconfiggere la prima fase della lotta per l’indipendenza africana, l’imperialismo francese ha usato:
– i massacri e persino i genocidi: Thiaroye nel 1944, Setif in Algeria nel 1945, Madagascar nel 1947-1948, nel 1955-1971 Camerun, Algeria nel 1954-1962, etc.
– gli assassinii dei leader: Um Nyobe, Felix Moumie, Osende Afana, Ernest Ouandie, Olympio, Thomas Sankara, ecc.
– i colpi di stato: contro Mamadou Dia, Modibo Keita, Laurent Gbagbo, ecc.
– l’istituzione di Françafrique attraverso accordi multilaterali e bilaterali: la zona CFA, accordi economici a favore dei monopoli capitalistici francesi, la presenza di basi militari, l’intervento militare negli affari interni dei paesi africani, mercenari, ecc.
– la supervisione da parte di “consulenti esperti” francesi dei regimi neo-coloniali e della “élite” alienata.
– la costruzione di una storia coloniale ufficiale da parte dell’imperialismo e dei suoi lacchè africani assimilati che occulta la storia pre-coloniale africana e glorifica la storia coloniale come una “missione civilizzatrice”.
– la formazione così di una “élite” africana alienata e vassalizzata che imita il modo di vivere e il pensiero della “élite” colonizzatrice.
Il contesto che ha preceduto Françafrique è stato costruito nel quadro di una divisione del lavoro all’interno del campo capitalista imperialista contro il campo socialista comunista.
Diktat liberali in nome del debito per rafforzare il neocolonialismo
A partire dagli anni 79/80, è stata l’attuazione di piani di adeguamento strutturale liberale sotto gli auspici delle istituzioni di Bretton Woods (FMI, Banca Mondiale, GATT / OMC) che hanno liberalizzato le economie attraverso la riduzione del ruolo dello stato, aprendole alla “globalizzazione” capitalista in nome del debito e del pagamento del suo interesse.
Questo diktat economico liberale imperialista per recuperare il debito e gli interessi produrrà lotte sociali e politiche che porteranno al passaggio dalle dittature militari e/o civili all’introduzione accelerata, dopo la “caduta del muro di Berlino “, di regimi multipartitici e delle competizioni elettorali.
Per aumentare la morsa dei monopoli capitalistici francese sulle economie africane nella prospettiva del passaggio all’euro dopo il referendum su Maastricht, l’imperialismo francese ha imposto la svalutazione del 50% del franco CFA.
Due paesi dell’Africa occidentale, il Senegal e la Costa d’Avorio, costituiscono i “modelli” politici ed economici di Françafrique. In Senegal, è il colpo di stato contro il presidente del consiglio, Mamadou Dia, a importare il modello del potere presidenziale della Vª Repubblica francese che persiste fino ad oggi e la Costa d’Avorio ha rappresentato il miraggio economico di Françafrique prima di sprofondare nella “crisi congiunturale” che ha aperto le porte agli scontri etnici ivoriani.
La produzione di prodotti agricoli e/o minerari continua a essere trasferita direttamente alle imprese imperialiste come nell’era coloniale. Ora è il turno della distribuzione su larga scala imperialista che si impadronisce di questo settore, relegando i commercianti locali al ruolo di subappaltatori.
Il liberalismo neo coloniale, vero e proprio strumento di integrazione delle economie africane nella “mondializzazione” imperialista ha scatenato nel periodo di “meno Stato, migliore Stato” una autentica mania per la nascita di un capitalismo endogeno africano.
A differenza del periodo 1960-1980, quando gli studenti che uscivano dall’università diventavano, nel quadro dell’ “africanizzazione de quadri”, funzionari dei nuovi stati, l’élite intellettuale è stata invitata a trasformarsi in “commercianti, gestori di imprese”di economie dipendenti, cioè intermediari tra le imprese imperialiste e i consumatori locali. Le economie africane sono mercati in cui tutto ciò che viene prodotto altrove viene venduto e tutto ciò che viene prodotto localmente sta lottando per trovare un acquirente.
Ovviamente, la svalutazione del franco CFA e l’appropriazione dei settori economici chiave (telecomunicazioni, acqua, elettricità, terre, porti, miniere, ecc) riducono questi “commercianti” al rango di “subappaltatori neri”. L’illusione dell’arricchimento personale e individuale in un’economia semi-coloniale riceverà un duro colpo con i fallimenti che renderanno l’economia informale il principale mezzo di sopravvivenza delle popolazioni.
Dalla critica alla corruzione al rifiuto del servilismo volontario
Ma è soprattutto con la diffusione di miliardi di franchi CFA per la corruzione dei politici che inizieranno a suonare la campana a morto della “governance” neo-coloniale. Persino alcune delle borghesie nazionali sentono sempre più il bisogno di sfuggire alla predazione del “cattivo governo” che arricchisce coloro che governano e i loro padroni imperialisti.
Più la crisi del capitalismo mondiale tende a ridurre i tassi di profitto, più i gruppi imperialisti spingono verso il massimo profitto. Ciò si riflette nell’esplosione esponenziale della corruzione nelle neo-colonie.
La consapevolezza che il “successo individuale” si esaurisca sotto i colpi della dura realtà dell’oppressione nazionale imperialista, fa si che una parte crescente della gioventù intellettuale si stia ribellando al malgoverno “neo-coloniale”. e si stia muovendo sempre più verso il patriottismo e l’azione collettiva.
Questa crescente consapevolezza sovranista, patriottica e anti-liberale, si manifesta in un contesto in cui i leader della sinistra rivoluzionaria storica si sono in gran parte screditati impegnandosi nella lotta per i posti nei governi neo coloniali. Queste organizzazioni storiche della sinistra hanno quasi tutte sperimentato divisioni tra gli opportunisti che partecipano ai poteri neocoloniali e i sostenitori della lotta di classe che sono rimasti fedeli agli ideali antimperialisti.
La seconda fase della liberazione nazionale in Africa si sta facendo strada sulla base dell’unione tra giovani ribelli e i rivoluzionari della sinistra storica, sullo sfondo di crescenti richieste popolari di appropriazione nazionale della ricchezza, Ridefinire il ruolo economico dello Stato come stratega dello sviluppo nazionale e dell’apertura economica nei confronti di quei paesi veramente emergenti che stanno minando la schiacciante egemonia predatoria dell’imperialismo occidentale francese, euro-africano e Usa-africano.