Land grab in Africa: le responsabilità dell’occidente ed il ruolo della Cina

di Andrea Genovali | da www.oltre-confine.it

land-grabIl land grab, vale a dire l’accaparramento di terre, è un fenomeno gravissimo che sta coinvolgendo massicciamente l’Africa. Larghe porzioni di terre africane vengono vendute a imprese straniere, multinazionali, governi, quasi sempre senza il coinvolgimento della popolazione che là risiede e con la complicità delle loro classi dirigenti.
 

Dal 2008 il land grab è aumentato del 100% e lo scoppio della crisi finanziaria mondiale ha attirato nel continente africano investitori che cercano sempre più terreni dove coltivare cibo per l’esportazione o per il biodiesel, solo per fare pochi esempi. Fra i pesi maggiormente investiti dal fenomeno il Mali (oggi al centro di un golpe militare), Sierra Leone, Madagascar, Tanzania… si pensi che solo nel 2009 l’Africa ha venduto o affittato 60 milioni di ettari con contratti che variano dai 20 ai 90 anni. E’ come dire che un territorio grande come la Francia sia stato ceduto a nazioni straniere e con esso anche la manodopera a bassissimo costo e ipersfruttata. Inoltre, i contratti africani sono infinitamente più iniqui anche rispetto a quelli latinoamericani di Brasile o Argentina. Infatti, nel continente africano si va dai 2 ai 10 dollari annui contro i 5 mila annui del Sud America.

Per molti media e opinion maker il problema dell’accaparramento delle terre è legato ai paesi emergenti che hanno la necessità di assicurarsi cibo a buon prezzo per soddisfare le esigenze delle loro popolazioni. Paesi arabi, asiatici sono i primi ad essere indicati come i soggetti principali di questo processo, in quanto permetterebbe loro di non aumentare le importazioni di cibo dall’estero ma di andare a produrselo da sole in Africa.
 

Indubbiamente il problema esiste, è reale e grave, ma non solamente a causa dei paesi arabi o asiatici. Infatti, recenti studi statunitensi, di una università californiana, hanno dato vita ad un rapporto nel quale vengono messe in evidenze le responsabilità gravissime della grande finanza internazionale occidentale. Attraverso gli hedge found e vari fondi pensione si è pensato bene di andare a comprare o prendere in affitto terreni agricoli africani. Ci si è spostati dai titoli ai terreni agricoli andando a creare nuove bolle speculative e ulteriore dissesto nei paesi sub-sahariani. Questi fondi, oltre a grandi banche internazionali divenute tristemente famose nei crack finanziari di oltre Atlantico di questi anni, sono in mano a anche a soggetti che dovrebbero fare ben altre cose che non gli speculatori come, ad esempio, le università statunitensi di Harward, Spelman o Vanderbilt. Questi fondi vanno ad accaparrarsi i terreni stipulando contratti iniqui che non tengono in minima considerazione le popolazioni, le loro necessità, la complessità delle relazioni sociali ed economiche di quei paesi…insomma se ne fregano di tutto pur di fare profitti. Con la complicità dei governi africani che vedono la possibilità di introitare denaro semi regalando le loro terre incolte. E così la sicurezza alimentare di quelle popolazioni viene così messa in una ulteriore drammatica insicurezza. E con le terre se ne vanno anche le biodiversità e il controllo sulle acque. “Effetti collaterali” di questo processo sono pure la scomparsa della pastorizia e delle colture tradizionali rimpiazzate da coltivazioni intensive per la produzione spesso di biocarburanti e non solo. E questo in un continente che soffre già di una drammatica mancanza di cibo. Fra le cause sottaciute della morte di milioni di esseri umani per fame in quel continente, sicuramente sono da annoverarsi le sovvenzioni statali, negate dal FMI, dal WTO e dalla banca Mondiale ai paesi africani, ma garantite e tutelate ai contadini statunitensi ed europei che rendono così non competitivi i prezzi dei prodotti africani sul mercato e insostenibili i costi per i contadini sub-sahariani che debbono abbandonare le campagne. Come dire: il libero mercato va bene quando sostiene gli interessi occidentali altrimenti si passa al sostegno statale però continuando a imporre le regole liberiste ai paesi africani. E quasi nessuno alza la sua voce contro questa aberrazione.
 

I media occidentali ovviamente tacciono queste responsabilità, e pure quelle dei vari emirati e staterelli autoritari e affamatori dei loro popoli nel golfo persico, ma amici fidati degli Usa, e che in Africa offrono il “meglio” di loro nella depredazione di terre e risorse. Quegli stessi media, invece, sono molto attivi nell’additare nella forte presenza cinese nel continente nero le responsabilità maggiori del fenomeno del land grab. Ma sarà davvero così?
 

Il governo cinese ha recentemente smentito seccamente che stia facendo incetta di terreni africani. E’ risaputa la scelta politica cinese che vede il raggiungimento dell’autosufficiente attraverso la produzione agricola interna, senza così dover ricorrere a importazioni o andare a coltivare terre fuori dal suo territorio. Ovviamente, si potrebbe legittimamente pensare che il governo cinese non ammetterebbe mai di fare land grab indiscriminato, anche se lo facesse realmente. Ma, a differenza degli altri stati, la Cina ha dalla sua i fatti concreti e le relazioni ottime con i governi e, soprattutto, con le popolazioni africane. Questi fatti parlano meglio delle parole e chiunque sia stato là o abbia un minimo di conoscenza delle cose d’Africa non potrà che averlo riscontrato.
 

La Cina è impegnata da anni nella costruzione di infrastrutture e nella formazione di personale africano per poter mettere concretamente in condizione i paesi di quel continente di poter diventare indipendenti dal ricorso al continuo e pernicioso know out esterno per poter portare avanti il processo di sviluppo dei loro territori. In campo agricolo, la Cina ha da tempo lanciato un appello all’aiuto concreto per uno sviluppo sostenibile in Africa e per questo fine sta mettendo a disposizione le proprie conoscenze per affrontare in maniera positiva problemi enormi come: la sicurezza alimentare, il cambiamento climatico e la capacità per i paesi africani di poter sfruttare le loro infinite riserve minerarie e energetiche senza rimanere, come oggi, solo esportatori di materiale grezzo a basso costo a vantaggio delle multinazionali e dei paesi imperialistici occidentali. E’ il tentativo di ridisegnare lo scacchiere mondiale facendo sì che stavolta l’Africa non sia solamente il magazzino dove andare a saccheggiare risorse petrolifere, energetiche e minerarie.
 

Sicuramente la Cina non è il paradiso in terra, ci mancherebbe e sarebbe stupido solo pensarlo, ma il suo approccio al continente africano è profondamente diverso da quello storicamente realizzato degli occidentali. La Cina si offre come partner paritaria con i paesi africani, ponendo in essere scambi equamente fruttiferi per entrambi i soggetti, e non solo accordi capestro e rapine rese legali dalla forza militare come quelli dell’imperialismo occidentale. Questa va sottolineata come una delle grandi novità per i popoli africani nelle relazioni con la Cina. Popoli che finora si erano visti solo come sfruttati, rapinati e spesso a combattere e morire in guerre per le risorse minerarie e petrolifere a vantaggio degli Usa, della Francia, dell’Inghilterra ecc., e gli unici africani che ci guadagnavano erano le élites, spesso autoritarie e dittatoriali, al
governo.
 

Oggi la presenza cinese, con le sue naturali contraddizioni, come è ovvio che sia, sta imprimendo una svolta profonda nel contesto economico e sociale africano. Una svolta positiva che vede, per la prima volta, anche le popolazioni africane coinvolte in un processo di trasformazione che migliora le loro vite. Una partecipazione che diventa tangibile con la costruzione di strade, aeroporti, porti, strutture sanitarie, infrastrutture, fabbriche, posti di lavoro, tutte cose che cambiano finalmente e realmente la vita delle persone e la configurazione dei paesi. Una concezione diversa degli scambi commerciali che hanno sullo sfondo anche un’idea solidaristica delle relazioni internazionali, non una semplice transizione merci/denaro.

Cose impensabili solo fino a pochi anni fa per i popoli dell’Africa.
 

Che sia anche questo uno dei motivi di così tanto profondo astio nei confronti dei cinesi?