I mercenari tornano nel Congo

mercenari congodi Carlos Lopes Pereira
da www.avante.pt

Traduzione di Marx21.it

Si registrano nuovi episodi di ingerenza degli Stati Uniti e del Belgio negli affari interni della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Il governo di questo paese respinge le interferenze e le pressioni, mettendo in guardia sulla presenza di mercenari stranieri nel suo territorio.

Il ministro congolese della Giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, ha chiesto all’ambasciata nordamericana a Kinshasa di “non sostituirsi ai tribunali” e di non interferire nel processo di reclutamento di mercenari stranieri, in particolare americani, nella provincia del Katanga, nel Sud del paese.

Al centro del caso c’è la detenzione, da parte dei servizi di sicurezza congolesi, di un cittadino statunitense, Darryl Lewis, catturato il 24 aprile, insieme a tre guardie del corpo, durante un comizio dei sostenitori di Moïse Katumbi, candidato dell’opposizione alle elezioni presidenziali previste per novembre di quest’anno. La manifestazione, a Lubumbashi, capitale del Katanga, è stata dispersa dalla polizia con il ricorso a granate di gas lacrimogeno.

Per le autorità giudiziarie congolesi, il citato cittadino nordamericano fa parte di una “rete collegata a una società con base in Virginia, negli Stati Uniti, che assicura il reclutamento di mercenari specializzati nella formazione, anche nell’uso di armi, di agenti di sicurezza e guardie del corpo”. Si aggiunga che Lewis ha ottenuto il visto di ingresso nella RDC dichiarandosi “esperto agrario”, e che già ha riconosciuto, dopo la sua detenzione, di avere dichiarato il falso, e di essere in verità un esperto in armamento e questioni della sicurezza. Ci sarebbero tra i 400 e i 600 mercenari, americani e sudafricani, a lavorare per Katumbi, in Katanga.

Secondo l’ambasciata degli USA a Kinshasa, che si dice “profondamente preoccupata” per l’accaduto, il proprio compatriota non era armato quando è stato arrestato e le affermazioni secondo cui sarebbe implicato in attività mercenarie sono false. Solo “lavora in un’impresa privata americana che fornisce servizi di consulenza a clienti in tutto il mondo”. E sarebbe un “consulente per la sicurezza” che si trovava a lavorare nella squadra di Moïse Katumbi.

Questo ricco uomo di affari, di 51 anni, presidente del popolare club di calcio TP Mazembe ed ex governatore del Katanga, fino a pochi mesi fa alleato del presidente Joseph Kabila, ha deciso alla fine del 2015 di rompere con il partito al potere e ha annunciato la sua candidatura a capo dello Stato.

In relazione all’accusa di reclutamento di mercenari stranieri, egli è stato già ascoltato dalle autorità giudiziarie, ha parlato di “manovre politiche” e, per cautela, ha chiesto a MONUSCO, la missione delle Nazioni Unite nella RDC, di assicurare la propria protezione, mentre ha suggerito un’indagine internazionale in merito al caso.

D’altra parte, si sa che il ministro belga degli Affari Esteri, Didier Reynders, ha telefonato al primo ministro congolese, Augustin Matata Ponyo, manifestando la sua “preoccupazione” per la sicurezza di Katumbi, il quale ha pure sollecitato “protezione” al Belgio. Nel Congo, ex colonia di quel paese, vivono alcune migliaia di espatriati belgi, che si dedicano ad affari vari, soprattutto a Kinshasa e Lubumbashi.

In difesa di Katumbi è intervenuta anche Human Rights Watch, un’organizzazione non governativa con sede a New York, “specializzata” nella denuncia delle violazioni dei diritti umani – in altri paesi e in generale in accordo con gli interessi occidentali. HRW assolve l’ex governatore katanghese e denuncia “manovre di intimidazione nei confronti di un candidato alla presidenza”.

Motivi di apprensione nella patria di Lumumba

Questo caso di reclutamento di mercenari ha ingredienti tali da causare apprensione ai congolesi e ai loro amici.

La Repubblica Democratica del Congo, uno dei maggiori paesi africani, con enormi ricchezze naturali, ha una storia di interventi stranieri, assassinii di dirigenti, colpi di Stato, regimi autoritari e conflitti armati.

Indipendente nel 1960, il Congo ha assistito mesi dopo alla secessione della ricca regione del Katanga, guidata da Tschombé e appoggiata dal colonialismo belga, successivamente schiacciata, e, all’inizio del 1961, al sequestro e all’assassinio, da parte di agenti dell’imperialismo nordamericano, del primo ministro Patrice Lumumba, leader politico progressista e oggi eroe della sua patria e di tutta l’Africa.

Tra il 1965 e il 1997, ribattezzato Zaire, il Congo ha vissuto la dittatura filo-occidentale di Mobutu. Il regime di Mobutu è stato rovesciato dal Laurent Desiré Kabila, che ha governato la RDC fino al 2001, quando è stato assassinato da una guardia del corpo e sostituito dal figlio, Joseph Kabila, l’attuale presidente, legittimato in seguito nelle elezioni.