da “Atlas Alternatif” | Traduzione a cura di Marx21.it
“La penetrazione statunitense nel cuore dell’Africa ha come scopo quello di destabilizzare la Repubblica Democratica del Congo e di mettere le mani sulle riserve di cobalto, tantalio e diamanti. Più precisamente, gli Stati Uniti si propongono di utilizzare la politica della terra bruciata creando una situazione di guerra in Congo in grado di liquidare tutti gli investitori cinesi. Sull’esempio del conflitto libico, dove i cinesi, quando sono ritornati dopo la caduta di Gheddafi, hanno trovato un governo fantoccio che vuole fare affari solo con i paesi occidentali che lo hanno portato al potere”.
In un articolo pubblicato in Congo Libre (LINK), il giornalista Nile Bowie spiega i giochi della nuova presenza militare in Uganda e le pressioni sull’Est del Congo. Secondo lui, il pretesto ufficiale per tale presenza, la lotta contro l’Esercito della Resistenza del Signore non regge alla prova dei fatti: il gruppo di fanatici, l’entità dei cui delitti potrebbe essere anche stata esagerata dalla stampa occidentale. Bowie fa giustamente osservare come è nata questa guerriglia, in seno ad un’etnia, gli Acholi, perseguitata sotto il regime del vecchio scagnozzo dei britannici Amin Dada per le sue simpatie per l’ex presidente socialista Milton Obote rovesciato nel 1971, e in seguito dal regime filo-occidentale di Museveni (che aveva anch’egli contribuito al rovesciamento di Obote).
“Il regime di Museveni ha deportato circa 1,5 milioni di Acholi e ucciso almeno 300.000 persone prendendo il potere nel 1986, secondo la Croce Rossa. Oltre ad essere stato accusato di utilizzare lo stupro come arma da guerra e di avere lasciato morire migliaia di persone in campi di internamento in condizioni insalubri, Museveni è stato accusato di terrorismo di stato contro il popolo Acholi in un rapporto di Amnesty International del 1992”, sottolinea Bowie.
Museveni, che è stato un alleato di peso per gli Stati Uniti nel portare al potere Kagame in Ruanda, rappresenta oggi una pedina importante per permettere a Washington di condurre una nuova guerra: quella dei minerali, condotta contro la Cina.
“Allo scopo di contrastare l’ascesa economica della Cina, spiega Bowie, Washington ha lanciato una crociata contro le restrizioni cinesi sulle esportazioni di minerali che sono componenti essenziali dei prodotti di consumo elettronici come gli schermi piatti, gli smart phones, le batterie dei portatili e una quantità di altri prodotti. In un libro bianco del 2010, la Commissione Europea parla del bisogno urgente di costituire riserve di tantalio, cobalto, niobio e tungsteno tra gli altri; anche il libro bianco del dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti del 2010 “Strategia per i minerali indispensabili agli Stati Uniti” ha riconosciuto l’importanza strategica di queste componenti essenziali. Guarda caso, l’esercito statunitense cerca oggi di aumentare la sua presenza nel paese che è considerato come il più ricco di materie prime, la Repubblica Democratica del Congo.” La Repubblica Democratica del Congo detiene più del 30% delle riserve mondiali di diamanti e l’80% del coltan, di cui la maggior parte viene esportata in Cina per farne polveri e filamenti di tantalio per l’industria elettronica.
Secondo Bowie, “l’intensificazione della presenza statunitense in Africa Centrale non è destinata solo a garantire il monopolio sulle riserve di petrolio nuovamente scoperte in Uganda; la legittimità di Museveni è riposta nel sostegno straniero e in un aiuto militare massiccio: le forze statunitensi sul terreno non hanno come missione quella di ottenere dei contratti lucrosi sul petrolio di Kampala. La penetrazione nel cuore dell’Africa ha come scopo quello di destabilizzare la Repubblica Democratica del Congo e di mettere le mani sulle riserve di cobalto, tantalio e diamanti. Più precisamente, gli Stati Uniti si propongono di utilizzare la politica della terra bruciata creando una situazione di guerra in Congo in grado di liquidare tutti gli investitori cinesi. Sull’esempio del conflitto libico, dove i cinesi, quando sono ritornati dopo la caduta di Gheddafi, hanno trovato un governo fantoccio che vuole fare affari solo con i paesi occidentali che lo hanno portato al potere”.
La tesi di Bowie sulla “sopravvalutazione” dei crimini dell’Esercito della Resistenza del Signore (LRA) è da prendere con prudenza, ma è chiaro che la propaganda anti-LRA (attorno a un video http://socialistworker.org/2012/03/12/left-out-of-the-kony-2012-video che chiede l’arresto del suo capo Joseph Kony per il rapimento di bambini) in questo momento è giudicata eccessiva dagli Acholi come ha rivelato un dispaccio di agenzia occidentale (http://www.liberation.fr/depeches/01012396922-ouganda-a-gulu-martyrisee-par-la-lra-la-video-sur-kony-ravive-de-douloureux-souvenirs). L’ONG Invisible Children che funge da spina dorsale di questa campagna è largamente sovvenzionata dai fondamentalisti cristiani americani. Essa chiede un coinvolgimento crescente di Washington fino all’arresto di Kony, non esita in una lettera a Obama del 7 marzo scorso a criticare il Congo che minimizzerebbe i crimini del LRA, ma non dice nulla sugli altri eserciti della regione, in particolare quelli alleati degli Stati Uniti, che impiegano anch’essi bambini soldati come il LRA. Così Invisible Children potrebbe essere una nuova cortina fumogena umanitaria e moralizzatrice destinata ad accecare (volontariamente o involontariamente) l’opinione pubblica occidentale nel momento in cui il Pentagono sta rafforzando la sua presenza militare, e mentre le multinazionali proseguono la loro guerra dei minerali (senza dimenticare la nuova colonizzazione di terre africane http://socialistworker.org/2010/09/07/new-african-land-grab, in Uganda come altrove, per i biocarburanti).