di Mahdi Darius Nazemroaya e Julien Teil | su www.globalresearch.ca
Introduzione di Cynthia McKinney | Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova
Introduzione: “Operazione Gladio”, allora ed oggi…
Comincerò con lo scandalo dell’Operazione Gladio che arrivò al suo apice con l’omicidio dell’ex Primo Ministro italiano, Aldo Moro, che nel giorno del suo rapimento aveva annunciato la formazione di un governo italiano di coalizione con l’inclusione del Partito comunista italiano.
Il leader del Partito della Democrazia Cristiana di quel tempo, Francesco Cossiga, ammette nel documentario della BBC del 1992 “Timewatch” sull’Operazione Gladio, che aveva scelto di “sacrificare” Moro “per il bene della Repubblica”. Non diversamente dagli omicidi mirati che attualmente vedono il governo degli Stati Uniti implicato in tutto il mondo, per cui qualcuno extragiudizialmente prende decisioni su chi può vivere e su chi deve morire.
Nel documentario in tre parti, Cossiga afferma che questa decisione lo aveva tanto sconvolto da fargli incanutire i capelli.
Operazione Gladio è una brutta storia di vita reale, della decisione del governo degli Stati Uniti di prendere a servizio membri degli apparati statali di sicurezza di vari paesi europei, e, in collaborazione con questi soci reclutati, seminare il terrore su cittadini innocenti facendo esplodere stazioni ferroviarie, sparando a clienti all’interno di negozi di alimentari, e persino uccidendo agenti di polizia, al fine di convincere le popolazioni in Europa a rinunciare ai propri diritti in cambio di misure di sicurezza e di una intensificazione dei poteri dello Stato.
Sì, l’Operazione Gladio, e l’Operazione Northwoods (un piano concepito nel 1962 da alti dirigenti del Ministero della Difesa degli Stati Uniti, firmato dal generale Lyman Lemnitzer, capo degli Stati Maggiori Riuniti, allo scopo di influenzare l’opinione pubblica statunitense ed indurla a sostenere un’aggressione militare contro il regime cubano di Fidel Castro), e la politica statunitense verso la Libia, sono tutte dimostrazioni che gli Stati Uniti sono disposti a creare…gruppi terroristici per giustificare una lotta contro il terrorismo!
Purtroppo, questo è diventato il modus operandi del nostro governo in Afghanistan e Pakistan, in Europa e in Africa. E il governo degli Stati Uniti, dopo l’11 settembre 2001, è diventato come un “laboratorio Gladio” di politiche statali che riducono a brandelli la carta costituzionale dei diritti dei cittadini degli Stati Uniti, dando in pasto menzogne all’opinione pubblica.
L’inizio della fine dell’Operazione Gladio si è verificato quando è venuta alla luce l’esistenza di questo programma statunitense. In maniera caratteristica, invece di bloccare tale follia, gli Europei si sono messi insieme nel creare molteplici altre “Operazioni Gladio”.
Collocata in questo contesto, la seconda puntata di una serie in quattro parti elaborata daMahdi Darius Nazemroaya rivela come la politica degli Stati Uniti in Libia si inserisca proprio in linea con le azioni degli Stati Uniti nel passato. A mio parere, la Libia non sarà l’ultima ubicazione per tali attività illegali, a meno che da parte nostra si riesca a porre un freno al nostro governo.
In collaborazione con il videografo francese Julien Teil, Nazemroaya intreccia lo scenario “incredibile-ma-vero” del finanziamento da parte degli Stati Uniti di supposti terroristi, ricercati dall’Interpol, che sono diventati i protagonisti principali nel genocidio messo in atto dalla NATO attualmente in Libia.
Cynthia McKinney, 1 ottobre 2011.
Cynthia McKinney è un ex membro del Congresso degli Stati Uniti, che ha rappresentato due diversi collegi elettorali federali della Georgia alla Camera dei Rappresentanti dal 1993 al 2003, e dal 2005 al 2007, come esponente del Partito Democratico.
Nel 2008 è stata anche candidata presidenziale del Partito dei Verdi degli Stati Uniti. Al Congresso ha fatto parte attiva della Commissione finanze e settore bancario, della Commissione sicurezza nazionale (in seguito ribattezzata Commissione Forze Armate degli Stati Uniti), e della Commissione affari esteri (in seguito ribattezzata Commissione relazioni internazionali).
Inoltre, ha prestato la sua collaborazione nella Sottocommissione relazioni internazionali degli Stati Uniti sulla gestione di operazioni internazionali e sui diritti umani.
McKinney ha guidato due missioni di inchiesta in Libia, e anche di recente ha concluso un tour nazionale di conferenze negli Stati Uniti, sponsorizzato dalla Coalizione “Answer”, sulla campagna di bombardamenti della Nato in Libia.
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Mahdi Darius Nazemroaya : Così ha inizio la prima parte www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26848 della serie in quattro articoli sulla questione libica:
“La guerra contro la Libia è costruita sull’inganno. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato due risoluzioni contro la Libia sulla base di accuse non comprovate, che Gheddafi stava uccidendo il suo popolo a Bengasi …”
Ordine dal caos?
Una replica del disordine e del pandemonio generato in Afghanistan è in cantiere per il continente africano.
Gli Stati Uniti, con l’aiuto della Gran Bretagna, del Pakistan e dell’Arabia Saudita, sono loro che hanno creato i brutali Talebani e poi sono arrivati a condurre una guerra contro questi stessi alleati Talebani!
Allo stesso modo, in tutta l’Africa, gli Stati Uniti e i loro alleati stanno creando una nuova serie di futuri nemici da combattere, comunque dopo aver inizialmente collaborato con loro o averli utilizzati per seminare i germi del caos in Africa.
In Africa, Washington ha letteralmente contribuito a finanziare insurrezioni, rivolte e progetti di cambiamento di regime. “Diritti umani” e “democratizzazione” sono stati utilizzati come una cortina fumogena per il colonialismo e le guerre.
Le cosiddette organizzazioni umanitarie e in favore dei diritti umani sono ormai partner in questo progetto imperialista rivolto contro l’Africa.
Francia ed Israele: Washington sta esternalizzando il suo sporco lavoro in Africa?
L’Africa è solo un fronte internazionale per un sistema imperiale in espansione. In questo senso, i meccanismi di un vero e proprio sistema imperiale globale sono già all’opera.
Washington sta agendo in Africa attraverso la NATO e i suoi alleati. Ognuno degli alleati e dei satelliti di Washington riveste un ruolo specifico da svolgere in questo sistema imperiale globale.
Tel Aviv ha svolto un ruolo decisamente attivo nel continente africano. Israele è stato uno dei principali sostenitori del Sud Africa durante il regime dell’apartheid.
Tel Aviv ha perfino favorito il contrabbando di armi verso il Sudan e nell’Africa orientale per balcanizzare quella nazione africana, giudicata troppo estesa, e quindi da smembrare, contribuendo così alla destabilizzazione dell’Africa orientale.
Gli Israeliani sono stati molto attivi in Kenya e in Uganda. Israele è stato presente ovunque ci fossero conflitti, compresi quelli relativi ai diamanti insanguinati.
Israele sta ora collaborando con Washington per affermare l’egemonia totale statunitense sul continente africano. Tel Aviv è attivamente coinvolto – attraverso i suoi legami commerciali e operazioni di spionaggio – nel garantire i contatti e gli accordi richiesti da Washington per l’estensione degli interessi statunitensi in Africa. Uno dei principali obiettivi di Washington è quello di interrompere lo sviluppo dell’influenza cinese in Africa.
Per di più, Israele e i centri di analisi geopolitiche israeliani hanno svolto un ruolo fondamentale nel plasmare il geo-stratagemma degli Stati Uniti in Africa.
D’altro canto, la Francia, come ex padrone coloniale e potenza in declino, tradizionalmente è stata una rivale e concorrente di Washington nel continente africano.
Con l’aumento in Africa dell’influenza di potenze non tradizionali, come la Repubblica popolare cinese, sia Washington che Parigi hanno considerato modalità di cooperazione.
Questo risulta evidente anche sul più vasto palcoscenico globale. Sia gli Stati Uniti che molte delle maggiori potenze dell’Unione europea considerano la Cina e le altre potenze emergenti nel mondo come una minaccia. Quindi, hanno deciso di porre fine alle loro rivalità e lavorare insieme. Così, si è sviluppato un accordo tra Washington e l’Unione europea, che ha portato ad alcune forme di integrazione politica.
Questo consenso può essere stato generato anche dalla crescente influenza degli Stati Uniti sulle capitali europee. In ogni caso, è stato potenziato a partire dall’inizio della presidenza di Nicolas Sarkozy nel 2007.
Il presidente Sarkozy non ha perso tempo nell’essere di impulso alla reintegrazione della struttura di comando militare francese in seno alla NATO. La conseguenza di questa azione ha procurato la subornazione dell’esercito francese al Pentagono.
Nel 1966, il presidente Charles de Gaulle aveva trascinato le forze francesi fuori dalla Nato e rimosso la Francia dalle strutture di comando militare della NATO, in modo da garantire e mantenere l’indipendenza francese. Nicolas Sarkozy ha invertito tutto questo. Nel 2009, Sarkozy ha ordinato che la Francia si ricongiungesse alla struttura di comando militare integrato della NATO. Inoltre, nel 2010, firmava un accordo per dare inizio all’amalgamazione fra le forze armate inglesi e francesi.
Nel continente africano, Parigi riveste un ruolo speciale o di nicchia nel sistema statunitense di impero globale. Questo ruolo è quello di gendarme regionale nel Nord Africa, nell’Africa occidentale, nell’Africacentrale, e in tutti i paesi ex colonie francesi.
Il ruolo speciale della Francia, in altre parole, è dovuto alla sua storia e all’attuale posizione della Francia in Africa, anche se in declino, in particolare nell’ambito della “Françafrique” (complesso delle relazioni della Francia nei confronti dei paesi africani e delle sue ex-colonie).
L’Unione del Mediterraneo, che Sarkozy ha lanciato ufficialmente, è un esempio di queste relazioni ed interessi francesi nel Nord Africa.
Per di più, la National Endowment for Democracy (NED) (organizzazione statunitense per la promozione della democrazia) ha collaborato con la sezione francese della Federazione Internazionale per i Diritti Umani (Fédération internationale des ligues des droits de l’Homme, FIDH). La FIDH è ben consolidata in Africa.
La NED ha essenzialmente esternalizzato alla FIDH il suo lavoro per manipolare e controllare i governi, i movimenti, le società e gli Stati dell’Africa.
È stata la FIDH e la affiliata libica della Lega per i diritti umani (LLHR) che hanno contribuito a orchestrare i vari pretesti per la guerra della Nato contro la Libia, con l’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, attraverso affermazioni ed accuse infondate e false.
La “National Endowment for Democracy” e le sue relazioni in Africa con l’International Federation of Human Rights (Federazione Internazionale per i Diritti Umani – FIDH)
In seguito all’elezione del 2007 di Nicolas Sarkozy alla presidenza della Repubblica francese, la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH), ha iniziato a sviluppare una vera e propria partnership con la National Endowment for Democracy (NED).
Entrambe le organizzazioni collaborano anche nell’ambito del Movimento Mondiale per la Democrazia. Carl Gershman, presidente della NED, nel dicembre 2009 si è recato in Francia per incontrare la dirigenza della FIDH allo scopo di approfondire la collaborazione tra le due organizzazioni e per discutere di Africa. [1] Ha anche incontrato persone che sono considerate facenti parte di gruppi di pressione in favore di Israele in Francia.
La collaborazione tra la FIDH e la NED ha per lo più come oggetto l’Africa e gli intrecci con il mondo arabo. Le operazioni frutto di questa collaborazione interessano una zona che comprende paesi come la Costa d’Avorio, il Niger, e la Repubblica Democratica del Congo.
Anche il Nord Africa, che comprende la Libia e l’Algeria, dove Washington, Parigi, e la NATO rivolgono chiaramente grandi ambizioni, costituisce per la FIDH un’area specifica di attenzione.
Inoltre, la FIDH, direttamente coinvolta nello scatenare la guerra contro la Libia, ha ricevuto finanziamenti diretti, sotto forma di donazioni, dal National Endowment for Democracy per i suoi programmi in Africa.
Nel 2010, una sovvenzione di 140.186 dollari ha costituito uno degli ultimi contributi erogati dalla NED alla FIDH per il suo lavoro in Africa. [2]
Da sottolineare come la NED sia stata anche uno dei primi firmatari, insieme con la Lega libica per i diritti umani (LLHR) e “U.N.Watch”, (organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti dell’uomo), della richiesta di un intervento internazionale contro la Jamahiriya araba libica. [3]
L’AFRICOM e il cammino verso la conquista dell’Africa, dopo l’11 settembre
Nel 2002, il Pentagono ha dato inizio ad importanti operazioni volte a controllare militarmente l’Africa.
Questo si è concretizzato con il piano “Pan-Sahel Initiative”, che è stato lanciato dal Comando europeo (EUCOM) e dal Comando centrale (CENTCOM) degli Stati Uniti. Sotto l’egida di questo progetto, l’esercito statunitense dovrebbe addestrare truppe del Mali, Ciad, Mauritania e Niger.
Tuttavia, i piani per mettere in atto la “Pan-Sahel Initiative” risalgono al 2001, quando effettivamente veniva avviata l’iniziativa per l’Africa dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001.
Con tutta evidenza, Washington stava pianificando in Africa azioni militari, che già comprendevano almeno tre paesi (Libia, Somalia e Sudan) identificati dal Pentagono e dalla Casa Bianca come bersagli nemici da aggredire, secondo il generale Wesley Clark.
Jacques Chirac, il presidente della Francia del momento, aveva cercato di opporre resistenza a questa pressione degli Stati Uniti, rinvigorendo il ruolo della Germania in Africa come mezzo per sostenere la Francia. Nel 2007, il vertice franco-africano apriva le sue porte alla partecipazione tedesca per la prima volta. [4]
Comunque, Angela Merkel aveva idee ben diverse rispetto alla direzione e alla posizione che la partnership franco-tedesca doveva assumere nei riguardi di Washington.
Dal 2001, l’impulso verso la creazione del Comando Africa (AFRICOM) degli Stati Uniti prendeva corpo. Però AFRICOM veniva ufficialmente autorizzato nel dicembre 2006 e la decisione di crearlo veniva annunciata alcuni mesi dopo, nel febbraio 2007.
È stato nel 2007 che AFRICOM si è costituito.
È importante notare che questo impulso aveva ricevuto anche l’incoraggiamento di Israele, a sostegno degli interessi di Israele in Africa. L’Istituto di Studi Superiori Strategici e Politici (IASPS), per esempio, è stata una delle organizzazioni israeliane che hanno sostenuto la creazione di AFRICOM.
Sulla base del piano “Pan-Sahel Initiative”, nel 2005 è stata avviata dal Pentagono la “Trans-Saharan Counterterrorism Initiative” (TSCTI) sotto il comando di CENTCOM (Comando centrale statunitense).
Mali, Ciad, Mauritania e Niger venivano allora raggiunti da Algeria, Mauritania, Marocco, Senegal, Nigeria e Tunisia nell’ambito della cooperazione militare africana con il Pentagono.
Più tardi, la “Trans-Saharan Counterterrorism Initiative” sarebbe stata trasferita sotto il comando di AFRICOM il 1 ° ottobre 2008, giorno in cui AFRICOM veniva attivato.
Sahel e Sahara: appare evidente che gli Stati Uniti stanno adottando i vecchi progetti coloniali della Francia in Africa
Per Washington e i suoi alleati, “combattere il terrorismo” e mettere in atto “missioni umanitarie” sono solo operazioni di facciata o cortine fumogene.
Mentre l’obiettivo dichiarato dal Pentagono è quello di combattere il terrorismo in Africa, gli obiettivi reali di Washington sono di dare una diversa strutturazione all’Africa e di ristabilire un ordine neo-coloniale.
A questo proposito, Washington ha effettivamente adottato i vecchi progetti coloniali della Francia in Africa. Ciò include anche l’iniziativa statunitense, inglese, italiana e francese di dividere la Libia dopo il 1943, e l’iniziativa unilaterale francese di ridisegnare il Nord Africa.
Secondo questo schema, gli Stati Uniti e le sue coorti progettano di scatenare in Nord Africa guerre etniche e odio settario tra i Berberi, gli Arabi, e le altre popolazioni.
La mappa utilizzata da Washington per combattere il terrorismo secondo la “Pan-Sahel Initiative” la dice lunga.
L’ambito o settore di attività dei terroristi, in base alla designazione di Washington, entro i confini di Algeria, Libia, Niger, Ciad, Mali e Mauritania, è molto simile al tracciato di linee di demarcazione o confini dell’entità coloniale territoriale che la Francia aveva tentato di sostenere in Africa nel 1957.
Parigi aveva previsto di supportare questa entità africana nel Sahara centrale occidentale come un dipartimento (provincia) direttamente collegato alla Francia, insieme all’Algeria costiera.
Questa entità coloniale francese nel Sahara veniva denominata “Organizzazione Comune delle Regioni del Sahara” (Organisation commune des regions sahariennes, OCRS ), e comprendeva i confini interni dei paesi del Sahel e del Sahara, Mali, Niger, Ciad e Algeria.
L’obiettivo francese era quello di riunire e vincolare strettamente tutti i territori di questi paesi, ricchi di risorse naturali, in un’unica entità centrale, l’OCR, sotto il controllo e lo sfruttamento della Francia.
Le risorse in questa area dell’Africa comprendono petrolio, gas e uranio. Eppure, i movimenti di resistenza in Africa, e in particolare la lotta degli Algerini per la loro indipendenza, hanno inferto a Parigi un duro colpo. La Francia ha dovuto rinunciare alle sue mire, e in conclusione sciogliere la OCR nel 1962, a causa dell’indipendenza algerina e delle prese di posizioni anti-colonialiste in Africa. A merito della spinte indipendentiste africane, la Francia è stata finalmente tagliata fuori in questo suo tentativo di assumere il controllo dell’entroterra sahariano.
Washington ha considerato bene questa zona ricca di fonti di energia e di risorse naturali, quando ha individuato le aree dell’Africa che hanno bisogno di essere purificate da presunte cellule e bande terroristiche.
L’Istituto francese per le relazioni internazionali (Institut français des relations internationals, IFRI), in un rapporto del marzo 2011, ha addirittura apertamente discusso di questo legame che mette in relazione attività terroristiche e zone ricche di fonti energetiche. [5]
È in questo contesto che la fusione di interessi delle corporation franco-tedesche e anglo-statunitensi ha consentito alla Francia di diventare parte integrante del sistema imperialista globale statunitense, visti gli interessi comuni.
a): “zona di rifugio sicuro per gli estremisti; non si possono tenere sotto controllo o pattugliare le zone di confine, data l’enorme estensione”; b): “organizzazioni terroristiche agiscono attraverso tutto il Sahel; c: “le aree interne sono troppo estese per fare rispettare le leggi”
Pays d’AOF: paesi dell’Africa occidentale francese
Pays d’AEF: paesi dell’Africa equatoriale francese
Limites de l’ORCS en 1958: delimitazione della zona di interesse dell’Organizzazione Comune delle Regioni del Sahara nel 1958
Cambio di regime in Libia e l’organizzazione “National Endowment for Democracy”: una commistione di terrorismo e diritti umani
Dal 2001, gli Stati Uniti si sono falsamente presentati come campioni contro il terrorismo.
La Trans-Saharan Counterterrorism Initiative (TSCTI), che ha spalancato le porte all’AFRICOM in Africa, veniva giustificata da Washington come indispensabile per combattere organizzazioni del terrore, come il Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (GSPC) in Algeria, e il Gruppo combattente islamico libico (LIFG) in Libia.
Tuttavia, Washington sta collaborando e utilizzando questi stessi gruppi in Libia, come soldati di fanteria e alleati, in aggiunta al Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia e ai Fratelli Musulmani. Per di più, molte delle personalità chiave libiche, membri della National Endowment for Democracy (NED), fanno parte di questi gruppi e hanno anche partecipato a conferenze e a piani prospettati da lungo tempo per dare impulso ad un cambiamento di regime in Libia.
Uno degli incontri importanti per stabilire la struttura di quello che sarebbe diventato l’attuale Consiglio di transizione in Libia ha avuto luogo nel 1994, quando il Centro per gli Studi Strategici e Internazionali (CSIS) ha organizzato una conferenza con Ashur Shamis e Aly (Ali) Abuzakuuk.
Il titolo della conferenza del 1994 era “La Libia del post-Gheddafi: prospettive e speranze.”
Nel 2005, un altro convegno con Ashur Shamis si sarebbe tenuto a Londra, capitale britannica, per consolidare l’idea di un cambiamento di regime in Libia. [6]
Allora, chi sono questi esponenti dell’opposizione libica?
Una serie di domande diventa di obbligo.
Il loro legame con Washington è nuovo o di vecchia data?
Chi li associa?
Inoltre, costoro hanno ricevuto sostegno da lungo tempo, o no?
Ashur Shamis è uno dei membri fondatori del Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia, che nel 1981 è stato istituito nel Sudan. È stato ricercato dall’Interpol e dalla polizia libica per anni. [7] Ahsur è anche indicato come colui che ha diretto, nell’ambito della National Endowment for Democracy, il Forum per lo Sviluppo umano e politico in Libia.
Egli è anche redattore della pagina web Akhbar, che è stata registrata sotto Akhbar Cultural Limited, vincolata alla NED.
Inoltre, ha partecipato di recente ad importanti riunioni per il cambio di regime a Tripoli. Queste includono la conferenza di Londra tenutasi alla Chatham House nel 2011, che ha discusso i piani NATO per l’invasione di Tripoli. [8]
Come Ashur, anche Aly Abuzaakouk è membro del Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia ed è vincolato alla National Endowment for Democracy. È stato uno dei partecipanti e relatori chiave alla tavola rotonda organizzata dalla NED per gli Awards della Democrazia del 2011. [9]
Come Ashur, anche lui è ricercato dall’Interpol e partecipa come direttore al Forum per lo Sviluppo umano e politico in Libia. [10]
Fra costoro possiamo annoverare anche Noman Benotman, ex leader e fondatore del Gruppo combattente islamico libico (LIFG) e terrorista ricercato. Egli si presenta come un ex terrorista. Molto opportunamente, Benotman ha lasciato il Gruppo combattente islamico libico a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001.
Benotman non è solo un dirigente del Forum per lo Sviluppo umano e politico in Libia, nell’ambito della National Endowment for Democracy (NED), è anche legato al network di informazioni di Al Jazeera.
Non solo questi tre signori hanno vissuto in Gran Bretagna senza problemi mentre erano ricercati dall’Interpol a causa del loro coinvolgimento con il terrorismo internazionale o, nel caso di Abuzaakouk, per crimini legati alla droga e alla falsificazione, ma hanno anche ricevuto sovvenzioni dagli Stati Uniti. Hanno ricevuto contributi dagli Stati Uniti, che formalizzavano la loro appartenenza a diverse organizzazioni sponsorizzate dalla NED, che avevano sostenuto l’agenda per un cambio di regime nella Jamahiriya araba libica. Questo programma di cambio di regime veniva anche sostenuto dal MI6 e dalla CIA.
Inoltre, i documenti legali che riguardavano questo soggetti registrati dalla NED sono stati deliberatamente e illegalmente contraffatti. La vera identità di un individuo chiave nella lista degli amministratori NED è stata nascosta. Così, sono stati compilati in modo fraudolento documenti con valore legale per nascondere l’identità di un individuo con lo pseudonimo di “Beata Wozniak.” Anche la data di nascita di Wozniak risulta ridicola, (01/01/001). Si tratta di una persona che ha fatto parte del consiglio di tutte queste organizzazioni della NED.
Nell’elenco risulta come dirigente e segretario di Akbar, Transparency Libia Limited, e membro del direttivo di diverse società britanniche.
La “Lunga Guerra” ha fatto il suo ingresso in Africa: la porta per l’Africa è stata aperta
Lo sbandieramento del terrorismo in Africa fa parte di una deliberata strategia usata dagli Stati Uniti e dai loro alleati, NATO compresa. La strategia consiste nell’“aprire la porta verso il continente africano”, attraverso l’espansione della cosiddetta “Guerra Globale contro il Terrorismo.” Quest’ultima fornisce un’ottima giustificazione per l’obiettivo degli Stati Uniti di ampliare la propria presenza militare sul continente africano. Inoltre ha costituito il pretesto per creare AFRICOM del Pentagono.
Il Comando Africa (AFRICOM) degli Stati Uniti è destinato a “gestire l’Africa” per conto di Washington. Il Comando rappresenta una versione africana della NATO con la mira di portare avanti l’occupazione dell’Africa.
A questo proposito, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno già fissato un budget per combattere le organizzazioni terroristiche, che loro stessi hanno creato e finanziato (sostenendole con aiuti militari e armi) attraverso tutta l’Africa, dalla Somalia, Sudan, Libia, e Mali alla Mauritania, Niger, Algeria e Nigeria.
I terroristi non solo combattono sul campo per conto degli Stati Uniti, ma perfino tengono contatti con Washington e agiscono come soggetti di punta attraverso cosiddette organizzazioni per i diritti umanitari, con mandato di “promuovere la democrazia”.
Sul terreno, questi stessi individui e organizzazioni vengono utilizzati per destabilizzare i loro rispettivi paesi. Inoltre, sono appoggiati anche a livello internazionale da Washington per operare attivamente verso cambi di regime e interventi militari, in nome dei diritti umani e della democrazia.
La Libia è un chiaro caso di cui al punto.
Mahdi Darius Nazemroaya è un sociologo e ricercatore associato del “Centre for Research on Globalization” di Montreal. È specialista di questioni che interessano il Medio Oriente e l’Asia Centrale. Per più di due mesi, durante il conflitto, ha soggiornato in Libia come inviato speciale per Flashpoints, una pubblicazione edita a Berkeley, California.
Nazemroaya ha elaborato questi articoli sulla Libia a complemento di discussioni con Cynthia McKinney mandate in onda su Freedom Now, uno show trasmesso da KPFK, Los Angeles, California.
Julien Teil è un videografo e produttore di film documentari di inchiesta dalla Francia. Anche Julien è stato di recente in Libia per circa un mese.
NOTE
[1] National Endowment for Democracy, “NED Strengths Democracy Ties with France,” March 16, 2010:
˂http://www.ned.org/for-reporters/ned-strengthens-democracy-ties-with-france˃
[2] National Endowment for Democracy, “Africa Regional,” August 2011:
˂http://www.ned.org/where-we-work/africa/africa-regional˃
[3] United Nations Watch et al., “Urgent Appeal to Stop Atrocities in Libya: Sent by 70 NGOs to the US, EU, and UN,” February 21, 2011:
˂http://www.unwatch.org/site/apps/nlnet/content2.aspx?c=bdKKISNqEmG&;b=1330815&ct=9135143˃
[4] Ministry of European and Foreign Affairs (France), “XXIVème sommet Afrique-France,” February 2007:
[5] Etienne de Durand, “Francs-tireurs et Centurions. Les ambiguïtés de l’héritage contre-insurrectionnel français,” Institut français des relations internationals, March 2011:
˂www.ifri.org/downloads/fs29dedurand.pdf˃
[6] The National Conference of the Libyan Opposition, “The National Accord: The National Conference of the Libyan Opposition, London, 26th June 2005,” 2005.
˂http://www.libya-nclo.com/English.aspx˃
[7] Interpol Wanted Notice for Ashour Al-Shamis :
˂http://www.interpol.int/Wanted-Persons/%28wanted_id%29/2001-50173˃
[8] Foreign and Commonwealth Office (U.K.), “Chatam House event: the future of Libya,” June 2011:
˂http://www.fco.gov.uk/en/global-issues/mena/libya/future-of-libya-chatham-house/˃
[9] National Democracy for Democracy, “2011 Democracy Award Biographies,” June 2011:
˂http://www.ned.org/events/democracy-award/2011-democracy-award/2011-democracy-award-biographies˃
[10] Interpol Wanted Notice for Ali Ramadan Abu Za Kouk:
˂http://www.interpol.int/Wanted-Persons/%28wanted_id%29/1985-1748˃