Brevi riflessioni sulla drammatica questione della R.D. del Congo

di Andrea Genovali, Dipartimento Esteri PdCI

congorepdemIn queste stesse ore in cui Israele sta massacrando il popolo palestinese in Africa c’è un altro massacro in atto ma che, ancor più negletto di quello israelo-palestinese, non ha neppure l’attenzione mediatica: il conflitto nella Repubblica Democratica del Congo. Per capirne le ragioni profonde, senza fermarsi alle comode ragioni di facciata che vedono nei conflitti etnici il loro status privilegiato, perché in fondo “quei negri si ammazzano fra di loro per futili motivi”, è necessario andare a scandagliare dietro le quinte. Il Congo è da sempre una miniera a cielo aperto di materiali preziosi. Un paese ricco di risorse naturali quali cobalto (essenziale per le industrie nucleari, chimiche, aerospaziali e della difesa), diamanti, stagno, oro, rame, petrolio, carbone, uranio e zinco, senza contare le immense risorse di legno che fanno tanto gola alle potenze imperialiste e alla multinazionali e sono proprio questi gli attori che stanno dietro ai massacri africani. L’inizio dello sfruttamento imperialistico del paese inizia, se possiamo indicare una data con tutte le difficoltà di porre un punto all’inizio di questa barbarie, con il trattato di Berlino nel 1878, quando le potenze occidentali “regalarono” il Congo al re Leopoldo II del Belgio che ne fece il proprio personale forziere.

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