di Maria Morigi
Pechino ribatte alle accuse (continuazione degli interventi tratti dalla X conferenza stampa della regione autonoma dello Xinjiang Uygur, Pechino 06/06/2021. Vedi qui la prima parte).
Come già scritto nella I parte, gli interventi di relatori e testimoni – confermati da video esplicativi e dati statistici aggiornati – sono incentrati su due linee portanti: 1- I Diritti del lavoro e interessi di tutti i gruppi etnici dello Xinjiang sono garantiti in conformità con la Costituzione e le leggi sul Lavoro; 2- Il Governo sorveglia e facilita i processi decisionali e i percorsi lavorativi nel pieno interesse dell’efficienza del sistema e a vantaggio della collettività.
Ildos Murat, vicepresidente della Federazione dei sindacati nella regione Xinjiang Uygur : “La Federazione dei sindacati è un’organizzazione che rappresenta i dipendenti di tutti i gruppi etnici nello Xinjiang e ne salvaguarda i legittimi diritti e interessi. Svolgiamo il nostro dovere concentrandoci su: retribuzione del lavoro, orario, riposo, ferie, pensione, infortuni sul lavoro, cure mediche, richieste di assicurazione contro la disoccupazione. Attualmente, il distretto ha costituito 32.500 organizzazioni sindacali di base, che coprono 91.500 unità, con 4.366.700 iscritti al sindacato. Abbiamo creato quasi 100 stazioni di servizio per i dipendenti, fornendo consulenza legale gratuita e assistenza ai dipendenti di tutti i gruppi etnici. In collaborazione con il Dipartimento giudiziario e l’Associazione degli avvocati dello Xinjiang è stato fondato un gruppo di avvocati volontariper divulgare il programma “Apprendimento delle leggi sul posto di lavoro” che è entrato in più di 3.000 imprese e laboratori. Abbiamo effettuato più di 10.000 attività di servizi legali di assistenza pubblica per i lavoratori migranti attraverso il programma “Rispetta le leggi, unisciti per costruire i sogni“, impartendo ai lavoratori la conoscenza di tutti i loro diritti”.
La consultazione collettiva e il funzionamento democratico del Congresso dei Lavoratori hanno contribuito a salvaguardare i legittimi diritti e interessi dei dipendenti. I risultati dimostrano che sono stati sollevati 84.000 dipendenti bisognosi. Oltre a ciò i costumi e le abitudini dei dipendenti delle varie etnie sono rispettati pienamente (le imprese sono tenute a fornire ai dipendenti musulmani un catering halal e a migliorare la vita dei dipendenti con l’acquisto, ad esempio, di attrezzature da basket, ping pong, calcio, l’organizzazione di serate culturali, incontri sociali, cene, festival e seminari).
Intervento di Nurai Yunus, vicepresidente dell’ Associazione dell’industria e del commercio nella regione autonoma di Xinjiang Uygur, sulle imprese private: “Supportate dallo Stato e dalla Regione autonoma, le imprese private nello Xinjiang crescono e si sviluppano. L’economia privata svolge un ruolo importante nella promozione economica e nell’espansione dell’occupazione. Attualmente, il settore privato è il motore economico più dinamico e promettente, coinvolgendo immobiliare, edilizia, tessile, prodotti e sottoprodotti agricoli, prodotti petrolchimici, servizi di ristorazione, foreste ecc.. Alla fine di febbraio 2021, il numero totale di entità di mercato registrate nello Xinjiang ha superato i 2 milioni, di cui 356.800 sono imprese private che hanno assunto responsabilità sociali e creato un gran numero di posti di lavoro (nel 2020, le piccole, medie e micro imprese private registrano 179.500 posti di lavoro, pari al 90% dei nuovi posti). Le imprese private proteggono i diritti e gli interessi legittimi dei dipendenti, rispettano rigorosamente il Diritto del lavoro della RPC, leggi e regolamenti … E’ stato migliorato il meccanismo di negoziazione tripartita tra rappresentanti del governo, dei sindacati e delle organizzazioni delle imprese ... Negli ultimi anni, l’associazione dell’industria e del commercio, coordinandosi con i dipartimenti competenti, ha istituito un sistema di monitoraggio dinamico per cui vengono condotte regolari attività di vigilanza e indagine sulle imprese e sui dipendenti. L’indagine mostra che il settore privato ha contribuito a costruire relazioni armoniose e salvaguardare diritti e interessi dei lavoratori. Non si riscontra nemmeno un caso di dipendente di minoranza costretto a lavorare, né limitazioni di movimento, né limitazioni per religione e cultura.”
Intervento di Liu Qingjiang, vice presidente dell’Associazione dell’Industria Tessile della Regione Autonoma Uygur Xinjiang. Negli ultimi anni, l’industria tessile e dell’abbigliamento del cotone si è sviluppata rapidamente guidando la crescita economica. Nella filatura e in settori collegati di lavorazione e produzione, le aziende hanno introdotto attrezzature avanzate e dispositivi automatici. Afferma Liu Qingjiang: “Le officine di produzione intelligenti sono il top dell’industria tessile domestica. Il reclutamento indipendente aperto è la pratica abituale: i dipendenti ottengono i posti tramite job fair, reclutamento online o consigli di conoscenti. Tutti i candidati sono trattati allo stesso modo, nessuna discriminazione è consentita. Seguendo il principio di rapporti di lavoro amichevoli e regole eque, i negozi tessili firmano contratti legalmente vincolanti su base volontaria (del dipendente) con la descrizione del lavoro, le condizioni, la retribuzione, l’assicurazione sociale, il riposo ecc.”. Nel 2019, Akzo Huafu Mélange Co., Ltd. nel “Progetto di integrazione del lavoro sociale” (SLCP) promosso da marchi internazionali e organizzazioni non governative, ha ottenuto una valutazione di accuratezza del 96,9%, indicando che l’azienda soddisfa gli standard e i requisiti delle condizioni di lavoro. Eppure quest’anno, i membri della Better Cotton Association (BCI), tra cui H&M, Nike e Adidas, sono stati criticati e boicottati per le calunnie lanciate sul cotone dello Xinjiang. Tale mossa dimostra che la disinformazione è controproducente, poiché l’ufficio BCI di Shanghai ha rilasciato due dichiarazioni chiarendo di non aver mai individuato il cosiddetto “lavoro forzato” nello Xinjiang e la sua sede si terrà in contatto con i partner dello Xinjiang per future collaborazioni. Skechers, marchio americano di sport per il tempo libero, ha annunciato che un’indagine indipendente ha dimostrato l’inesistenza del “lavoro forzato” nei fornitori dello Xinjiang.
Intervento di Pan Cunxiang, segretario generale dell’Associazione dell’industria dei metalli non ferrosi nella regione autonoma dello Xinjiang Uygur, presenta il funzionamento dell’industria fotovoltaica. Spiega che, all’inizio del 2021, le organizzazioni internazionali del settore dell’energia solare e gli istituti di ricerca contrari alla Cina si sono alleati – nella denuncia di lavoro forzato – prendendo di mira l’industria fotovoltaica dello Xinjiang. Lo stesso trucco usato per attaccare l’industria del cotone, nel tentativo di frenare lo sviluppo ed ostacolare l’impegno della Cina nella catena globale per un’ecologia sostenibile.
Pan Cunxiang afferma: “l’Associazione dell’industria dei metalli non ferrosi, il ramo dell’industria del silicio e tutte le società affiliate hanno protestato ufficialmente contro le accuse occidentali. La produzione di polisilicio non è un’industria ad alta intensità di lavoro, ma un’industria tecnologica ad alta intensità di capitale. Le imprese di polisilicio dello Xinjiang hanno raggiunto il livello internazionale di prima classe e, con l’applicazione della tecnologia 5G, un alto grado di automazione e digitalizzazione. Il “nervo centrale” dell’intera produzione è la sala di controllo, dove l’operatore principale controlla a distanza le valvole e altri dispositivi tramite mouse e tastiera. Chiunque abbia visitato la fabbrica saprà che è altamente automatizzata e intelligente, pulita e ordinata, la giornata lavorativa consta di otto ore… e il cosiddetto lavoro forzato è totalmente una sciocchezza. Di recente, nello Xinjiang si è tenuto il Forum nazionale per lo sviluppo dell’industria del silicio policristallino. Alcuni giornalisti hanno intervistato sul posto il personale di alcune basi di produzione per scoprire che non c’era traccia di “coercizione”. Erano tutte fabbriche moderne con un alto grado di automazione e digitalizzazione, legalmente registrate e operanti in conformità con la legge. Hanno sempre adempiuto alle responsabilità sociali, rispettando il codice etico degli affari e garantendo la non discriminazione dei dipendenti delle minoranze etniche.”
Le forze anti-cinesi, con ogni evidenza, non solo violano le regole del commercio internazionale e i principi dell’economia di mercato, ma minano le catene industriali e di approvvigionamento globali, gli interessi delle imprese e dei consumatori di tutti i paesi. Volere “l’estinzione” dell’industria fotovoltaica nello Xinjiang, significa andare contro gli interessi globali. Dato che le energie rinnovabili sono diventate il fulcro dello sviluppo di tutti i paesi del mondo che stanno intensificando i loro impegni sul clima, servirebbe cooperazione piuttosto che diffamazione.
Arkin Shamshaq professore associato e vice preside della Facoltà di giurisprudenza dell’Università dello Xinjiang, afferma che il lavoro forzato non esiste e non può esistere nello Xinjiang, perché in Cina, la Costituzione e le leggi su lavoro e protezione dei diritti (anche delle donne e dei disabili) forniscono un’importante base giuridica per garantire pari diritti occupazionali. Il diritto del lavoratore di scegliere il proprio lavoro è l’incarnazione legale della personalità indipendente e del libero arbitrio del lavoratore. Secondo il Diritto penale della Repubblica popolare cinese le violazioni del diritto del contratto di lavoro o gli atti illegali (violenza, minaccia o restrizione illecita della libertà personale, insulti, punizioni corporali, percosse, perquisizioni e sequestri illegali, ecc.) sono puniti per legge; e se il caso costituisce un reato, l’autore del reato è indagato per responsabilità penale.
Questa la trascrizione dell’intervento del prof. Shamshaq: “Fulcro del sistema è il diritto alla retribuzione: un diritto umano fondamentale, non solo garanzia di vita per i lavoratori e le loro famiglie, ma anche riconoscimento e valutazione del lavoro svolto, “oggetto chiave” tutelato dalla Costituzione, dalle Leggi sul Lavoro, dalle Leggi sul Contratto di Lavoro e dal Diritto Penale. I lavoratori di tutti i gruppi etnici hanno il diritto di ottenere la loro paga e, se i datori di lavoro violano gli obblighi, gli operai hanno il diritto di denunciare presso l’ufficio associato. Infine i costumi, le credenze religiose e le lingue di tutte le etnie sono protetti da leggi e regolamenti sull’autonomia etnica regionale che lo Xinjiang applica rigorosamente . Pur promuovendo la lingua e i caratteri comuni nazionali, rispettiamo e garantiamo pienamente i diritti dei lavoratori delle minoranze di utilizzare lingua e caratteri propri, e gli operatori possono scegliere quale lingua utilizzare per la comunicazione”.
Come ultimo argomento illustro il trasferimento di posti di lavoro in altre regioni con l’obiettivo di risolvere la povertà di interi nuclei familiari e fornire un reddito stabile ad almeno uno dei membri. Questa politica è chiamata “sostegno al trasferimento dell’occupazione“, misura importante realizzata da agenzie del Servizio Pubblico per l’Impiego che, fornendo informazioni sulle esigenze lavorative in altre regioni della Cina, collega efficacemente i bisogni dei poveri dello Xinjiang con le offerte di lavoro “esterne”. Gli iscritti (volontari) possono accettare lavori nella produzione di scarpe e cappelli o nell’elettronica, ma sono stati implementati anche percorsi di base per agricoltori, con un’assistenza che viene fornita soprattutto per superare le barriere linguistiche. Competenze, tecnologia, cultura svolgono un ruolo fondamentale negli scambi tra nazionalità e nell’ eliminazione della povertà. I risultati sono buoni, tanto che alcuni di coloro che hanno accettato lavori in altre regioni sono tornati a casa in Xinjiang, diventando la spina dorsale del personale tecnico nelle imprese locali in un clima di fiducia e nuova serenità della loro famiglia.