João Amazonas, la strategia e la tattica di un partito rivoluzionario

di José Reinaldo Carvalho* | traduzione a cura della redazione di Marx21.it

 

amazonas heroiIl 1° gennaio 2012 abbiamo celebrato il centenario della nascita di João Amazonas. Il João, come lo chiamavamo, ha avviato il processo di rifondazione del Partito Comunista del Brasile, nel 1962, quando fu attaccato da un’ondata revisionista e liquidazionista che ebbe origine dal XX Congresso del Partito comunista dell’Unione Sovietica, nel 1956.

La rottura con il revisionismo aveva anche ragioni interne legate alla tattica e strategia rivoluzionaria brasiliana e alla costruzione del partito. Amazonas si ribellò contro un gruppo riformista e opportunista, che tentò di dissolvere il partito in un movimento a sostegno del governo di Juscelino Kubitschek, sotto l’egida del “nazional-sviluppismo”. Questo gruppo strappò il programma del IV Congresso del 1954, che sebbene avesse limiti politici e ideologici, era rivoluzionario nella sua essenza. Esso fu sostituito con la Dichiarazione del marzo 1958, che entrò nella storia del movimento comunista brasiliano come il documento fondante del revisionismo moderno e dell’opportunismo di destra.

È istruttivo leggere la polemica che uno dei compagni di João Amazonas nel gruppo dirigente, il compagno Mauricio Grabois, sostenne con i firmatari della Dichiarazione del marzo 1958. Il dibattito fu feroce, soprattutto quando si avvicinava il V Congresso (1960), in cui si consumò la scissione all’interno del partito e che portò alla nascita di due partiti comunisti nel paese: il PCB e PCdoB.

Amazonas è stato il capo ideologico e politico della riorganizzazione rivoluzionaria del PCdoB. Sotto la sua direzione i comunisti hanno attraversato il periodo più difficile della vita del partito, la dittatura militare (1964-1985), nella più stretta clandestinità; conducemmo una lotta armata in Araguaia, episodio in cui si distinsero per eroismo i nostri giovani. La Guerriglia dell’Araguaia è irripetibile, un movimento condizionato dalle difficoltà dell’epoca, dove si commisero anche degli errori politici, ideologici, organizzativi e militari, errori che non sono né devono essere tabù nelle file del partito, anche perché furono già analizzati nel VI Congresso nel 1983.

Amazonas visse intensamente e affrontò il periodo controrivoluzionario di liquidazione del socialismo in URSS e nei paesi dell’Est europeo, alla fine degli anni ’80 e all’inizio dei ’90. Ha aiutato il partito di trarre lezione da quella svolta storica, che segnò l’esistenza di una crisi nella teoria e nella pratica del movimento rivoluzionario e comunista. Diresse una autocritica antidogmatica, a partire dall’VIII Congresso (1992), senza cedere al richiamo della sirena dell’opportunismo di destra nè del liquidazionismo.

 

L’imperialismo e le classi dominanti

 

Il compagno João ha diretto l’elaborazione di una strategia rivoluzionaria basata sui principi del marxismo-leninismo, e una tattica ampia, combattiva e flessibile. Egli ci ha insegnato che il partito deve radicarsi tra le masse, inserirsi nel corso politico, affrontare le grandi e piccole battaglie politiche di tutti i giorni e costruire una forza rivoluzionaria.

 

I principi di strategia e tattica che il partito ha sviluppato sotto la guida di João Amazonas partono da un’analisi dell’evoluzione storica di un paese che, sottoposto alla dipendenza esterna e al regime delle le classi dominanti reazionarie, non aveva alcuna prospettiva per lo sviluppo sovrano del Brasile o per aprire il cammino al socialismo. Nella sua visione, lo sviluppo capitalistico in Brasile è prevalentemente dipendente, fondato su una struttura che si basa sul monopolio della terra e sulla subordinazione agli interessi del capitale monopolistico internazionale.

Amazonas ha avuto una visione acuta sulle classi dominanti brasiliane, che nella loro maggioranza rappresentano il socio di minoranza degli imperialisti, a scapito del progresso e della sovranità nazionale. Anche l’avanzata del capitalismo fondiario, presentata come un segnale delle potenzialità dello sviluppo nazionale, è stato visto dal leader comunista come un fenomeno sociale e nazionale deleterio, perché orienta la produzione agricola al mercato estero, controllato dai monopolisti stranieri.

Nella visione di Amazonas, lo sviluppo capitalistico dipendente si è ulteriormente aggravato nella fase aperta con l’economia globale. Il vecchio comunista comprese che la concentrazione del capitale e della produzione creava una situazione di maggiore dipendenza dei paesi in via di sviluppo, ora chiamati emergenti. Sottolineò come tendenza malsana e dannosa per lo sviluppo nazionale che l’economia del paese fosse complementare ai paesi ricchi, nel quadro della globalizzazione e del neoliberismo, e il fatto che le politiche economiche e finanziarie, chiamate macroeconomiche, rendessero subalterno il sistema finanziario del paese.

Con un elevato livello di comprensione del processo storico, non separava il momento particolarmente difficile affrontato dal Brasile sotto la guida del gruppo neoliberale che assalì il potere nazionale, prima con Collor de Mello e in seguito con Fernando Henrique Cardoso, dalla direzione del Paese determinata dalle classi dominanti e dal carattere dello Stato.

João fece un’analisi spietata su queste classi. Durante la stesura del Programma Socialista approvato dalla Conferenza Nazionale del 1995 e ratificato nel IX Congresso (1997), affermò: “Lo sviluppo deformato dell’economia nazionale, l’arretratezza, la subordinazione ai monopoli stranieri e, di conseguenza, la crisi economica, politica e sociale più profonde sono il risultato inevitabile della direzione e del governo del paese da parte delle classi dominanti conservatrici. Esse sono costituite dai grandi proprietari terrieri, dai gruppi monopolistici della borghesia, dai banchieri e dagli speculatori finanziari, e da quelli che dominano i mezzi di comunicazione di massa, i quali tutti insieme sono i diretti responsabili della grave situazione che vive il paese. Gradualmente, si sono separati dalla nazione e si sono uniti agli oppressori e predatori stranieri. Le istituzioni che rappresentano sono diventate obsolete e inutili alla normale gestione della vita politica. Accentrano sempre più il potere, limitando l’attività democratica delle correnti progressiste. La modernizzazione che predicano non esclude, ma presuppone, il mantenimento del sistema dipendente intorno al quale è stato costruita la struttura del loro dominio”.

 

La dura lotta di classe, il cammino

Percependo che la lotta democratica e patriottica per lo sviluppo, la sovranità nazionale, in difesa della nazione minacciata dalla voragine neoliberista, era in fondo un aspetto della lotta di classe, inseparabile dalla lotta per il socialismo nella fase peculiare che il Brasile viveva, Amazonas era tassativo nelle sue conclusioni circa l’evoluzione di questa lotta. Nello stesso documento, il Programma Socialista, affermò: “Queste classi non possono modificare il quadro della situazione del capitalismo dipendente e deformato. Sotto la direzione della borghesia e dei suoi partner, il Brasile non ha la possibilità di costruire un’economia propria, di ottenere il progresso politico, sociale e culturale, caratteristiche di un paese veramente indipendente. Nel bivio storico che ha di fronte a sè il Brasile, solamente il socialismo scientifico, basandosi sulla classe operaia, sui lavoratori della città e della campagna, e sui settori progressisti della società, può aprire un nuovo cammino per l’indipendenza, la libertà, il progresso, la cultura e il benessere del popolo, per un futuro promettente per il nostro Paese”.

Non erano formulazioni astratte, vuota o delirante propaganda, principi generali lontani dalla realtà o trasformati in dogmi. Basandosi sul marxismo-leninismo e su una interpretazione scientifica della evoluzione storica del Brasile, della sua formazione complessa e delle sue peculiarità nazionali, Amazonas aveva ben presente che la lotta per il socialismo nel paese non è un processo rettilineo. Nel condurre questa lotta, i comunisti – raccomandava – dovrebbero tener conto di queste peculiarità, così come la correlazione di forze strategiche a livello globale. I processi interni ed esterni fanno sì che la lotta per il socialismo passi attraverso diverse tappe.

Avendo vissuto intensamente il periodo del rovesciamento finale del socialismo in URSS e nell’Est europeo, comprese la trasformazione reazionaria che questa controrivoluzione rappresentò e le conseguenze che comportava allo sviluppo della lotta del popolo. Cominciamo a vivere – diceva – un periodo di ritirata strategica, che richiede l’acutezza delle forze progressive nel risolvere i nuovi problemi.

Nel 1992, quando la regola generale era il liquidazionismo, Amazonas fu fermo nel difendere i principi del socialismo scientifico, del marxismo-leninismo e della costruzione del socialismo, in particolare dell’esperienza della costruzione del socialismo in URSS, nonostante i gravi errori commessi . Prendendo lezioni dalla sconfitta, affermò: “Sebbene nelle sue linee guida il socialismo scientifico sia identico in tutti i paesi, la sua attuazione in ciascun luogo richiede un’analisi delle condizioni particolari locali, nazionali. Queste particolarità danno la propria forma al sistema avanzato che sostituisce il capitalismo. Il modello unico di socialismo è anti-scientifico”.

Per comprendere che la lotta per il socialismo ha molto a che fare con la realtà brasiliana ed è una lotta attuale, non una prospettiva lontana, inaccessibile, ma il bisogno di uno sviluppo storico reale, il compagno João Amazonas ha dato importanti indicazioni strategiche e tattiche, sostanziati nel capitolo intitolato Il cammino per raggiungere il socialismo del già citato Programma del Partito.

Per Amazonas, la conquista del socialismo è un cammino di “dura lotta” con “le classi retrograde che dominano il paese”. Egli identificava queste classi con le “forze poderose che non cederanno facilmente le posizioni che detengono”. Sempre con il riferimento teorico del materialismo storico, affermò: “La macchina statale è nelle loro mani. Usano l’inganno e le promesse mai rispettate, il monopolio dei media, ricorrono all’arbitrio, al fascismo, non esitano a unirsi agli interventisti stranieri per cercare di contenere e schiacciare il movimento progressista. Tutti coloro che vogliono una patria libera e sovrana, che vogliono progressi continui sul terreno politico, economico, sociale e culturale si troveranno ad affrontare in modo deciso e costante le forze nemiche”.

 

Una molteplicità di battaglie

Questa idea ha guidato il suo pensiero tattico e strategico. Perciò, considerava che la strada verso il socialismo passa “per la realizzazione di numerose battaglie su diversi livelli con un’ampia partecipazione popolare”. Riaffermava in ogni momento che la lotta per il socialismo non può limitarsi alla propaganda rivoluzionaria, il partito è essenziale per agire nel campo politico reale, per essere presenti nelle piccole e grandi battaglie del popolo.

La comprensione della realtà brasiliana e dei problemi strutturali del paese è stata cruciale per la definizione dei principali obiettivi strategici e tattici in una determinata fase della lotta del popolo brasiliano e dell’attività dei comunisti. “Particolarmente importante nella mobilitazione delle masse, cercando di isolare e neutralizzare il nemico, è l’impostazione di obiettivi specifici a un livello superiore”, diceva. E aggiungeva: “In questo senso, assume un’importanza fondamentale per la difesa della sovranità e dell’indipendenza nazionale, la necessità di democratizzazione ampia e profonda della vita del paese; le istanze di una questione sociale che si aggrava costantemente. Sono obiettivi legati alla questione del potere, al fine di far uscire il Brasile dall’arretratezza e dalla povertà, garantire la libertà per il popolo, affermare l’identità nazionale. Questa lotta non è solo aspetto tattico. Continuerà per un lungo periodo e terminerà solamente con la vittoria definitiva delle forze progressiste. Le classi dominanti non hanno alternative. Insistono fino alla fine nelle politiche di dipendenza, anti-nazionali, persistono nella via antisociale e antidemocratica”.

Questo era il nucleo del pensiero tattico e strategico del vecchio João, che a tempo debito il partito ha adottato come pensiero programmatico collettivo. Così il partito non si perde negli incroci complessi che deve attraversare. Questo nucleo di idee guida il nostro lavoro nel campo elettorale, parlamentare, nell’esercizio delle funzioni di governo a diversi livelli, nella lotta di massa, nella politica delle alleanze ampia e flessibile, nella saggia conduzione tattica in ogni particolare momento dello sviluppo politico del paese, nella lotta teorica e ideologica. E infine, questo pensiero, la chiave per comprendere il ruolo dell’accumulazione delle forze nel processo rivoluzionario: “Tutto il processo politico e organizzativo, legato al cammino verso il socialismo – ha detto Amazonas – mira ad accumulare le forze, guadagnare prestigio e influenza in in seno al popolo. La conquista del socialismo è il lavoro delle grandi masse dei lavoratori in generale, sotto la guida del Partito comunista, richiede, allo stato attuale, di creare un fronte nazionale forte, unendo partiti, personalità politiche democratiche, organizzazioni di massa, e i difensori della sovranità nazionale, un fronte determinato a rovesciare le classi reazionarie e realizzare le trasformazioni di cui il Brasile ha bisogno”.

 

Un pensiero in evoluzione

Il pensiero tattico e strategico del Partito comunista del Brasile ha preso forma nel tempo. Una visione ampia e flessibile, e allo stesso tempo forte e combattiva, di accumulazione delle forze, si è sviluppata attraverso una serie di battaglie concrete.

Nella lotta contro la dittatura, nella VI Conferenza nazionale (1966), che si tenne in assoluta clandestinità, il PCdoB formulò l’idea della “unione di brasiliani per liberare il paese dalla crisi, dalla dittatura e dall’imperialismo”. Quando la dittatura militare assunse apertamente un carattere fascista e scelse il terrorismo di Stato come metodo di guerra contro il popolo, i comunisti presero le armi nel movimento Guerrilla di Araguaia, mantenendo la prospettiva di una lotta politica e di massa. Le dichiarazioni delle Forze della Guerriglia dell’Araguaia, la Lettera a un membro del Congresso, inviata dal comando della guerriglia, la piattaforma dell’Unione per la Libertà e per i Diritti del popolo povero dell’interno, indicavano la prospettiva politica e la lotta di massa dei comunisti in quel momento drammatico .

Durante la dittatura militare, che fu la notte dei tempi per il nostro Paese, sotto il tallone dei generali fascisti, dei torturatori, degli oppressori e della borghesia compradora, i comunisti apertamente o clandestinamente, in prima persona o mimetizzati, mai sono fuggiti dagli scontri politici nè hanno smesso di essere tatticamente flessibili. Anche al culmine del regime autoritario, sotto la presidenza del generale Geisel, boia di Lapa, sotto il cui governo erano comuni le torture e l’assassinio degli oppositori, il partito ha aperto la via della lotta politica e anche dell’azione parlamentare. Sotto la guida del documento Conquistare la libertà politica, per ottenere la democrazia popolare (1976), opera di João, il Partito formulò gli obiettivi della lotta per l’abrogazione degli atti e delle leggi di eccezione, l’amnistia ampia, generale e illimitata e la convocazione dell’Assemblea Costituente liberamente eletta.

La stessa prospettiva di applicare una tattica ampia, combattiva e flessibile per accumulare forze era presente nella lotta per la Diretas-Já, nell’appoggio critico a Nova República, e nell’azione legislativa per le strade durante i lavori della Costituente (1987-88), nell’appoggio alla nuova Costituzione e nelle campagne per l’elezione del Presidente della Repubblica Lula (1989, 1994, 1998 e 2002).

 

Con Lula

Così, Amazonas non ebbe dubbi e fu uno dei fondatori del Fronte Popolare del Brasile, della campagna memorabile per Lula del 1989. È stata una delle principali, entusiastiche e appassionate campagne dell’ex metalmeccanico, nonostante le differenze di pensiero e le differenze politiche, ideologiche dei comunisti con il PT. Uno degli ultimi atti di João Amazonas, in qualità di presidente onorario del PCdoB, poche settimane prima della sua morte, fu di ricevere una delegazione di Lula e Zé Dirceu, nella sede nazionale del partito, quando i due dirigenti del PT vennero a chiedere formalmente il sostegno dei comunisti alla campagna vittoriosa che sarebbe iniziata allora.

Le attuali conquiste democratiche e patriottiche del popolo brasiliano hanno molto a che fare con il contributo di João Amazonas. Il ciclo politico che attraversa il paese dalla vittoria di Lula, periodo che Amazonas non ha vissuto, è parte della sua eredità politica, il momento in cui si realizza una nuova realtà e dinamica, favorevole allo sviluppo e alla valorizzazione del pensiero strategico e tattico dei comunisti.

 

Un partito con un’identità comunista

Un’altro cardine del pensiero e dell’azione del compagno João, che ricordiamo nel centenario della sua nascita, è lo sforzo costante nel costruire un forte partito comunista, ideologicamente e politicamente in grado, fino alla sua missione storica, legata alle masse, in particolare ai lavoratori, un partito con una forza militante, con un’influenza politica larga, presente negli eventi politici più importanti, dotato di ampia prospettiva storica, culturale e teorica, radicato sul terreno nazionale, patriottico e al tempo stesso internazionalista.

Questo è il nucleo del pensiero di João Amazonas che orienta oggi gli sforzi della generazione attuale per costruire un partito di massa e di quadri, rinnovato nelle forme di azione e di organizzazione, nell’attualizzazione dei concetti e dei metodi, conservando sempre i principi di un partito con un’identità comunista, con una prospettiva strategica socialista e con un marcato carattere di classe come partito dei lavoratori.

Ricordo bene il processo di elaborazione del già citato Programma Socialista, tra il 1992 e il 1995, come preparazione per il IX (1997) e il X (2001) congresso del Partito, periodo di cui posso dare testimonianza personale di una vita quotidiana con João Amazonas, durante il quale germinavano le idee di rinnovamento programmatico, attualizzazione delle regole statutarie e organizzative. Nelle discussioni che avevamo, il vecchio comunista si faceva avanti e ci consigliava: “Costruire un partito moderno, sì, rinnovato sì, ma sempre rivoluzionario, e comunista e basato sui nostri principi”.

Non ho dubbi nel dire che la fase di crescita e di vittorie politiche che il PCdoB vive oggi è parte del lascito del compagno João. Avanzare e superare le debolezze richiede il costante riferimento ai suoi insegnamenti. Sono convinto che – e questo è il modo migliore per onorare João Amazonas nel centenario della sua nascita – sia saggio tenere a mente il suo pensiero strategico e tattico, le sue opinioni sul ruolo e la missione storica del PCdoB e la sua costruzione costante come forza rivoluzionaria e militante. Questa eredità si rafforza rinnovando nella lotta per una salto di civiltà, il socialismo, sostenuto dal programma approvato nel XII Congresso (2009), e nella attuazione delle formulazioni tattiche e strategiche sintetizzate nella piattaforma di lotta per un Nuovo Piano nazionale di sviluppo e per la Riforma strutturale democratica nelle nuove condizioni politiche e sociali esistenti nel paese dalla fine del 2002, con la prima elezione di Lula.

Siamo inoltre convinti che il partito di João Amazonas debba seguire la strada della costruzione rivoluzionaria nelle nuove condizioni storiche, affrontando grandi sfide, problemi certamente più complessi e forse nemici più astuti e potenti.
Passa il tempo, gli uomini vanno e vengono, ma non la certezza e i desideri dei comunisti. Questa è stata un’altra lezione di João. Ha dimostrato che vale la pena lottare e vivere.

*José Reinaldo de Carvalho, Segretario nazionale del dipartimento Comunicazione del PCdoB e direttore di Vermelho