La battaglia contro il coronavirus

sanita 11di Alessandro Fontanesi

La dittatura comunista Cinese chiede alle proprie aziende di stanziare fondi per donare all’Italia 1.000 respiratori polmonari, 2 milioni di mascherine, di cui 100 mila di alta tecnologia, 20 mila tute protettive, 50 mila tamponi per nuovi test. I nostri “imprenditori” invece che fanno?? Rivendicano di aver reso “equilibrato” un decreto del governo, di fatto rendendo possibile ogni spostamento per lavoro, quando servirebbe invece fermare tutto. Per la salute di tutti. I “nostri” patrioti imprenditori farebbero altrettanto per il popolo cinese??


E se si fermano i “lavoratori” del calcio, non è ben chiaro perché non debbano fermarsi i lavoratori che vanno in fabbrica per questi “lungimiranti” strateghi dell’imprenditoria. Mentre i cattivi comunisti cinesi, sui quali politica, informazione e anche gli stessi imprenditori italiani sputano tutto il loro livore ideologico, faranno avere all’Italia ingenti quantità di materiale necessario per contenere e superare l’emergenza sanitaria causata dal coronavirus; la “democrazia” per antonomasia, ossia gli USA, esporteranno in Europa 30 mila soldati per non ben note “esercitazioni”. Che come noto i soldati sono dottori no?! O infermieri?! Mentre la violenza rossa cinese mette a disposizione le proprie strutture sanitarie ai medici cubani per produrre la cura necessaria alla guarigione dal coronavirus, l’Unione Europea pretende nuovi tagli alla sanità pubblica in cambio di aiuti economici: un vile ricatto. E mentre la Cina comunista in una settimana ha costruito 14 ospedali per curare gli ammalati di coronavirus, la grande democrazia italiana in dieci anni ha tagliato 37 miliardi alla sanità pubblica e 70 mila posti letto negli ospedali pubblici. Quando tutta questa grave emergenza sarà finita, prima di fare la morale ai “cattivi”, sarebbe ora di chiamare col proprio nome quello che avete l’indecenza di definire “democrazia” ottenuta sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori: si chiama capitalismo, il profitto di pochi.