La sfida politica di conte

domino europadi Aginform

26 luglio 2020

dopo l’articolo di Bruno Steri abbiamo ricevuto questo testo da parte di Aginform che pubblichiamo come contributo alla discussione

Capire prima di aprir bocca

Come era lecito aspettarsi, si continua a vedere l’albero e non la foresta. A destra, dopo qualche sbandamento iniziale, Salvini e Meloni hanno riproposto il loro show finto-sovranista qualificando l’accordo di Bruxelles sul ricovery fund come un bidone. A sinistra – parliamo della sinistra che si vuole ‘alternativa’ – si argomenta con toni simili: l’accordo è una truffa e così va valutato. Ma come stanno le cose in realtà?


Analizziamole innanzitutto sul piano del risultato politico. E’ innegabile che i liberisti, per riprendere fiato dopo i punti segnati dal governo nella gestione del coronavirus, puntavano su due cose: la vicenda autostrade e il rifiuto da parte dell’UE della posizione italiana sugli aiuti per la ripresa. Che cosa è successo invece?

L’accordo sull’acquisizione pubblica di autostrade è andato in porto e Conte ha ottenuto dall’UE quello che chiedeva per l’Italia.

A fronte di questi evidenti risultati politici, che sono il fattore principale su cui bisogna basare la valutazione dei fatti, la destra continua a far finta di nulla e attacca, ma perde consensi. La sinistra, nel suo totale autismo politico, si trincera dietro le critiche tecniche e le previsioni campate in aria per mantenere quella vernice di radicalismo che da decenni blocca la sua ripresa politica. Ma se ci sono degli sconfitti in questa fase sono proprio la destra e i radicali sovranisti di ‘sinistra’. Pensavano infatti che Conte avrebbe fallito le prove e sarebbe entrato in crisi, mentre è accaduto esattamente l’opposto.

Detto ciò, le considerazioni da farsi abbracciano naturalmente questioni che vanno ben oltre la sconfitta evidente dei predicatori di sventura a destra come a sinistra.

La partita sulle prospettive è ancora tutta aperta rispetto ai passaggi successivi agli accordi di Bruxelles sul recovery fund e rispetto a tante altre vicende legate per esempio all’evoluzione tutt’altro che rassicurante dello scenario internazionale.

Rispetto al recovery fund si tratta di capire in che modo saranno utilizzati i 206 miliardi ottenuti. Di quale ripresa si parlerà? La linea di condotta del governo dovrà essere valutata rispetto all’indirizzo che verrà imboccato e in particolare si tratterà di vedere se i fondi a disposizione serviranno a stimolare la tradizionale economia liberista o se ci saranno progetti che usciranno da questi schemi, a partire ovviamente dalle questioni Autostrade, Alitalia, ex Ilva, e dal modo in cui verranno affrontate le questioni sociali prodotte dalla crisi.

Leggendo sui giornaloni della destra, da Libero al Corriere della Sera, i richiami a tornare all’ovile e i ricatti politici sulla stabilità del governo che vengono riproposti come un mantra un giorno sì e l’altro pure, si può dedurre che lo scontro è più aperto che mai e si dovrà andare a verificare che tipo di mediazioni ci saranno, tenendo conto anche del ruolo che gioca il PD rispetto alla linea Conte. Una cosa però è certa: non si può pensare di andare avanti continuando a non vedere lo scontro che si produce in concreto nell’arena politica e passando il tempo, a ‘sinistra’, a registrare i limiti delle scelte fatte in sede di governo e rispetto all’UE, senza invece proporre un serio lavoro per rafforzare il movimento antiliberista nelle sue articolazioni italiane ed europee.

Non solo, ma assistendo alla preparazione di certe ‘marce su Roma’ sotto la guida di personaggi come il senatore Paragone, ex leghista ed ex 5 Stelle, ci viene in mente la famosa massima di Andreotti (“a pensar male si fa peccato, ma…”). Tanto più quando certe operazioni vengono coperte da un richiamo alla Costituzione, senza una vera spiegazione del suo reale significato. Se certe posizioni massimaliste sono congenite a una sinistra ‘radicale’ che viene da decenni di impotenza politica, altre assumono un diverso significato e diventano espressione di un sovranismo di ‘sinistra’ carico di molte ambiguità. Nella battaglia per rafforzare il fronte antiliberista bisogna tener conto anche di questo.