Nato, pirateria del XXI secolo

di Manlio Dinucci | da il Manifesto del 16 ottobre 20

aereo siria turchiaLa pirateria, esercitata nel Mediterraneo sin dall’antichità, fu considerata legittima quando, dal XII secolo, si trasformò in guerra di corsa autorizzata dai sovrani. Ufficialmente abolita nel 1856, continua a essere praticata oggi con motivazioni e tecniche nuove. Come quelle usate dalla Nato, le cui navi da guerra sono autorizzate ad abbordare «mercantili sospetti» in acque internazionali e requisirne il carico, e i cui caccia possono intercettare, anche nello spazio aereo internazionale, «aerei civili sospetti» e forzarli ad atterrare. 

L’azione della Turchia, che con caccia F-16 ha costretto l’aereo di linea siriano Mosca-Damasco ad atterrare ad Ankara, è dunque per la Nato pienamente legittima. Sequestrati i passeggeri, tra cui cittadini russi con bambini, le autorità turche hanno perquisito l’aereo senza testimoni, dichiarando di aver trovato e sequestrato «materiali militari e munizioni». 

Mosca assicura che a bordo c’erano solo componenti di un radar, forniti con regolare accordo commerciale, e ne chiede la restituzione. Ma Washington si schiera con Ankara, dichiarando di non avere «alcun dubbio che a bordo dell’aereo c’era importante materiale militare» (che potrebbe ora essere esibito come «prova», giurando di averlo trovato sull’aereo). 

Il premier turco Erdogan, invece di essere chiamato a rispondere dell’atto di pirateria aerea, si trasforma in accusatore delle Nazioni unite, colpevoli a suo dire di «negligenza, debolezza e ingiustizia» che hanno impedito un’azione internazionale contro la Siria. Non dice Erdogan, paladino del diritto internazionale, che il vero traffico, non soli di armi ma di armati, è quello che passa dalla Turchia per alimentare la guerra in Siria. Paese con cui Erdogan aveva tenuto prima rapporti di relativo buon vicinato. 

Politica ora ribaltata. I 900 km di confine tra i due paesi, dove turchi e siriani hanno comuni culture e proficui rapporti commerciali, sono stati trasformati da Ankara in avamposto della guerra alla Siria, accusata ora da Erdogan di essere lei a violare il confine. 

Dietro c’è la Nato, che dichiara di «avere pronti tutti i piani necessari per difendere la Turchia», ossia di essere pronta a inviare forze armate. Come facevano i pirati quando sbarcavano per saccheggiare. Il bottino odierno è un intero paese, la Siria, su cui ci si prepara a mettere mano creando dalla Turchia «zone cuscinetto» all’interno del territorio siriano. 

Lo stesso si fa al confine giordano-siriano. L’operazione è iniziata in maggio con l’esercitazione Eager Lion, sotto comando Usa, cui ha partecipato anche l’Italia. Al termine, un contingente di specialisti Usa della guerra è rimasto in Giordania per creare una «zona cuscinetto» in territorio siriano. 

La manovra a tenaglia si chiude dal lato israeliano, dove il 21 ottobre inizia Austere Challenge 12, una grande esercitazione missilistica Usa-Israele di tre settimane per preparare la «risposta a un simultaneo attacco siriano e iraniano». «Risposta» che prevede anche l’uso di armi nucleari. Al culmine dell’esercitazione arriverà da Bruxelles il comandante supremo della Nato, J. Stavridis, ad assicurare che è pronta alla guerra (già iniziata con le sanzioni Ue contro Siria e Iran) anche l’Unione europea, insignita del Premio Nobel per la Pace per la sua opera a favore della «fraternità tra le nazioni».