Ancora una volta, Washington salta alle conclusioni sulle schermaglie Ucraina-Russia

carro donbassun articolo che rivela il dibattito interno al gruppo dirigente statunitense

di Anatol Lieven

da https://responsiblestatecraft.org

Tradotto da Marco Pondrelli per Marx21.it

La reazione iniziale dei funzionari dell’amministrazione Biden all’ultimo scontro tra le truppe ucraine e le milizie filorusse (o i soldati russi che servono come milizie) in Ucraina orientale esemplifica un modello molto pericoloso nel comportamento degli Stati Uniti e dell’Occidente: credere a qualsiasi cosa ci dica la “nostra” parte in una data crisi, automaticamente, e senza controllare i fatti. 


Quante volte in passato gli Stati Uniti sono stati indotti ad azioni internazionali disastrose da attori locali che conoscevano i giusti tasti da premere e la giusta disinformazione da dare in pasto a Washington? Monarchici iraniani, servizi segreti britannici, la United Fruit Company, politici vietnamiti; esuli cubani, iracheni e libici, principini arabi, signori della guerra afgani, una successione quasi infinita di generali e oligarchi latinoamericani e potrei continuare. 

Mentre quattro soldati ucraini sono morti nei recenti combattimenti, non abbiamo alcuna prova indipendente su chi ha iniziato, o perché ed i media più attenti come il Financial Times hanno evitato di attribuire le colpe nei loro rapporti.

Né, mi dispiace dirlo, le conferme dei nostri servizi segreti possono essere prese come prove, a meno che non siano confermate da fonti indipendenti. Ci sono stati troppi casi in cui hanno costruito montagne paranoiche sulla Russia, la Cina, l’Iran e naturalmente – il più disastroso – l’Iraq.

La tendenza dei servizi di intelligence a rimandare i loro rapporti e le loro analisi all’amministrazione statunitense di turno è già abbastanza grave. Se – come nel caso dell’ostilità alla Russia e del sostegno alla “nuova guerra fredda” contro la Cina – entrambe le leadership dei partiti politici statunitensi e l’intero establishment degli esteri e della sicurezza sono dello stesso parere, allora ci vuole un funzionario molto coraggioso e abnegato per dire qualcosa che va controcorrente

Questa fretta dell’establishment di giudicare in questi casi è stata dimostrata anche nella reazione al sanguinoso scontro tra le truppe cinesi e indiane nella valle di Galwan in una regione contesa dell’Himalaya occidentale nel giugno 2020. Non ci sono testimoni indipendenti sul perché è iniziato lo scontro e quale parte fosse più da incolpare. Tutto ciò che abbiamo sono “informazioni” contrastanti da India e Cina, nessuna delle quali può essere considerata lontanamente affidabile. 

Eppure, parlando con un amico in un think tank di Washington dopo l’incidente, sono rimasto scioccato nel sentire che “tutti qui credono che i cinesi siano gli aggressori” – non solo in questo caso particolare, ma nell’intera disputa territoriale con l’India. In precedenza, Washington è stata attenta a non prendere una posizione sui diritti e i torti legali di questa questione. Gli analisti americani erano anche neutrali o divisi sulla questione di quale paese fosse più da biasimare per lo scoppio della guerra nel 1962. Nulla è cambiato in termini di prove o fatti. Ciò che è cambiato è semplicemente che la Cina ha cessato di essere vista come un partner ed è percepita come un nemico.

Un esempio ancora più crudo può essere trovato nella risposta degli Stati Uniti e dell’Occidente allo scoppio della guerra fra Georgia-Russia nell’agosto 2008; perché qui, le prove, lungi dall’essere ambigue e opache, sono sempre state del tutto chiare. La guerra è iniziata con le truppe georgiane che si sono spostate all’interno del territorio conteso dell’Ossezia del Sud e hanno attaccato le truppe russe di “peacekeeping”. Nessuno ha mai prodotto la minima prova credibile del contrario. La Russia ha poi contrattaccato e ha sconfitto le forze georgiane. Eppure questa ovvia verità è stata trasformata dall’amministrazione Bush, dall’intero establishment bipartisan e dai media statunitensi in una storia di “aggressione russa contro la Georgia”.

Dire questo non significa prendere una o l’altra parte sui diritti e sugli errori di fondo di uno qualsiasi di questi conflitti. Ciò che significa è mantenere il rispetto per le prove e la verità in ogni caso specifico, senza il quale sarebbe impossibile mantenere l’integrità o la saggezza del processo decisionale e del dibattito di politica estera: spazzatura in entrata, spazzatura in uscita.

La guerra Georgia-Russia dimostra anche un altro effetto sinistro di questa sindrome, che è quello di ridurre la capacità degli Stati Uniti di imparare dai propri errori – qualcosa che una volta era considerato un vantaggio chiave della democrazia liberale rispetto ai suoi rivali chiusi e autoritari. L’establishment e i media in modo bipartisan avevano concordato nello spingere per l’adesione alla NATO per la Georgia e l’Ucraina, e hanno incoraggiato i georgiani a vedersi come alleati per i quali gli Stati Uniti avrebbero combattuto per difenderli in una guerra con la Russia. Hanno fatto questo nonostante gli avvertimenti di alcuni esperti regionali (incluso me), sia dei rischi che stavano incoraggiando la Georgia a correre, sia dell’ovvia verità che l’America non avrebbe rischiato una guerra nucleare con la Russia per il bene della Georgia.

Non sorprende, dato il carattere sconsiderato dell’allora presidente georgiano Mikhel Saakashvili, che il sostegno degli Stati Uniti per l’adesione alla NATO e le dichiarazioni di partenariato siano state prese a Tbilisi come una luce verde per riconquistare l’Ossezia del Sud. I politici, i funzionari e i diplomatici americani non potevano e non volevano ammettere il ruolo assolutamente irresponsabile che avevano giocato nell’incoraggiare i georgiani a fare questo terribile errore. Quindi non hanno potuto riconoscere e imparare dalla lezione che la guerra che ne è derivata, con la sconfitta della Georgia e l’umiliazione di Washington, avrebbe dovuto insegnare loro.

È essenziale che l’amministrazione Biden impari questa lezione prima di immergersi ulteriormente nell’incoraggiamento dell’Ucraina. Perché quando non potevano più mantenere la bugia che la Russia aveva attaccato la Georgia nell’agosto 2008, i difensori della politica incauta dell’America verso la Georgia sono passati a dire che, beh sì…la Georgia può aver attaccato la Russia, ma questo è stato perché la Russia ha deliberatamente provocato la Georgia in modo da iniziare una guerra che la Russia avrebbe vinto.

Lasciando da parte la profonda disonestà di questo tipo di gioco di prestigio retorico, la risposta a questa affermazione dovrebbe essere ovvia, e dovrebbe essere il consiglio che l’amministrazione Biden dà oggi all’Ucraina. Se l’ultimo scontro nel Donbas è stato di fatto iniziato da Mosca in un deliberato tentativo di provocare l’Ucraina a iniziare un conflitto più ampio per servire gli interessi della Russia, allora è ovviamente responsabilità del governo ucraino non lasciarsi provocare.

Per ripetere il punto centrale che ho sottolineato in un articolo per Statecraft il mese scorso, se l’Ucraina entrerà in guerra con la Russia, l’Ucraina perderà e gli Stati Uniti e la NATO non combatteranno per salvarla. Le conseguenze per Washington saranno una profonda umiliazione e la Russia sarà spinta tra le braccia della Cina. Quindi il dovere dell’amministrazione Biden, della CIA, del Dipartimento di Stato e dei media è chiaro: scoprire cosa sta realmente accadendo nel Donbas e quindi utilizzare quella conoscenza per aiutare a elaborare una strategia per prevenire un nuovo conflitto, non accenderne uno.

Anatol Lieven è professore alla School of Foreign Service della Georgetown University in Qatar. È anche visiting professor presso il Dipartimento di studi sulla guerra del King’s College di Londra, membro senior della New America Foundation a Washington DC e membro del Valdai Discussion Club in Russia.