G20: Italia e comunione di intenti con la Cina

bottiglia italiadi Fabio Massimo Parenti

A partire dal primo dicembre 2020, l’Italia detiene la prestigiosa Presidenza del G20. Un ruolo che consentirà a Roma di dettare l’agenda globale nel corso del 2021, un anno delicatissimo, in parte per le economie del mondo travolte dalla pandemia di Covid e in parte a causa delle tensioni tra Stati Uniti e Cina. Lo scopo dell’operato italiano sarà principalmente uno: gestire la ripresa nel miglior modo possibile. Per farlo, sarà fondamentale il sostegno di Pechino, una potenza responsabile pronta più che mai a combattere una sfida del genere. Anche perché il presidente cinese Xi Jinping ha più volte sottolineato gli sforzi della Cina per creare una comunità umana dal futuro condiviso. Dunque, gli intenti della presidenza italiana e della Cina nel mondo post pandemico (o addirittura pandemico, dipende da come si evolverà l’epidemia) sono sostanzialmente identici. Così come sono identiche anche le sfide: il Covid, i cambiamenti climatici, la lotta contro la povertà e le disuguaglianze. 

In generale, il programma della presidenza italiana si articola intorno a “tre P”: people (persone), planet (pianeta) e prosperity (prosperità). Il G20 dovrà preparare gli Stati a prendersi cura del pianeta e delle persone, assicurando al tempo stesso una forte ripresa economica inclusiva e sostenibile. Non solo: il G20 sarà chiamato a cercare risposte coordinate ed efficaci, così da porre le basi per un futuro sostenibile e condiviso. È proprio qui che si inserisce il ruolo chiave dell’Italia che, grazie alla posizione ricoperta, dovrà affidarsi al multilateralismo. La presidenza italiana terminerà poi con il vertice dei leader G20, che andrà in scena a Roma tra il 30 e il 31 ottobre 2021. Nel calendario è previsto anche il G20 Global Health Summit, un incontro per cercare di sciogliere i nodi connessi all’emergenza sanitaria che si terrà il 21 maggio, che andrà in scena sempre nella capitale italiana. “Lavoreremo per promuovere strumenti e azioni condivise che consentano una ripresa economica più equa, più giusta, in grado di combattere le disuguaglianze vecchie e nuove; metteremo al centro delle nostre azioni l’empowerment delle donne; favoriremo l’adozione di politiche per accelerare la transizione energetica e combattere i cambiamenti climatici, per lasciare a chi verrà dopo di noi un mondo più verde e più sostenibile”, ha spiegato il premier italiano Giuseppe Conte. 

Ma come realizzare, nei fatti e in modo concreto, il miglioramento della governance globale? Solo per fare qualche esempio: affidandosi alla cooperazione, approcciandosi alle relazioni interstatali in modo tale da adempiere ai bisogni comuni e coordinando gli aiuti internazionali nelle aree più povere. Dal momento che questi sono gli stessi messaggi che da anni sta lanciando la Cina, ecco perché Roma dovrà cercare la sponda di Pechino, senza farsi coinvolgere da pregiudizi ideologici o pressioni di alcun tipo. Da questo punto di vista, il concetto cinese di comunità dal futuro condiviso aiuta meglio a comprendere quale dovrebbe essere il quadro attorno al quale dipingere il prossimo futuro. 

In ogni caso, l’Italia potrà sia rafforzare i propri legami con la Cina, sia convincere le nazioni più scettiche (come gli Stati Uniti) a collaborare costruttivamente per rendere più efficiente il modus operandi della governance globale. Dulcis in fundo, è doveroso soffermarci su un particolare non da poco. Italia e Cina hanno recentemente tagliato l’ammirevole traguardo del 50esimo anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche. La presidenza italiana del G20 potrebbe quindi essere l’occasione giusta per coronare un risultato prestigioso: accompagnare il mondo nel futuro giocando di squadra con tutte le altre potenze. Cina in primis.