Edward Snowden e la crisi di Hong Kong

snowden stradadi Kenny Coyle

da https://morningstaronline.co.uk

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Quando quello che gli Stati Uniti chiamano una spia è fuggito a Hong Kong per raccontare il monitoraggio illegale senza precedenti a cui aveva preso parte, ha anche rivelato che il territorio cinese stesso era stato preso di mira – non c’è da meravigliarsi che Pechino stia ora chiudendo queste scappatoie

Torniamo all’estate del 2013, quando un giovane americano coraggioso, Edward Snowden, si è rintanato in un hotel di Hong Kong braccato dalle autorità statunitensi per aver denunciato le attività della United States National Security Agency (NSA), dove aveva lavorato come contractor.

Decidendo di dover denunciare quella che considerava la natura “criminale” di gran parte del lavoro della NSA, Snowden è fuggito dalla sua casa alle Hawaii e si è diretto a Hong Kong, dove ha raccontato la sua storia e ha condiviso documenti con diversi media, tra cui il britannico Guardian.

Gli Stati Uniti hanno accusato Snowden di furto di proprietà del governo americano, di comunicazione non autorizzata di informazioni sulla difesa nazionale e di comunicazione intenzionale di informazioni riservate ad una persona non autorizzata.

Snowden è uscito di nascosto da Hong Kong prima che gli Stati Uniti espletassero le formalità per l’estradizione e si è diretto in Russia, dove rimane in esilio.

Ciò che rende questo particolare pezzo di storia così rilevante oggi è che combina splendidamente le questioni centrali che hanno scosso Hong Kong negli ultimi 12 mesi – la questione dell’estradizione e l’interferenza degli Stati Uniti nel territorio della Cina meridionale.

Gli Stati Uniti, allora sotto la guida del presidente Barack Obama, sostenevano di avere il perfetto diritto di riportare Snowden negli Stati Uniti in virtù del trattato di estradizione USA-Hong Kong, firmato nel 1998. Alla fine, queste affermazioni non sono mai state messe alla prova nel sistema giuridico in stile britannico di Hong Kong.

Eppure il tentativo, ormai abbandonato, di Hong Kong di estendere simili processi di estradizione ad altri territori, tra cui la Cina continentale, Taiwan e Macao, si è scontrato con le proteste sincronizzate dei manifestanti antigovernativi a Hong Kong e con le minacce delle potenze occidentali, con un sostegno particolarmente forte da parte degli Stati Uniti.

La rabbia di Washington contro il rifugio temporaneo di Snowden nella città è stata aggravata dalle rivelazioni di Snowden, secondo cui la stessa Hong Kong era un bersaglio delle attività della NSA.

In un’intervista rilasciata al principale quotidiano in lingua inglese di Hong Kong, il South China Morning Post, all’epoca Snowden rivelò che l’NSA aveva avviato un vasto programma di cyberspionaggio, nome in codice Prisma.

Questo programma di sorveglianza e hackeraggio aveva decine di migliaia di obiettivi in tutto il mondo. Tra questi vi erano istituzioni civili, commerciali e accademiche di Hong Kong e della Cina continentale.

Prisma è stato progettato per dare alla NSA l’accesso a grandi quantità di dati internet, e-mail, chat room e video di grandi aziende come Facebook e Google.

Secondo il Post, Snowden ha dichiarato che l’NSA ha hackerato i computer di Hong Kong e della Cina continentale dal 2009. Nessuno di questi documenti ha rivelato informazioni sui sistemi militari cinesi.

Tra gli obiettivi a Hong Kong, secondo Snowden, c’erano l’Università cinese di Hong Kong, funzionari pubblici, imprese e studenti della città. I documenti indicavano anche l’hacking da parte dell’NSA contro diversi obiettivi della Cina continentale.

Snowden credeva che ci fossero state più di 61.000 operazioni di hackeraggio della NSA a livello globale, con centinaia di obiettivi a Hong Kong e sulla terraferma.

Snowden ha spiegato come funziona Prisma.

“Noi hackeriamo le dorsali di rete – fondamentalmente enormi router internet – che ci danno accesso alle comunicazioni di centinaia di migliaia di computer senza doverli hackerare tutti” (Edward Snowden: US government has been hacking Hong Kong and China for years, SCMP 13 giugno 2013).

Una storia che gli Stati Uniti non volevano che il mondo sentisse, soprattutto perché Obama ritraeva la Russia e la Cina come gli unici paesi coinvolti nel cyberspionaggio. I dettagli sui siti accademici e le imprese prese di mira hanno rovinato la rappresentazione degli Stati Uniti come vittima dello spionaggio scientifico e aziendale.

La storia ha ancora un’altra svolta ironica.

Durante il periodo di rifugio di Snowden, alcuni partiti e individui antigovernativi si sono effettivamente rivolti al governo centrale di Pechino per chiedere alle autorità di Hong Kong di proteggere Snowden.

Lo ha riferito il South China Morning Post: “parlando chiaramente il Parlamentare Leung Kwok-hung ha detto che Pechino dovrebbe incaricare Hong Kong di proteggere Snowden dall’estradizione prima che il suo caso venga trascinato in tribunale. Leung ha anche esortato la popolazione di Hong Kong a “scendere in strada per proteggere Snowden”.

“Un altro lparlamentare, Cyd Ho, vicepresidente del Partito laburista democratico, ha affermato che la Cina” dovrebbe ora chiarire la propria posizione al governo della SAR di Hong Kong (Regione amministrativa speciale) “prima che il caso si presenti davanti a un tribunale” (Hong Kong govt silent on Snowden’s fate as lawmakers call for China to decide, SCMP il 22 giugno 2013).

Come sono cambiati i tempi. Oggi le richieste di Pechino di interferire politicamente in un caso di estradizione di Hong Kong sarebbero disapprovate dall’anticonformista ed ex-trotskista Leung (conosciuto da amici e nemici come “Capelli Lunghi”) e Ho. Quest’ultimo ha fatto sentire la sua voce per spingere gli Stati Uniti a intervenire negli affari di Hong Kong.

Un affascinante controsenso è stato aggiunto dall’allora Parlamentare del Civic Party Ronny Tong Ka-wah (egli stesso un avvocato). Tong ha sostenuto che: “Poiché l’articolo 23 [clausola della legge fondamentale di Hong Kong relativa alla legislazione sulla sicurezza nazionale] non è stato approvato [dal Consiglio legislativo nel 2003], l’ordinanza proibisce di svelare segreti nazionali solo dei paesi del Commonwealth” (SCMP, 22 giugno 2013) .

Per il campo anti-cinese, la Cina non ha il diritto di proteggere la propria sicurezza nazionale su una parte del proprio territorio sovrano – ma Hong Kong è ancora obbligata a difendere per procura la “sicurezza nazionale” delle stesse nazioni dei Five Eyes (Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda) che la stanno spiando.

L’insistenza della Cina nel garantire che le sue leggi sulla sicurezza nazionale si applichino nella SAR di Hong Kong come già fanno sulla terraferma e nella SAR di Macao non è quindi sorprendente alla luce dell’esperienza di Snowden.

La posizione degli Stati Uniti sull’estradizione e le leggi sulla sicurezza nazionale devono garantire che Hong Kong rimanga in un limbo post-coloniale. Fa parte delle campagne di guerra informatica e propaganda che le agenzie statunitensi hanno condotto contro la Cina usando Hong Kong come punto di accesso. La Cina sta chiudendo la porta sul retro che fino ad ora era stata lasciata socchiusa.