Cina e antiterrorismo di Li Wei

Cina e antiterrorismo Prima 1024x1024di Marco Pondrelli

Li Wei, Direttore dell’Istituto di Sicurezza e Controllo delle Armi cinese, è un esperto di terrorismo ed ha dedicato a questo tema la sua carriera accademica. Il suo ultimo libro ‘Cina e antiterrorismo’ (Anteo Edizioni) aiuta a leggere gli ultimi accadimenti mondiali a partire dall’uccisione del Generale Qasem Soleimani. Troppo spesso nel dibattito politico, italiano e non solo, la semplificazione sfocia nella banalizzazione del problema. Il giorno dell’assassinio di Soleimani il regista statunitense Michael Moore ha scritto “sapevate che era il vostro nemico? Cosa? Mai sentito parlare di lui? Entro la fine di oggi sarete addestrati ad odiarlo. Sarete felici che Trump lo abbia assassinato”. 

Tante dichiarazioni lette in questi giorni possono trovare un loro uditorio perché i problemi non sono mai analizzati seriamente, così come si parla di ‘populismo’ o di ‘sovranismo’ senza perdere tempo per darne una definizione (basta l’ismo per spaventare), allo stesso tempo si parla di ‘terrorismo’ senza conoscere il fenomeno ed unendo in questa definizione tutto e il contrario di tutto.

Il primo merito di Li Wei è proprio questo, nel primo capitolo analizza il terrorismo da un punto di vista storico e ne individua i confini. Chiarire i concetti serve per analizzare la realtà con un unico metro di giudizio. Esattamente il contrario dell’Occidente che, come giustamente fa notare l’Autore, non ha mai condannato il terrorismo ceceno e caucasico il quale ha pericolosissimi rapporti con quello wahabita. A proposito del terrorismo in Russia è significativo ricordare i drammatici fatti del settembre 2004 quando spietati terroristi entrarono nella scuola Numero uno di Beslan e sequestrarono circa 1300 persone in maggioranza bambini, scrive Guy Mettan “non appena la scuola viene ripresa e il sangue si asciuga sui muri, ecco che i media occidentali si scatenano. Non contro i carnefici islamici, come sarebbe stato naturale, ma, paradossalmente, contro le vittime e i loro liberatori”. Come in Cecenia anche in Siria l’atteggiamento occidentale è stato quanto meno ambiguo, il comandante di Al Nusra (legata ad Al Qaida) ha ammesso di avere ricevuto armi dagli Stati Uniti i quali hanno anche curato l’addestramento di queste milizie [pag. 150]. Gli Usa continuano a giocare pericolosamente con il terrorismo così come fecero in chiava antisovietica in Afghanistan.

Sarà forse questo il motivo per cui il terrorismo continua a crescere? È infatti questo il dato più sorprendente che emerge, le attività terroristiche dal 2000 al 2014 sono aumentate del 20,87% [pag. 241].

L’ultimo capitolo è dedicato alla lotta cinese contro il terrorismo, che si intreccia con la costruzione della nuova via della seta assieme alla quale è stato proposto il concetto della costruzione di una comunità dal ‘Futuro Condiviso per l’umanità’. La Bri ‘è una quintessenza della saggezza cinese che dura da secoli. Cattura la gloria passata dell’Eurasia, mentre scopre le regole per ricreare questi magnifici successi passati’ [pag. 239]. È un’obiettivo ambizioso destinato a cambiare il mondo ma per fare questo è necessario un sistema internazionale stabile e pacifico.

Diventa quindi centrale la lotta al terrorismo a partire dallo Xinjiang dove le forze afferenti al Turkestan orientale si sono fatte protagoniste di efferati attentati. La risposta al terrorismo non può essere solo militare, il primo concetto che Li Wei sottolinea è che l’Islam è una religione ‘di pace, carità e tolleranza’ [pag. 187]. È un’affermazione molto importante, che andrebbe spiegata a chi accusa l’Iran sciita di terrorismo nello stesso momento in cui va a braccetto con i wahabiti sauditi (finanziatori dell’Isis oltre che del terrorismo che negli ultimi anni ha insanguinato il mondo da Sarajevo allo Xinjiang passando per la Siria e il Caucaso). Per battere il terrorismo non bisogna combattere contro l’Islam, bisogna capire che esso è il primo alleato in questa battaglia assieme allo lotta alla povertà ed al sottosviluppo i quali ‘sono fattori comuni che contribuiscono all’aumento del terrorismo’ [pag. 189].

Solo partendo da queste premesse la lotta al terrorismo può avere esiti positivi, perché essa godrà dell’appoggio popolare. In quest’ottica è importante anche la cooperazione internazionale ed il ruolo dello SCO fondamentale perché questa organizzazione ‘diventerà una forza potente per promuovere la cooperazione internazionale’ [pag. 204].

Il terrorismo è diventato un elemento costante del XXI secolo ma non è invincibile, il messaggio che arriva da Li Wei è questo: lo sviluppo ed il progresso cinese sono un aiuto non solo per la Cina ma per tutto il mondo, sta noi sapere stringere questa mano.

Note:

Mettan, Guy; Russofobia. Mille anni di diffidenza, pag. 57, Sandro Teti editore, 2016.