Tra rovine

di Evdokiya Sheremeteva | da littlehirosima.livejournal.com
Traduzione dal russo di Alena Afanasyeva per Marx21.it

Continuiamo a condividere le testimonianze di Evdokiya Sheremeteva sull’aiuto umanitario al Donbass. Chi vuole contribuire alla raccolta dei fondi o aiutare Evdokiya la può contattare direttamente tramite il suo blog, la pagina Facebook o per email (si può scrivere in inglese). Sesto viaggio, inizio aprile.

Siamo tornati. In un’altra realtà. In un altro mondo.

Ci sono dei ristoranti, case intatte, i negozi sono pieni di prodotti, anche se – che peccato! – jamon manca.

Nel piccolissimo villaggio di Khryashchevatoe, su 527 case 80 sono completamente bruciate, 27 sono completamente distrutte dai colpi di Grad, mortai e obici, 77 sono seriamente colpite – oltre la possibilità di ricostruzione. Il resto degli edifici ha perso le finestre, una parte dei tetti e dei muri. 34 persone sono morte. A Novosvetlovka, che sta lì vicino, ci sono 600 feriti e 200 morti. In ogni via ci sono dei carri armati e VTT bruciati. Rovine, rovine, rovine… E tra tutto ciò c’è gente. Ci sono dei bambini, la vita continua…

Leggete di questa vita.

Per portare l’aiuto umanitario per le case dei bisognosi ci aiutavano delle impiegate del consiglio rurale locale. Sono tutte giovani e belle. Tutte hanno dei figli piccoli. Tutte sono state lì durante i bombardamenti. Nel Donbass. Nelle cantine sotterranee.

Per strada tutte ridono. Irina è sempre con un sorriso sulle labbra. Ma questo sorriso è piuttosto una specie di difesa, un sorriso attraverso un dolore insopportabile.

– C’è la luce nel paese?

– Nella metà del paese c’è  da febbraio, nell’altra metà non c’è finora. L’acqua non l’ha ancora nessuno.

– E come fate?

– 2 volte alla settimana ce la portano con un trattore, paghiamo 5 hrivne. Proprio oggi la portano…

Tania fa l’insegnante di storia:

-Io la luce ce l’ho. Sto bene. Posso lavare nella lavatrice – l’acqua la carico dalle taniche. Tutto l’inverno invece dovevo lavare a mano. L’unica cosa che non c’è è illavoro. La scuola è stata distrutta dal bombardamento…

Metà del paese vive con la luce delle candele. Preparano da mangiare sul fuoco aperto. Ci si alza all’alba e si va a letto al tramonto.

Pochi ricevono lo stipendio. Lavoro non c’è per niente. La pensione non viene pagata da 9 mesi.

Di solito si mangia quello che si coltiva nei propri orti, se c’è rimasto qualcosa, e quello che hanno ricevuto con l’aiuto umanitario.

In un commento a uno dei miei post mi cercavano di convincere che Khryashchevatoe viene ricostruito e che gli alimentari vengono portati.

Il paese sta lontano dalla linea del fuoco e non compare nei media. I convogli vanno a Chernukhino, a Debaltsevo, li fanno vedere in TV. Khryashchevatoe invece è stato dimenticato. Perché è stato tempo fa. D’estate.

Ma la gente è rimasta. E ha bisogno di vivere.

Sopravvivere cioè.

Passiamo vicino alla scuola, Tania socchiude gli occhi:

– Stanno ricostruendo. Per adesso portiamo i bambini a Lugansk, con un pullman. L’asilo invece non c’è più. È completamente distrutto.

Le ragazze sono scese dalla macchina e con noi è rimasta solo Irina – le dobbiamo dare un passaggio fino a Vishnevyj Dol. Lì ci sono 5 famiglie molto bisognose, che sopravvivono con grande difficoltà. Nonne di 90 anni.

Passiamo per Novosvetlovka. Irina, con il suo caratteristico sorriso, guarda dalla finestra.

– Anch’io sono di Novosvetlovka. Quando hanno iniziato a bombardare Khryashchevatoe, sono scappata lì, dalla mamma. E lì…

Anch’io guardo fuori dalla finestra. E vedo delle rovine.

– Irina, faccio un video…

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– Se vuoi, passiamo dalla mamma, ti faccio vedere.

Andiamo nel cortile dietro la casa. Lì corrono delle galline, dei galli. E dietro di loro c’è un mucchio e buchi nel terreno.

Irina mostra dei tubi arrugginiti:

– Qui un Grad ha colpito la stanza accanto. Io sono appena uscita fuori. Ho sentito un rumore pazzesco, pensavo che i muri stessero per crollare.

Irina racconta e sorride. E io penso del jamon e del parmigiano. Nella stanza accanto è caduto un Grad.

– Lo zio ha perso una gamba, per colpa delle schegge. È andato in bagno e – vedi? Mi fa vedere un buco 10 metri avanti.

È arrivato un obice. Lui è stato colpito dalle schegge ed è rimasto senza gamba.

Nel cortile ci sono dei cani, degli animali domestici.

– Uno dei cani è stato ucciso. Correvano da Khryashchevatoe e sono arrivati… La mia suocera è stata uccisa sul posto.

Si avvicina la madre di Irina. Hanno lo stesso viso. Tutte e due sono alte e assomigliano a due piccole volpi. La mamma continua:

– Di mattina esco dalla casa e sento un brusio. Pensavo che fosse un trattore e poi ho visto – erano delle colonne di mezzi militari. Ci hanno radunato e ci hanno detto: siamo venuti a salvarvi. Io dico – grazie. Che altro potevo dire? Avevamo paura persino di muoverci. Abbiamo preso della roba e per dei sentieri dietro le case, attraverso il fiume, siamo andati a  Vishnevyj Dol. Lì ci siamo nascosti nelle cantine. E qui hanno portato via dalle case tutto che era di valore…

Irina ha un figlio. Allora non aveva nemmeno due anni,

– Quando gli dici – per terra – si mette subito giù e chiude la testa con le mani…

Il racconto di Irina è assolutamente privo di emozioni. Nemmeno un muscolo si è mosso sul suo viso. Non è uscita nemmeno una lacrima. Si vedeva solo un sorriso splendente e gli occhi, pesanti e pieni di una tristezza inesprimibile e di un’attesa spaventosa.

Sopravvivere a un’altra guerra
(post dell’8 aprile 2015 – http://littlehirosima.livejournal.com/57072.html)

Kozlov Nikolaj Ivanovich.

La sua casa è completamente distrutta. E’ rimasta solo l’armatura dei muri.

Il 14 agosto ha perso un braccio, per colpa delle schegge.

Alla Nikolaevna, sua moglie, sta seduta accanto a lui sulla panchina e mette una mano sulla sua gamba. Lo fa automaticamente, cercando il suo palmo per coprirlo con la propria mano, per accarezzarlo.

Ma il palmo non c’è. Perplessa, lei toglie la mano e rimette di nuovo, come se tentasse di trovarlo…

Alla Nikolaevna ricorda tutto, fino al più minuscolo dettaglio. Non ha dimenticato nulla.

Gli scontri sono iniziati il 13 agosto. In ogni via del loro paese nativo, Khryashchevatoe, c’erano 5 carri armati. I vecchi sanno distinguere i Grad dagli obici e dai mortai. Lo fanno a seconda del suono, dal tipo del missile e dai colpi…

Nel Donbass pure bambini sanno queste cose.

– I carri arrivano. Così abbiamo capito – è la fine.

<…>

Vivono dai vicini – la loro casa è rimasta intera e i padroni invece sono andati in Russia, dai figli, e hanno invitato i Kozlov a vivere lì.

Anche i loro figli vivono qui, a Khryashchevatoe. Non ci sono stipendi, non ci sono pensioni. Sopravvivono a malapena.

Abbiamo portato a loro dell’aiuto umanitario, cercando di sostenerli in qualche modo.

Alla Nikolaevna ha problemi di pressione e Nikolaj Ivanovich soffre dei dolori forti. Quasi non dorme.

I soldi per le medicine non ce li hanno.

– Questa è la nostra seconda guerra…

Questo è tutto che è rimasto dalla casa dei Kozlov. Dalla vita precedente non è rimasto niente. Né le cose, né le foto.

Il paese di Luganskaya, dove sono le truppe ucraine e la guardia nazionale, dista 15-20 km da Khryashchevatoe.

Il Donbass resta immobile in attesa. Nessuno crede nella tregua. Per tutti è solo questione del tempo:

– Che dicono a Mosca? Quando?

La domanda – sarà o non sarà  – per loro ormai è decisiva.

La gioia di aiutare
(post del 9 e dell’11 aprile, estratti, i link: http://littlehirosima.livejournal.com/57409.html e http://littlehirosima.livejournal.com/57719.html)

-Dunja, ti abbiamo portato una pacchetto per Olia, c’è una lettera dentro.

A casa nostra tutto è sottosopra: sacchi dei vestiti, montagne di pannolini fino al soffitto, scatole di latte artificiale, omogeneizzati. Sedie a rotelle, passeggini.

In fretta ho messo da parte il pacchetto, senza capire per bene a chi è destinata. E più tardi l’ho aperto e ho letto la lettera.

Olia è una bambina che vive in un rifugio di Pervomajsk. Ha 9 anni e scrive delle poesie sulla guerra e sulla sua vita nella città assediata. Ci ha regalato il quaderno dove scriveva e ci ha permesso a pubblicare i suoi lavori.

La scatola è piena di dolci – caramelle, cacao, cioccolato. C’è anche un quaderno e una penna – l’attrezzatura del poeta. Più la lettera.

Darja che ha portato il pacco lavora nel museo Lev Tolstoj. È stato il museo a raccogliere i regali per la bambina.

– È tutto quello che siamo riusciti a raccogliere. Abbiamo saputo troppo tardi e voi già state per partire…

Darja ha scritto a Olia come a un vero poeta. Capite? È stato un messaggio a uno scrittore, a una collega.

La leggevo e il mio sorriso diventava sempre più largo.

Alla lettera ha allegato i racconti del suo figlio di dieci anni, Ivan.

– Magari Olia gli scriverà una lettera? Lui scrive e ha già delle pubblicazioni. Magari potranno scambiare delle lettere.

Al rifugio dove vive Olia noi andavamo sotto la pioggia, ma lei non c’era e siamo andati per le vie a cercarla. Finalmente l’abbiamo vista – una bambina piccola e bella, sorridente, con una grossa borsa sportiva.

– Olia, questo è per te, una regalo da Mosca, dal museo Lev Tolstoj. Tu sai chi era Tolstoj?

Abbassa gli occhi, intimidita.

– Non lo so.

– Era una grande scrittore russo. Uno dei più grandi. Questo pacco è arrivato da Mosca specialmente per te. Lì hanno letto le tue poesie. E ti hanno scritto una lettera.

Olia era perplessa, ma il sorriso non le andava via.

Le abbiamo raccontato del museo, di Darja e del suo figlio Ivan. Stavamo sotto la pioggia e ridevamo. Lei stringeva il suo pacco come un pregio sacro.

Le storie come questa, alle quali ho contribuito,  mi rendono molto felice. Sapete che gioia è aiutare gli altri?

Ovviamente a tutti i bambini del rifugio abbiamo portato dei regali – giochi e dolci.

La bambina nella foto a sinistra si chiama Cristina. Recentemente le è stata diagnosticata una forma difficile di diabete e lei vive a Lugansk. Negli ultimi 7 mesi i suoi genitori hanno ricevuto come stipendio solo 1000 hrivne (meno di 40 euro – NdT). Lei riceve l’insulina, ma nel resto del Donbass ci sono tanti problemi. Ha bisogno delle strisce reattive per misurare la glicemia.

Dopo che ho pubblicato un post su Cristina, ho ricevuto tantissimi aiuti – una scatola piena di glucometri e penne per il trattamento del diabete, una scatola di aghi, un pacco di strisce reattive di diversi marchi, l’insulina. Abbiamo dato alla bambina tutto ciò di cui aveva bisogno.

Anche quello che è rimasto lo daremo a chi ne ha bisogno. Ci siamo messi in contatto con l’associazione dei diabetici a Lugansk e abbiamo richiesto una lista delle persone più bisognose. Non abbiamo intenzione di dare le medicine a tutti, ma le vogliamo distribuire tra quelli che hanno la situazione più grave. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito alla raccolta. Avete aiutato tante persone. Non smetto di ripetere – quanta felicità aiutare gli altri!

Altri resoconti dei viaggi di solidarietà nel Donbass in
https://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25138-qce-gente-non-sparateq-una-testimonianza-dal-donbass.html
https://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25316-un-altro-viaggio-nel-donbass.html
https://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25509-e-un-obice-non-e-un-grad.html