Antifascismo

Negli ultimi quindici anni in Italia abbiamo assistito a una pesante recrudescenza di una cultura autoritaria, fascista e xenofoba che credevamo oramai sopita. Invece, a partire dai colpevoli processi di revisionismo storico non solo subiti ma spesso promossi dalle stesse forze della sinistra, si è aperto un varco letale attraverso il quale hanno potuto fare ritorno da protagoniste nel consesso della politica e della cultura forze di destra segnate dal marchio infame dell’intolleranza e dell’odio verso le istituzioni democratiche fondate sulla nostra Costituzione repubblicana e antifascista. Così, con la responsabilità di quelle forze democratiche che non hanno tenuto ferma la barra dell’antifascismo, in nome di una fraintesa riconcilazione nazionale basata sul recupero di pagine atroci e vergognose della nostra storia nazionale, oggi ci ritroviamo a contare i danni di cinque anni di governo Berlusconi che ha dovuto pagare dazio alle componenti più radicali della destra che rivendicano oggi il diritto di togliersi qualche soddisfazione dopo più di cinquanta anni di emarginazione politica: taglio dei finanziamenti ministeriali all’ANPI per la celebrazione del 25 Aprile, tentata riabilitazione politica dei fascisti di Salò tramite il riconoscimento dello status di “legittimi belligeranti”, polverone mediatico intorno alla vicenda delle Foibe istriane teso a presentare gli antifascisti come criminali. Ancora: il Presidente del Consiglio che tenta in prima persona di sdoganare politicamente il regime fascista, parlando di Mussolini come di un “folkloristico” dittatore che “non aveva mai ammazzato nessuno, al massimo si limitava a mandare la gente in vacanza al confino”. L’elenco potrebbe continuare ancora, con le molteplici piccole “pillole” di revisionismo storico che, quasi quotidianamente, vengono proposte a livello mediatico. Peggio ancora, da notare è la rinnovata agibilità politica di cui godono gruppi apertamente neonazisti come Forza Nuova e Alternativa Sociale (le “stampelle nere” della Cdl nelle elezioni politiche) e il progetto governativo di stravolgimento della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista, volto a creare un premier “plenipotenziario” con un Parlamento ridotto a una funzione poco più che “decorativa” e un Presidente della Repubblica pressochè completamente esautorato, oltre allo sfracello dell’unità nazionale sanzionato dalla sciagurata riforma federalista.
E se a livello politico accade questo, a livello sociale non si può non notare con preoccupazione il rinvigorirsi di un brodo di cultura fascista e squadrista che attraversa le piazze, gli stadi, i luoghi di aggregazione: giovani omosessuali pestati a sangue dopo vere e proprie spedizioni punitive, atti di vandalismo siglati con i simboli della croce celtica e della svastica, cortei provocatori dove riemergono gesti, simboli, inni che la storia avrebbe dovuto seppellire per sempre. Molti sono i giovani che riscoprono questo istinto bestiale di intolleranza e che rischiano di creare un pericoloso buco nero di valori democratici nelle nostre generazioni. Intanto nel Paese vi sono pesanti correnti di intolleranza verso gli immigrati e verso le diversità, tornano venti autoritari che sono anche venti di quell’anticomunismo feroce che da anni la destra vomita violentemente sull’opinione pubblica italiana. E’ necessario riprendere in mano il pallino dell’iniziativa politica e culturale sui temi della difesa democrazia, della Costituzione e dei valori dell’antifascismo, a partire da un punto irrinunciabile: l’unica pacificazione nazionale possibile è quella fatta sotto la bandiera della Resistenza antifascista, nel riconoscimento della centralità storica della lotta di libertà contro il nazifascismo e della natura “genitrice” della nostra Repubblica del movimento armato di Liberazione.
Appare chiaro che, in un contesto simile, una celebrazione come quella del 25 Aprile viene ad assumere un significato il quale, andando ben oltre la memoria dell’anniversario della nascita della democrazia italiana, è quello di una vera e propria giornata di lotta, il simbolo di una nuova Resistenza politico-culturale, la quale non può non essere combattuta accanto ai vecchi partigiani. A questo proposito necessaria è la nostra azione all’interno della Associaziona Nazionale dei Partigiani d’Italia. L’ultimo congresso dell’ANPI, da poco concluso, ha sancito ufficialmente un’apertura storica dell’Associazione verso le giovani generazioni, aprendoci le porte della propria organizzazione. La consapevolezza dell’ANPI, che è anche la nostra, è che è necessario un passaggio del testimone alle nuove generazioni dei valori dell’antifascismo e delle sue battaglie, nella speranza che i giovani proseguano nel cammino e nella diffusione dei valori per i quali molti altri giovani morirono. E’ opportuno quindi che i Giovani Comunisti si iscrivano in massa all’ANPI prestando la loro attività militante nell’Associazione e legando moralmente la nostra organizzazione con la loro, vivendo l’impegno antifascista come naturale proseguimento della nostra lotta di comunisti, come presupposto di qualsiasi battaglia di giustizia e libertà.