Haiti e Giamaica: l’influenza occidentale arretra nei Caraibi

di Delphine Jean, Atlas Alternatif | Traduzione a cura di Marx21.it

 

simpson millerI paesi a forte potenziale economico come i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) non sono i soli a resistere ai diktat occidentali. C’è anche il caso di piccoli paesi poveri che si affacciano sul Mar dei Caraibi (i quali del resto approfittano indirettamente dell’emancipazione dei BRICS).

 

E’ stato citato nel 2011 il caso dell’avvicinamento del Suriname e della Guyana al Venezuela. L’ultima iniziativa degna di nota che si muove nello stesso senso è quella della Giamaica.

 

Il nuovo primo ministro dell’isola Portia Simpson-Miller, del Partito nazionale del popolo (PNP) che ha vinto le elezioni del 29 dicembre scorso nel confronto con i laburisti (centro-destra), ha dichiarato al momento di assumere i poteri la sua intenzione di far uscire il paese dal Commonwealth per farne una repubblica, il che significa che la regina di Inghilterra cesserà di esserne la sovrana.

 

Io amo la regina (Elisabetta II) che è una donna eccellente…, una donna saggia e di alto profilo (…) Ma è venuto il momento di completare il processo dell’indipendenza”, ha dichiarato Simpson-Miller.

 

In Francia, il quotidiano di destra Le Figaro (8 gennaio), che definisce il primo ministro “populista” nota che “questa volontà di rompere i legami con l’ex impero è visto come un affronto dai britannici, nei primi giorni dell’anno dell’anniversario delle nozze di diamante di Elisabetta II”. “Il sentimento repubblicano avanza in Giamaica da molti decenni, aggiunge il quotidiano conservatore. Nel 1975 si è ritenuto che la canzone di Bob Marley No Woman, no Cry accennasse alla regina.”. Un referendum dovrebbe prossimamente avallare questa riforma costituzionale.

 

All’indomani dell’assunzione dei poteri, il 6 gennaio, il capo del governo della Giamaica ha ricevuto il vice-presidente del Consiglio di Stato cubano Esteban Lazo Hernandez. L’agenzia di stampa cubana Granma nel dare conto di questa notizia ricorda che l’ex primo ministro Percival Patterson, che ha governato l’isola dal 1992 al 2006 e che appartiene allo stesso partito di Simpson-Miller, è stato anch’egli un “amico di Cuba”. Nel 2001 si era pronunciato contro l’esclusione di Cuba dal CARICOM (organizzazione regionale filo-occidentale) che colpisce l’Avana da molti decenni. Sotto il suo mandato, la Giamaica è entrata a far parte di Petrocaribe, il progetto che permette all’isola di beneficiare di petrolio di qualità a prezzi all’1% di interesse di provenienza venezuelana. Hugo Chavez ha immediatamente chiamato Simpson-Miller dopo la sua elezione per invitarla a Caracas. La Miller ha risposto: “ Sono con voi e con autentico spirito bolivariano” (AVN).

 

La Giamaica beneficia delle cure attente di numerosi medici cubani: la Missione miracolo, attuata gratuitamente dai servizi medici cubani nel mondo per curare le malattie agli occhi, ha curato 20.000 giamaicani, un’iniziativa meritevole che è in concorrenza con quelle del paese del Nord come la missione dalla Florida Don Daly finanziata dalla Sandals Foundation (la fondazione filantropica della catena alberghiera di lusso Sandals Resort International che possiede Air Jamaica e moltiplica i profitti malgrado la crisi economica che conosce l’isola).

 

Anche la Cina è coinvolta nel sostegno al non-allineamento giamaicano. Il 7 gennaio, il primo ministro e i membri del suo governo hanno incontrato l’ambasciatore cinese Zheng Qingdianqui per discutere del prestito di 400 milioni di euro che Pechino concederà al Programma giamaicano di emergenza per l’impiego (PEEP).

 

L’elezione di Simpson-Miller (che era già stata primo ministro nel 2007) è avvenuta con una larghissima maggioranza (42 seggi su 63 nel Parlamento). In questo paese di 2,8 milioni di abitanti dove il debito ammonta al 130% del PIL, il primo ministro, che è nata in un ghetto di Kingston, si è impegnato a combattere la povertà e a creare posti di lavoro. Ha anche posizioni più aperte dei suoi avversari su temi come l’omosessualità (la qual cosa le è valsa accuse in seno al suo stesso partito di essere stata finanziata da gruppi omosessuali stranieri e le è valso l’invito del pastore Wellesley A. Blair, in uno dei suoi sermoni, a preservare la sovranità del paese a tale riguardo).

 

Su un altro piano, anche Haiti, malgrado il terribile terremoto che l’ha devastata nel 2010, e malgrado l’occupazione militare della missione di “mantenimento della pace” dell’ONU dopo il rovesciamento di Aristide da parte dei francesi e degli americani, tiene testa alle richieste occidentali proseguendo nel progetto di ricostruzione di un esercito di professionisti per difendersi. Nel novembre scorso, il Canada che è diventato un collaboratore importante dell’ingerenza dei paesi del Nord in America Latina (ciò è stato particolarmente evidente dopo la rielezione di Daniel Ortega in Nicaragua nell’autunno scorso), ha fatto sapere che si opporrà alla ricostituzione di questo esercito in ragione dei costi dell’operazione. Qualche giorno più tardi tutti gli occidentali hanno dichiarato che non metteranno un soldo per finanziare il progetto. Anche l’ex presidente del Costa Rica e premio Nobel della pace Oscar Arrias si è mobilitato per dissuadere il presidente haitiano Michel Martelly dal ricostruire l’esercito, ma subito dopo quest’ultimo, in una conferenza stampa all’Avana (non è probabilmente una coincidenza) dove doveva incontrare Raul Castro, ha precisato che Cuba sarebbe pronta a formare 500 uomini, per un costo di 25 milioni di dollari che potrebbero essere prelevati dal bilancio della polizia. Una commissione è stata incaricata di esaminare il progetto e ha steso un rapporto favorevole, reso pubblico il 1 gennaio in occasione del 208° anniversario dell’indipendenza del paese. Per molti haitiani il rimpiazzo della forza dell’ONU con un esercito nazionale è indispensabile alla dignità e alla sovranità del paese.

 

Le relazioni di Haiti con Venezuela e Cuba, come quelle della Giamaica con gli stessi paesi, sono in buona forma. Il Venezuela è stato il primo paese (proprio davanti agli Stati Uniti nel volume) nelle promesse di donazioni dopo il terremoto del 201; gli aiuti alimentari provenienti da Caracas sono affluiti per tutto l’anno 2010, e le installazioni energetiche che trattano il petrolio venezuelano di buona qualità nel quadro dell’accordo Petrocaribe rappresentano un quinto del consumo di energia elettrica del paese. Centinaia di medici cubani operano ad Haiti e la Scuola latinoamericana di medicina (Elam) di Cuba ha anche formato circa 700 medici haitiani, mentre altri 300 seguono un corso di formazione in una succursale dell’Elam a Santiago di Cuba.