Macron rafforza la presenza coloniale della Francia in Africa

macron saheldi Mauro Gemma per Marx21.it

La visita del presidente francese nel Ciad è avvenuta in coincidenza con l’intensificarsi della crisi sociale nel suo paese e con l’annuncio da parte di Trump di un possibile disimpegno militare statunitense in Siria.

Mentre il governo di Parigi era impegnato a fronteggiare la rivolta dei “gillet gialli” in Francia, il 22 e 23 dicembre dell’anno appena trascorso, il presidente Macron si recava nel Ciad, dove ha promesso di rafforzare la già impressionante presenza militare del suo paese nel Sahel, con l’abituale pretesto della “lotta contro il terrorismo”.

La visita è avvenuta in singolare coincidenza con l’annuncio da parte di Trump di essere intenzionato a ritirare le truppe statunitensi dalla Siria. La notizia del viaggio di Macron è praticamente passata inosservata nel mainstream del nostro paese (con il colpevole e ipocrita sostegno anche di parte consistente della “sinistra” italiana, che sembra non disdegnare di dare manforte agli ambienti del Pentagono e alle perplessità dell’UE in merito alla decisione prospettata dal “tycoon” Trump), impegnato a sostenere le ragioni dei falchi statunitensi contrari – ovviamente per le solite ragioni “umanitarie” che giustificano ogni aggressione militare imperialista nel mondo – a qualsiasi misura che allenti le tensioni negli scenari internazionali.

Quella di Macron è stata la sua sesta visita nel Sahel e la prima nel Ciad, dove il presidente francese ha tenuto colloqui con l’omologo Idriss Déby, nel corso dei quali ha esaltato la “grande qualità” delle relazioni franco-ciadiane, in particolare in merito all’impegno dei militari di Djamena a fianco delle truppe della spedizione coloniale francese nella lotta contro il “terrorismo” nell’area del Sahel.

Macron ha definito “eccellente” l’accordo pluridecennale di cooperazione tra i due paesi (ricordiamo l’appoggio francese al Ciad ai tempi della guerra contro la Libia di Gheddafi), ribadendo che la Francia, in collaborazione con l’Unione Europea che dovrebbe partecipare con un finanziamento di 55 milioni di euro, continuerà a fornire sostegno, oltre che militare, anche economico al Ciad, che sta affrontando una profonda crisi umanitaria dovuta alla grave siccità che da tempo colpisce questo paese.

Il presidente francese ha anche annunciato il sostegno di Parigi (e dell’Unione Europea) all’organizzazione delle elezioni legislative e municipali in Ciad nel maggio 2019 per contribuire al “buon governo” del paese africano: questo significherà ovviamente il controllo assoluto da parte dell’imperialismo francese del “buon esito” del processo elettorale e la garanzia della continuità della sudditanza del Ciad agli interessi politici, economici e militari della “grandeur”.

Nella base militare francese di Djamena, dove è stato installato il comando dell’operazione Barkhane – operante dal 2014, con 4500 soldati di Mali, Niger e altri paesi del Sahel – oltre a un distaccamento aereo e un centro per le trasmissioni, Macron, accompagnato dal ministro della Difesa Florence Parly, ha ascoltato dal comandante del dispositivo, il generale Frédéric Blanchon, un rapporto sulla situazione militare nella regione.

L’obiettivo di Parigi, con interessi economici in diversi paesi del Sahel, ex colonie francesi, è intensificare la partnership militare con la forza congiunta del G5 Sahel, creata con il sostegno dell’Occidente e di cui fanno parte la Mauritania, il Niger, il Mali, il Burkina Faso e il Ciad.