Impero: elezioni, i mali maggiori

urna vote usadi Mark Epstein

Da decenni la dinamica duopolistica, manichea, delle non-scelte, o scelte impossibili tra le due ali dell’oligarchia, continua a degenerare verso gli abissi.

Ma forse mai come in questa tornata elettorale la ‘scelta’ è così fisicamente segnata dai miasmi dell’Impero, sembra segnare anche proprio fisicamente nelle figure dei due contendenti, in modo allegorico rispetto ai poteri che stanno dietro la ‘scena’, il degrado e la totale corruzione e cancellazione di qualsiasi prospettiva che non sia quella del sopruso, del ricatto, dell’estorsione, dal livello più micro della politica locale, al livello più macro delle escalation di sopraffazione dell’Impero a livello internazionale in tutti gli ambiti: ‘diplomatico’, (il)legale, delle infinite manipolazioni dei servizi, o delle sanzioni e dei ricatti come l’unica mossa ormai quotidiana delle (pseudo) transazioni ‘commerciali’.


Alcuni dati elettoralistici

In realtà la contesa sembra in modo grottescamente farsesco spesso essere quasi una corsa a chi riesce a inanellare più errori, più gaffe e più mosse auto-lesioniste e controproducenti, ma sinora alla fine del conteggio del numero sterminato di passi falsi, dai sondaggi, non sempre affidabili, ed in continua mutazione, Biden sembrerebbe ancora avere qualche vantaggio con gli elettori.

Biden ovviamente può contare soprattutto su una serie di situazioni e di fatti che non hanno nulla a che fare con una sua qualsiasi competenza, programma, visione od altro, ma soprattutto su elementi da force majeure come la pandemia covid e via dicendo.

Vista la sua ben nota propensione alle gaffe, il personale che lo attornia sinora ha cercato di tenerlo il più nascosto possibile. Questo soprattutto perché la sua condizione fisica e mentale, come dovrebbe risultare ovvio a qualunque osservatore un po’ attento, è al livello del degrado senile, difficile dire quanto grave, ma a livello di ciò che i cremlinologi imperiali amavano molto ai tempi dell’URSS, e cioè la speculazione quasi chiromantica sulla salute degli avversari. In una, non si sa se gaffe o piuttosto lapsus freudiano, Kamala Harris, scelta dopo una disastrosa performance nelle primarie (semplicemente, come Biden, perché esiste, ma, ha anche due carte identitarie da giocare: è donna e non è ‘bianca’…), ha parlato della ‘sua’ amministrazione, di cui anche Biden poi avrebbe fatto parte… Il che è tutto dire…

Evidentemente di programma non se ne parla in pratica: le carte che i ‘professionisti’ della manipolazione elettorale imperiale giocano sono de facto semplicemente che Biden, benché in realtà offra praticamente nulla oltre la, quasi, presenza fisica, NON è Trump. Consiste solo in questo tutta la strategia dell’élite oligarchica Dem. Come è risultato chiarissimo dalle primarie, Biden è la rifrittura più stantia, ma scusate il misto di metafore, ancora più drasticamente annacquata rispetto al 99% di promesse non mantenute del regime Obama. Cioè il peggio del neoliberalismo, con dosi sempre più massicce di coperture propagandistiche e iper-ipocrite, soprattutto gestito dietro le quinte dai servizi e da ‘media’ che si riducono ogni secondo di più ad essere semplicemente i porta-parola dei servizi stessi. Su questo aspetto della deriva neototalitaria dell’Impero, dove la NatSek State e tutto l’enorme universo oscuro, in gran parte anche ‘privatizzato’ (analogamente alla mercenarizzazione di parti delle forze di occupazione dell’Impero all’estero) tornerò in un altro intervento (dando anche link di appoggio e verifica). Non per nulla dalle ultime elezioni ad oggi questo apparato dei servizi e delle loro maschere mediatiche ci ha servito senza interruzione gli ueber-complottismi di Russiagate, e tutti i complotti satellitari, di cui ancora oggi devono fornire la benché minima prova inconfutabile e capace di entrare nel merito delle accuse.

Per riassumere la strategia dell’oligarchia Dem: Biden è quasi (!) presente, e questo il loro atout, non Trump. Questo il livello di concretezza, di propositività, di preoccupazione per ‘i cittadini’ che l’ala oligarchica Dem propone come proprio menu. Appena si gratta, si scalfisce appena la superficie, si vede qual è la realtà di questo neoliberalismo in crescendo neototalitario: nel bel mezzo della più grave emergenza sanitaria del dopoguerra, Biden ha promesso di opporre il veto a Medicare for All, la proposta della piattaforma Sanders che, almeno parzialmente, avvicinerebbe un po’ il sistema di assistenza sanitaria a dei minimi civili comparabili al resto del mondo occidentale. Questo quando, a causa delle misure di contenimento del covid prese, e le loro ricadute economiche iper-catastrofiche, mai la disoccupazione è stata così massiccia dal dopoguerra, e mai, perché connessa alla perdita del posto di lavoro, cui l’assicurazione malattia è quasi sempre abbinata, ci sono stati così tanti lavoratori senza copertura medica ed assistenziale minimamente decente. Si potrebbe prendere qualsiasi altra questione di politica interna, e il marciume neoliberale delle posizioni dell’équipe Biden sarebbe analogo.

Anche per queste ragioni, abbinate con la senescente e spesso collerica, letteralmente demenziale, maschera imperiale di Biden, l’ala oligarchica Dem cerca qualsiasi pretesto per evitare qualsiasi dibattito tra Biden e Trump (Pelosi: Trump non merita un dibattito perché ha disonorato la presidenza, Shillary Klinton: nyet a tutto ciò che Trump propone e rappresenta, ecc. ecc.), che evidentemente sarebbe catastrofico per Biden, nonostante i ‘media’ come sempre in tutti questi anni del regime Trump, farebbero di tutto per depistare, imbellettare, svicolare, censurare la realtà di Biden e soprattutto ciò che sta dietro la sua facciata, la fognatura imperiale ueber-corrotta di Wall Street, dell NatSek State, di tutta la “military-industrial Komplex” e via dicendo.

Passiamo ora al regime Trump, ed a tutti i modi in cui anche l’ala Rep sta inanellando una serie sterminata di errori e di passi falsi in vista delle presidenziali. 

Ovviamente come prima di lui Obama, Trump non ha mantenuto praticamente nessuna delle promesse elettorali fatte, ma ha funto da cane d’attacco della classe imprenditoriale più retriva, nazionalista ed orientata nel senso delle vecchie politiche di grande potenza con meccanismi di estorsione e ricatto da trasparenti a smaccatamente amplificati. Questa una delle caratteristiche ‘imperdonabili’ di Trump dal punto di vista dell’oligarchia neoliberale Dem di camuffamento obamiano, dove tutto deve essere nascosto, niente deve trasparire (la guerra senza precedenti ai ‘whistleblower’), tutto deve essere negoziato dietro le porte chiuse della mafia neoliberale globale, e di tutte le dependences ultra-servili che fanno capo ad essa, come UE ed altri dintorni occidentali ed inglesi.

Dal pacchetto fiscale smaccatamente a favore dei mega-miliardari e della peggior feccia aziendale, al non aver praticamente portato nulla come posti di lavoro promessi, al proseguimento della peggior politica di sovversione e colpi di stato dell’era di Reagan, Oliver North, Elliot Abrams ecc. in America latina: in Bolivia, Venezuela, Ecuador; in Argentina e Brasile prosegue il sostegno ai regimi seguiti ai colpi di stato ‘soft’ indotti dall’Impero; continua il supporto spudorato al neofascismo sionista, all’Arabia Saudita, agli Emirati, ecc.; si accentua l’aggressività senza precedenti soprattutto contro Iran e Cina.

Se il regime Trump può sbandierare la pseudo-verità, più che altro un gioco formale da scolastica, del non aver “inaugurato nuove guerre” questo è soprattutto perché le operazioni (“black ops”) di tutta la gamma di servizi imperiali neototalitari mai si è impegnata di più in operazioni di putsch, assassinio, destabilizzazione, orchestrazione di nuove “rivoluzioni di colore” (Belarus), di “false-flag operations” (come l’attentato a Navalny, con il tanto amplificato “Novichok”, già usato nella montatura Skripal: tornerò sull’episodio, ma come nel caso delle montature degli attacchi chimici in Siria e della strumentalizzazione occidentale della OPCW, nessun servizio, anche di dilettanti, tanto meno uno dei servizi delle massime potenze mondiali, userebbe agenti nervini con tutti i loro svantaggi, e tanto meno ripeterebbe la ‘carta da visita’ Novichok, anche se si ammettesse che il governo di Putin potesse trarre qualche vantaggio da un attacco a Navalny, che è ovviamente un’ipotesi assurda; il tutto, in combinazione con Belarus, indica un’operazione occidentale, sia con i soliti obiettivi russofobi, sia, nel caso della Germania, e di alcuni suoi elementi più venduti all’Impero, di cercare di creare un ennesimo pretesto per depistare il gasdotto Nordstream 2. Dell’elenco sterminato di questi “servizi” dei servizi, ecco una minima frazione: l’assassinio di Soleimani, il furto delle petroliere iraniane dirette in Venezuela, gli attacchi terroristici seriali in Iran a base di incendi ed esplosioni, tutte le manovre per innescare un tentativo di rivoluzione colorata a Hong Kong, le riprese guerrafondaie e provocatorie nei rapporti con Taiwan. In questi ultimi casi i servizi stanno semplicemente proseguendo la politica del regime Obama della “pivot to Asia”.

Non che si possa accusare Trump di essere pienamente cosciente e/o in controllo dei servizi NatSek, perché sembrerebbe molto sprovveduto e disinteressato a saperne i minimi dettagli, e solo così uno potrebbe fare dei tentativi patetici con la Corea del Nord ed in Afghanistan (un po’ meno) mentre sceglie per le posizioni più importanti personaggi Neocon iper-totalitari e disgustosi come Bolton e Pompeo.

In realtà nel loro non concernersi affatto dei dettagli, del personale, e, soprattutto nel caso di Obama, nell’evitare di fare qualsiasi investimento del proprio ‘prestigio’ politico per una qualsiasi politica, Trump ed Obama si rassomigliano parecchio. Solo che nel caso di Trump si tratta di narcisismo, incompetenza ed incapacità di portare a fondo e seguire, mentre nel caso di Obama era anche una politica cosciente di ‘distanziamento’ come tattica per evitare responsabilità, abbinata penso ad una sua, forse parzialmente incosciente, adozione del modello del ‘pastor’ afro-americano, tutto ugola d’ora, ma zero sostanza e/o capacità di implementazione e realizzazione.

In tutti i modi, come era del resto prevedibilissimo, Trump non ha fatto nulla per contenere gli apparati militari, né quelli della NatSek State, benché siano proprio loro i principali agenti e orchestratori di tutte le manovre sia per defenestrarlo, sia per appiccicargli l’immagine del fascista e del tiranno da “banana republic”, mentre in realtà sono proprio gli apparati della NatSek State che stanno usando tutto il menu di propaganda, interventi, ecc. improntati alla destabilizzazione di regimi del Terzo Mondo contro almeno parti del regime Trump e dei suoi tentativi di PR e ‘presentazione’ mediatica (su tutto questo enorme universo delle “black ops” e dell’effetto di “blowback” da consultare è il grande storico Chalmers Johnson, che è poi stato per un po’ consulente della CIA, e poi un ‘grande’ pentito con libri importanti a riguardo). Non ha fatto nulla di nulla in pratica riguardo alcune promesse più o meno populiste nell’area economica, ecc.

Il fattore comunque che sinora sembra essere decisivo è stata la sua catastrofica non-risposta all’emergenza covid, in parte perché presa sottogamba, ma soprattutto perché si è cercato di minimizzarla in modo incosciente e criminale. Le interviste uscite molto recentemente da parte di Woodward a Trump documentano infatti benissimo il fatto che Trump fosse consapevole della gravità della pandemia.

Quello che ovviamente tutti gli apparati di potere della Duopoly invece occultano sono molti degli elementi più importanti per capire i tempi e la natura di questo intervento. Ovviamente Woodward aspetta con tempismo questo momento appena precedente le elezioni. Woodward che, già con Nixon ed il famoso Watergate che lo catapultò nell’universo dei famosi, era vicino alla NatSek State, e che, come analisi di una sinistra reale ai tempi già rivelavano, operava per rimuovere Nixon proprio per conto di interessi di questi stessi apparati (non per nulla il famoso “Deep Throat” si è rivelato essere uno dei personaggi più altolocati della FBI ai tempi). Ma non solo: tutti i media oligarchici hanno evidenziato il fatto che Trump sapesse, ma hanno VOLUTAMENTE occultato il fatto che queste conoscenze gli venissero da conversazioni con il premier cinese Xi Jinping. Il che ovviamente mostra in tutta la sua spudoratezza le manovre del regime Trump per scaricare su altri la propria condotta criminale, soprattutto colpevolizzando in tutti i modi, complottisti e non, la Cina, per qualcosa di cui ovviamente non era per nulla responsabile, e soprattutto inserendo il tutto nell’aggressione economica, istituzionale, diplomatica senza precedenti e senza sosta che è stata forse l’unica ‘linea’ propagandata, falsamente, come indice delle proprie azioni populiste. In realtà anche al livello più banale, se Trump volesse davvero far rientrare posti di lavoro in un’ottica populista-nazionalista, potrebbe semplicemente introdurre delle leggi contro tutte le aziende USA per cui, se vogliono vendere prodotti nel mercato americano, devono produrre x percentuale su suolo imperiale, e/o imponendo tasse e tariffe sui loro prodotti, e/o prendendo misure fiscali adeguate contro le loro manovre per ‘nascondere’ capitali e profitti offshore, e via dicendo… Ma ovviamente qui si rivela nel modo più eclatante quanto il tutto sia semplicemente smaccato imperialismo a fini di dominio globale di stampo nazista, e che Trump, così come l’ala Dem dell’oligarchia, non abbiano nessuna intenzione di toccare gli interessi delle multinazionali e della “donor class” che li paga, e paga tutto il teatro parlamentare di farsa ‘democratica’ inscenata nell’Impero da decenni (per non dire ormai quasi secoli).

Il regime Trump cercherà pure esso di giocare una sua carta nel periodo finale antecedente al voto, e cioè cercherà di fare arrivare al pubblico i risultati dell’inchiesta di John Durham riguardo gli orchestratori dello ueber-complottismo di Russiagate, perlomeno a livello delle persone coinvolte nei bassi ranghi, la manovalanza. Per i più altolocati, vista anche l’incompetenza, il narcisismo ecc. di Trump a livello individuale, difficile dire se abbia anche solo una persona di qualche rango le cui lealtà siano più verso di lui che verso la NatSek State. Forse Bill Barr, ma è difficile da dire…

Per quanto riguarda l’elettorato, dal poco che si riesce a discernere nella nebbia e confusione e costante aggiornamento dei sondaggi, sembrerebbe che Biden abbia il sostegno soprattutto delle fasce di età più anziane (anche per via della paura da covid), molto meno quelle giovanili (anche per via della totale assenza di qualsiasi programma di ripresa economica dalla pandemia).

Trump, molto a sorpresa, viste le politiche draconiane anti-migratorie, ha un sostegno maggiore del previsto tra fasce dell’elettorato ispanico, moderato-conservatrici, in parte dipendenti da prospettive economiche.

L’ala Rep e Trump hanno avuto un modesto rialzo nei sondaggi dopo la Convention, soprattutto perché hanno dato la parola a vari membri della classe operaia, schifati dai tradimenti del regime neoliberale obamiano, ma ora che si tratterebbe di far passare aiuti seri come un parzialissimo tamponamento alle catastrofiche ricadute economiche delle misure anti-covid, Trump come al solito non riesce a persistere, e non riesce a far prevalere la sua linea tra le élite Rep.

Sanders, in una serie sterminata di interventi demagogici, dopo la sua ritirata meschina e codarda alle primarie, si sputtana in modo sempre più svergognato per Biden, adottando tutti gli spauracchi tipo “Germania nazista” che i servizi e l’oligarchia Dem propalano dalla sconfitta del 2016 (e di cui si fanno eco anche grandi nomi, ormai anche loro sulla via del tramonto e della senescenza come Chomsky, senza sapergli dare la benché minima plausibilità storica o istituzionale). Per Sanders Biden sarà di gran lunga il più grande presidente dopo Roosevelt, bisogna votare Biden per salvare la “democrazia” (che la sua campagna ha esperito in tutta la sua gloria); ha fatto finta di ‘criticare’ Biden dicendo che deve parlare (!!) di più di misure economiche, nonostante l’entourage di Biden abbia a ripetizione dichiarato che non ci sono soldi per far nulla, e da decenni continui ad attaccare la Social Security ed altri servizi assistenziali e previdenziali, continuando a sostenere politiche di austerità! Sanders è quindi il solito demagogo, che consiglia a Biden una demagogia più efficace, sapendo benissimo che nella realtà questo atteggiamento si traduce un tradimento ancora più eclatante…

Quindi la ‘scelta’ si riduce in realtà a quella tra il populismo demagogico di Trump, con elementi nazionalisti di destra forti, e occasionali venature e sconfinamenti di stampo fascistoide e, dall’altra parte, al neoliberalismo con dinamiche neototalitarie riguardo libertà, “media,” diritti individuali e di associazione, sanità, impiego, ecc. ecc. sempre più forti. La strumentalizzazione della “paura” e dell’informazione, anche riguardo i dati ‘scientifici’ della pandemia, così come la escalation del divisionismo manicheo da parte Dem durante questi anni è patente, e la sottolineatura di un’immagine ‘fascista’ di Trump fa parte di quest’operazione. Per dare solo uno dello sterminato numero di esempi, da qualche mese si propala nei media una teoria della cospirazione che Trump si rifiuterebbe di cedere la presidenza a novembre qualora fosse sconfitto. Ma, in realtà, è stata la Shillary Klinton a dichiarare a più riprese, in modo molto smaccato, che l’ala Dem non deve accettare i risultati delle elezioni “in qualsiasi circostanza.” Viste le controversie dell’introduzione massiccia del ballottaggio per posta, delle legalità controversa della raccolta di firme nelle modalità “vote harvesting” in molti stati, saranno proprio le procedure stesse, i tempi, i conteggi la loro verificabilità ad essere molto dubbie e contestate (e naturalmente, oltre a Trump, l’ala Dem dell’oligarchia che è la facciata dei servizi, ha pronta la immediata propaganda di turno per spiegare, ‘giustificare’, ecc. qualsiasi errore, crimine della loro parte: sono, come sempre i russi, che non hanno niente di meglio da fare al mondo che orchestrare tutto il male del mondo, idest dell’Impero…).

In realtà è questa stessa ala Dem ad introdurre le misure più neototalitarie per cercare di ‘garantirsi’ i voti: l’eliminazione del partito dei verdi e del loro candidato dal ballottaggio in molti stati (vedi qui).

Strumentalizzazioni

L’ala oligarchica Dem ovviamente preferirebbe una vittoria di Trump al dover fare anche la benché minima concessione di stampo social-democratico annacquato (cf. la piattaforma del movimento Sanders). Ma sanno che, almeno a livello elettoralistico e statistico ci sono almeno due ragioni importanti che spiegano la sconfitta della Shillary nel 2016: gli afro-americani in gran numero non hanno votato (sia per ragioni identitarie dopo Obama, sia perché ovviamente la neoliberale neototalitaria Shillary non aveva nulla da offrire…) e anche molti giovani sono restati a casa e non hanno avuto alcun forte motivo di votare.

Queste in realtà le due ragioni strumentali e di parte per l’ossessione dell’ala Dem sia riguardo il voto per posta, sia riguardo la strumentalizzazione delle dimostrazioni almeno a livello di superficie e propaganda mediatica ‘anti-razziste’, sia Black Lives Matter (BLM) che dintorni. Sono le due misure grazie alle quali sperano di colmare quelle che loro vedono come ‘le’ ragioni della sconfitta nelle presidenziali precedenti…

Sulle dimostrazioni BLM e tutto il contorno di propaganda demagogica dovrei tornare in un altro pezzo, dove posso fornire documentazione e verifica sostanziale, ma per ora faccio solo un nome molto utile per una contro-informazione molto importante riguardo la maggior parte dei temi invocati dai dimostranti (quando in buona fede, quando strumentalizzati): Adolph Reed Jr., da decenni militante a sinistra, molto acuto nell’analisi dei rapporti tra questioni di classe ed ‘identitarie’, proveniente da una famiglia militante, con esperienza di tutti i fenomeni più importanti dalla Depressione degli anni ’30, agli anni ’60, al degrado postmoderno del mondo accademico, ecc. ecc. In rete troverete ottime interviste, così come anche ottimi suoi saggi, inclusa una critica geniale di Obama e di tutto il falso di cui è latore, pubblicata in rivista prima della sua elezione a presidente…

Resto del mondo

Come con quasi ogni tornata elettorale presidenziale dell’Impero, per il resto del mondo si tratta di un peggioramento costante ed in crescendo, indipendentemente da chi venga eletto.

Non per nulla tutte le misure più aberranti, neototalitarie, ueber-aggressive del regime di Trump sul resto del globo hanno sempre trovato il plauso, l’appoggio o la critica perché troppo timide (Russia, Siria, Europa dell’Est, NATO, ecc.) dell’ala oligarchica Dem. Per motivi delle fazioni NatSek ed aziendali alle spalle, l’ala Trump continuerebbe ad essere relativamente più anti-cinese, quella Dem più (anche relativamente, ma forse di più) anti-russa, ma si tratta di differenze non enormi. 

Tutta l’area proconsolare, iper-servile, della UE, che non seppe ai tempi reagire in modo anche minimamente adeguato all’aggressione di Bush in Iraq, e che non fece nulla di nulla per frenare le aggressioni di Obama, anche con le manovre di Trump in America latina, Cina, Libia, Est europeo o non ha fatto nulla o (quasi sempre) è stato servile ed ueber-ipocrita complice; solo sull’Iran ha fatto proteste sottovoce, ma più che altro per cercare di convincersi che non era ai livelli di connivenza e corruzione ai quali è invece giunta.

Basta vedere le (non) reazioni a tutta la gamma sterminata di sanzioni contro il resto del globo, la de facto (non) reazione riguardo ricatti, estorsioni, teppismo ecc. riguardo la Nortstream2; la Germania recentemente ha offerto, da bravo scugnizzo, di comprare qualche miliardo di dollari di gas liquido da fracking dell’Impero per cercare di rammollire e comprare il benvolere del mammasantissima imperiale…

Altro che le serialmente decantate propagande riguardo gli infiniti ‘Hitler’ nel mondo a capo di regimi non sufficientemente servili nei riguardi dell’Impero, che vertevano sul solito cliché dell’“appeasement” ai tempi dell’invasione nazista della Polonia. 

Cosa sarebbero allora i servilismi e le inazioni della UE da molti anni ormai a questa parte riguardo i comportamenti dell’Impero sanzioni, aggressioni, putsch, attacchi ed aggressioni contro la Corte Internazionale dell’Aia, comportamenti anche molto peggiori all’ONU, il trattamento di Assange, di Snowden, di Wikileaks, le aggressioni seriali contro l’Iran, l’assassinio di Soleimani, Nordstream2, le ingerenze nella OPCW, e così via all’infinito?

Questo è appeasement alla milionesima potenza, è de facto avere popolazioni dell’Europa occidentale che non sono altro che appendici inconseguenti dell’Impero, illuse di avere una qualche rappresentanza politica, mentre in realtà sono solo manovalanza già comprata dall’Impero grazie alla iper-corruzione e servilismo della classe politica ai vertici dell’UE…

L’unica ‘lezione’ imparata? Ora anche il micro-parassita Macron, ad imitatio di Trump, minaccia sanzioni nel ‘feudo’ storico-coloniale libanese, se non ottiene la ‘sua’ schiera di marionette neo-coloniali a servizio.