La Cina e la protezione dei diritti umani. Zhang Yonghe

LA CINA E LA PROTEZIONE DEI DIRITTI UMANI Copertina 470x260di Marco Pondrelli

Mai come oggi i diritti umani sono entrati nel dibattito politico, purtroppo spesso questo argomento è usato come una clava per attaccare gli Stati non allineati all’Occidente. Propio per questo prima di affrontare questo tema è bene chiarire di cosa si parla. Il libro di Zhang Yonghe, in realtà frutto di una collaborazione che ha coinvolto molti ricercatori, parte dall’individuazione e della chiarificazione di questo punto, affermando che ‘mettere in atto i Diritti Umani non è affatto semplice come scrivere parole in testi legali’ [pag. 9].

Il primo punto da affrontare è quello dei diritti sociali, citati anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo all’articolo 25 laddove si sostiene che ‘ogni individuo ha diritto a un tenore di vita adeguato alla salute e al benessere proprie e della sua famiglia’ [pag. 14], questo vuole dire che se non si risolvono di sussistenza e sopravvivenza non si può parlare di diritti umani. L’Occidente sempre pronto a puntare il dito ed ergersi a paladino del Navalny di turno dovrebbe porsi il problema dei tanti poveri che si nascondono nelle sue periferie. Prima dello scoppio della pandemia (e successivamente le cose sono peggiorate) la statistiche dicevano che molti italiani rinunciavano alle cure mediche per troppo poveri, chi non garantisce i diritti dei propri cittadini non può essere censore delle mancanze, vere o presunte, degli altri Stati.

In Cina alla diminuzione della povertà, 700 milioni di poveri in meno [pag. 14], si è accompagnata l’aumento dei salari [pag. 38], delle pensioni ed il miglioramento del sistema educativo. Lo sviluppo che porta ad un miglioramento complessivo della vita del popolo cinese è intrinsecamente un m miglioramento dei diritti umani.

Oltre ai diritti sociali la Cina ha fatto passi avanti anche nella difesa dei diritti sociali e politici. Chi esamina la Cina lo fa con vecchie categorie, non si può negare l’aumento della partecipazione popolare (basti pensare all’iter del piano quinquennale) che avviene anche attraverso l’utilizzo di internet. Inoltre la Cina sta strutturando lo Stato di diritto, con importanti riforme avviate anche nel sistema giudiziario (con una forte limitazione dell’utilizzo della pena di morte). Nei giorni in cui a Minneapolis si è aperto il processo al poliziotto accusato della morte di George Floyd (simbolo delle tante morti di afroamericani mai perseguite), vanno ricordate le 208 condanne a procuratori accusati di avere estorto confessioni agli imputati con la forza.

Vi è infine il tema dei diritti umani internazionali. La Cina per bocca del suo Presidente Xi Jinping ha parlato di ‘una comunità umana dal futuro condiviso’, concetto che ‘non è inteso solo a servire gli interessi nazionali della Cina, ma anche a beneficiare i Paesi vicini e raggiungere uno sviluppo comune’. Questa affermazione apre la strada alla riflessione sul contesto internazionale. In un’intervista pubblicata su ‘la stampa’ (30 marzo) il neo Segretario di Stato statunitense Tony Blinken dichiara : ‘il punto non è contenere la Cina o tenerla in basso, ma preservare il sistema dell’ordine internazionale basato sulle regole, su cui tutti abbiamo investito così tanto negli ultimi 75 anni, e che ha servito bene i nostri interessi e valori’. È una dichiarazione interessante, purtroppo pecca di eccessivo ottimismo, se fino all’89 il sistema internazionale, per quanto imperfetto, ha garantito non la pace (Corea, Vietnam…) ma almeno ha evitato precipitazioni disastrose, dopo le cose sono andate diversamente. Blinken pensa che la guerra di aggressione in Iraq, ma è solo un esempio, costruita su false prove rientri nel solco delle regole internazionali? Un diritto inalienabile è quello alla sicurezza di un popolo e di uno Stato, che solo il diritto internazionale può garantire. Gli Stati Uniti continuano a punire unilateralmente , sia attraverso sanzioni sia attraverso guerre, paesi che loro giudicano non democratici e non rispettosi dei diritti umani, questa atteggiamento è l’opposto di quello cinese di destino condiviso in cui gli Stati, grandi o piccoli, ricchi o poveri, contano allo stesso modo.

La Cina contribuisce allo sviluppo dei diritti umani nel mondo non solo svolgendo il suo ruolo nella comunità internazionale ma anche attraverso la nuova via della seta, un progetto di sviluppo e di lotta alla povertà. Nel suo discorso tenuto a Davos nel 2017 Xi Jinping non condannò la globalizzazione intesa come cooperazione fra Stati e fra popoli, ma le diseguaglianze e le storture ancora presenti, che erano e sono il vero ostacolo al completo sviluppo dei diritti umani. Per raggiungere questi obiettivi è però necessario che gli Stati Uniti abbandonino le pretese di supremazia mondiale. Gli ultimi 30 anni dimostrano che la loro idea di mondo unipolare non funziona ma purtroppo le prime mosse del nei-Presidente Biden vanno pericolosamente nella direzione sbagliata.