L’alternativa cinese

bambini pccdi Alessandro Pascale

da Storiauniversale.it.

È terminata la pubblicazione dei contenuti riguardanti la storia degli Stati Uniti, ossia i capitoli 13 e 14 della Storia del Comunismo, raccolti in un’unica sezione reintitolata TOTALITARISMO E IMPERIALISMO DEGLI USA

Dovrebbe seguire ora il capitolo 15, dedicato alle vicende dell’Europa orientale, ossia alle vicende dei paesi socialisti formatisi nel secondo dopoguerra (1945-48) e sopravvissuti fino alla dissoluzione dell’URSS (1989-91). Lasciamo per ora in sospeso la questione, non perché non sia necessario sfatare molteplici miti anche in questa storia, ma per l’urgenza politica che pone la questione cinese.

La pandemia in corso sta accelerando i tempi del sorpasso della Cina sugli USA, il cui impero è in netto declino economico e politico. Il dato storico è lampante e straordinario, testimone della superiorità nella conduzione politica di un adeguato partito comunista rispetto all’inadeguatezza sempre più evidente delle élite borghesi occidentali. L’epidemia in corso, con la crisi socio-economica che ne consegue, sta incrinando molte certezze nella gente comune, anche se in Occidente il totalitarismo “liberale” lavora alacremente per mantenere nell’inganno e nell’ignoranza la maggioranza della popolazione. Non devono far capire che la “via cinese al socialismo” sta risultando un percorso adeguato, efficace, equilibrato, il più utile per migliorare le condizioni di vita della gran parte dell’umanità, portando i suoi benefici non solo ai cinesi stessi, ma anche ai popoli del “terzo mondo”, che negli ultimi decenni hanno potuto emanciparsi almeno parzialmente dalle imposizioni monopolistiche delle multinazionali e dei governi occidentali. 

Secondo gli “standard” classici del marxismo, e secondo la stessa dirigenza del PCC, la Cina non è un paese socialista, ma sta seguendo un lungo percorso per giungere a quell’obiettivo. Semplificando molto, si potrebbe dire che nella presente fase storica il modello cinese sia una forma economica moderna ed eclettica, combinante socialismo e keynesismo, in una formula controllata e pianificata da una sovrastruttura politica guidata dal partito comunista. Il confronto con le misure prese dai governi borghesi, sia negli USA che in Unione Europea, è impietoso e imbarazzante. Lo mostrano nel nostro paese i 500 morti quotidiani di cui abbiamo notizia, ma anche le migliaia di morti “collaterali” per altre patologie conseguenti alla sospensione di centinaia di migliaia di visite, esami, cure e terapie causate dal collasso del sistema sanitario nazionale. Una tragedia che si svolge nel permanente scenario di una dittatura borghese sempre meno giustificata a fregiarsi dell’aggettivo “sanitaria”, con cui si impongono le sempre più inaccettabili restrizioni alle libertà individuali e la chiusura delle piccole e medie imprese, che forse iniziano a capire la diversità di trattamento riservata ai big di Confindustria. Il quadro italiano non è però che un particolare, per quanto tra i più drammatici, di un affresco più ampio.

L’accelerato declino dell’impero statunitense ha spostato molti equilibri a Washington: dopo aver fatto malamente fuori un presidente poco controllabile (Trump), le élite borghesi si sono affidate ai “democratici” per intensificare la crociata anticinese: nient’altro che una rinnovata guerra, per ora solo “fredda”, ma caratterizzata da inquietanti tratti di anticomunismo, razzismo sinofobo ed estremismo religioso. L’Europa (UE), seppur con qualche contraddizione e distinguo, obbedisce all’alleato storico: la NATO affila le armi, fischiano le bombe in Ucraina, si vieta di usare i vaccini asiatici, aumentano le tensioni in tutto il globo. 

Chez nous i media stanno diventando sempre più smaccatamente faziosi ed aggressivi, propinando tutta la peggiore propaganda preparata dagli uffici della CIA. Da qui origina la montatura sul “genocidio” degli uiguri nello Xinjiang. Per fortuna si trovano anche nel nostro paese gruppi politici e mediatici che, nonostante l’ostilità generale, contribuiscono con la propria opera a confutare quotidianamente la propaganda borghese. È fondamentale segnalare a parenti, amici, colleghi, l’attività svolta in primo luogo da Marx21 e dall’AntiDiplomatico, oltre agli sforzi di Contropiano, Cumpanis (la giovane e dinamica rivista guidata da Fosco Giannini) e degli organi di PC e PCI. Non si possono dimenticare poi le molte opere e analisi importanti sulla Cina che sono state realizzate negli ultimi anni. Alludo in particolare alle pubblicazioni degli amici e compagni Diego Angelo Bertozzi, Francesco Maringiò, Roberto Sidoli e tanti altri. 

Chiunque intenda conoscere la verità sul mondo attuale, rimanendo aggiornato sugli sviluppi quotidiani, non può esulare da queste fonti, da consultare con grande attenzione. Ne ho fatto ampio uso ad esempio nella bella iniziativa dell’associazione politico-culturale ESC, intitolata Cina, Capitalismo di Stato o Neosocialismo?, alla quale ho partecipato come relatore cercando di rispondere il più sinteticamente possibile alle seguenti domande: 

1) qual è stato il percorso dell’evoluzione storica del socialismo in Cina? (dal minuto 6.45)

2) vi sono differenze fra le attività economiche cinesi e il colonialismo occidentale in Africa? È insomma lecito parlare di imperialismo cinese o no? (dal minuto 49.30)

3) qual è il ruolo di Draghi oggi nell’inasprimento delle relazioni con la Cina e la Russia voluto da Biden? (dal minuto 1.11.10).

Un’ultima considerazione, politica: il fatto che ormai da più di un anno il Partito Comunista sia stabilmente assestato su posizioni di sostegno critico alla Repubblica Popolare Cinese, con tanto di svolta al III congresso nazionale (8 novembre 2020) e recensioni dei libri di Xi Jinping di Marco Rizzo pubblicate in Cina, è un dato molto concreto e da valorizzare. Basti pensare che alle prossime elezioni comunali di Milano, in cui avrò l’onore di rappresentare il PC come candidato sindaco, nel programma è scritto che 

“Riteniamo che il modo migliore di sostenere il tessuto aziendale locale sia di promuovere a 360 gradi il principio della cooperazione economica pacifica, aprendo a maggiori relazioni commerciali con i paesi in via di sviluppo. Pur ritenendo di aumentare anzitutto il consumo interno al territorio nazionale, al fine di promuovere l’import-export proponiamo che la città di Milano stringa una maggiore partnership con la Repubblica Popolare Cinese, ad oggi il maggiore mercato mondiale in espansione, che ha più volte mostrato interesse per la qualità made in Italy. Proponiamo in tal senso di verificare la possibilità di stringere un gemellaggio tra Milano e Tianjin, unicum italiano sul territorio cinese quale polo economico e culturale, potenziando e favorendo il sorgere di nuovi uffici italo-cinesi a Shanghai, Shenzhen, Ningbo, Guangzhou con il fine di promuovere la cooperazione culturale, economica, tecnologica e finanziaria con la Cina”. 

Su questi temi dovrebbero riflettere quei dirigenti che preferiscono porre l’unità dei comunisti e la questione internazionale in secondo piano rispetto alla costruzione di un fronte ampio e indistinto di una generica “sinistra”. Un fronte in cui si trovano organizzazioni che contribuiscono, con la loro propaganda tossica, a disorientare lavoratori e lavoratrici, oltre alla gioventù, facendo loro credere non solo che la Cina e il PCC non facciano più parte del movimento comunista internazionale, ma costituiscano anzi un nemico pari a quello statunitense. Purtroppo anche all’interno del movimento comunista italiano, come in quello europeo, permane un giudizio molto diversificato sulla Cina, con alcuni gruppi che straparlano a riguardo di una realtà imperialista, rifacendosi all’analitica trockijsta o ad un leninismo metafisico, cioè in sostanza ad un formulario marxista privato del materialismo dialettico. Una lettura filosofica e politica che fa senz’altro molto piacere a Washington.

La pubblicazione di questo capitolo sulla Cina (il 19° della Storia del Comunismo), un centinaio di pagine in tutto, serve allora ad offrire uno strumento in più a tutti i compagni e le compagne, ma più in generale a tutti i lavoratori e le lavoratrici, per conoscere la storia e la cultura cinese dell’ultimo secolo, ragionando a partire da dati concreti sull’attualità politica. Il percorso interpretativo proposto è arricchito da importanti contributi di uno dei maggiori conoscitori italiani della realtà cinese attuale, il ricercatore Paolo Rizzi, e segue la scia delle illuminanti analisi dell’indimenticato Domenico Losurdo.

Di seguito l’indice del capitolo, intitolato in maniera significativa e ponderata “LA SPERANZA DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE”:

01. LA VIA CINESE AL SOCIALISMO

02. LA LUNGA DECADENZA NELL’EPOCA DELL’IMPERIALISMO

03. LA RIVOLUZIONE DEL 1949 E LA NASCITA DELLA REPUBBLICA POPOLARE

04. LE MENZOGNE SUL TIBET

05. MAO E LA CINA ALLEATI DELL’URSS DI LENIN E STALIN

06. IL “LIBRETTO ROSSO” DI MAO TSE-TUNG

07. LA MODERNA CINA POST-MAOISTA

08. CINA E/O IMPERIALISMO?

09. CARATTERISTICHE ECONOMICHE DELLA VIA CINESE AL SOCIALISMO

10. LE LEZIONI APPRESE DALLA FINE DELL’URSS

11. DOVE VA LA CINA DOPO IL XIX CONGRESSO

Buona lettura a tutti. 

Per contatti: [email protected].