Su alcune caratteristiche del processo di formazione di un partito comunista

di Fausto Sorini

 

falcemartello spilla– Nessun partito comunista si è mai formato per una spinta dal basso…questo vale per i movimenti di lotta, non per i partiti…Anche il PCd’I si formò a Livorno per la spinta dall’alto dell’Internazionale comunista e delle frazioni comuniste del PSI…e non durante l’occupazione delle fabbriche e il biennio rosso, ma dopo la sconfitta di questi venti di massa e durante il loro riflusso… Chi non capisce questo non ha capito niente di oltre 100 anni di storia del movimento comunista e resta prigioniero di posizioni movimentiste e/o pansindacaliste che non hanno mai portato da nessuna parte, non hanno mai dato vita a nessun partito comunista solido e durevole.

– L’idea poi secondo la quale l’unità dei comunisti in solo partito comunista, e segnatamente la riunificazione tra PRC (oggi circa 30-35.000 iscritti) e PdCI (oggi circa 25.000 iscritti) si dovrebbe realizzare con l’annessione del secondo al primo è una stupidaggine impolitica e propagandistica che non merita neppure di essere discussa: e infatti, quasi nessuno la discute e la propone, neanche nel PRC.

– Non si capisce perchè l’uno dovrebbe rientrare nell’altro, e non invece organizzare un congresso unitario costituente, con pari dignità, di un nuovo partito comunista, aperto anche ai comunisti senza tessera… Questa è la proposta del PdCI, oggi. E questo è il motivo per cui sono entrato nel PdCI, per contribuire in positivo a questo processo – insieme agli altri 2000 sostenitori dell’appello di febbraio per la “ricostruzione del partito comunista”. Se non si procede in questa direzione è perchè il gruppo dirigente del PRC (ivi compresa la corrente di Essere Comunisti) NON VUOLE. Tanto è vero che nel documento congressuale di maggioranza, firmato sia da Grassi che da Ferrero (mi si perdoni la semplificazione giornalistica…) a questa questione NON SI FA NEPPURE CENNO, nè per discuterla, nè per respingerla, nè per proporre delle correzioni. Semplicemente NON SE NE PARLA, come se il problema non esistesse. Come si è detto giustamente: chi non vuole un solo partito comunista in verità non ne vuole nessuno… ed ha in mente altri sbocchi, come appare ogni giorno sempre più evidente..

– L’essenza del mio ragionamento è semplicemente che non basta un legame di massa con le lotte, con la classe, coi movimenti sociali, e un generico ancorchè radicale anticapitalismo: il partito comunista è anche teoria, compattezza politica e ideologica (nella continua verifica, attualizzazione ed elaborazione collettiva), quadri, organizzazione, disciplina, lotta contro il frazionismo e il personalismo… tutte cose assenti nelle concezioni movimentiste, pansindacalistiche, spontaneiste, o ispirantesi all’eclettismo o “pluralismo” teorico e ideologico, che facevano inorridire Lenin, Gramsci, Togliatti, Longo… Quest’ultimo, in un famoso scritto, derideva quanti sostenevano già allora nel PCI l’esistenza di tanti “marxismi” (mentre assai diverso è parlare di un evidente sviluppo dialettico del marxismo, così come di ogni scienza…nessuno si sognerebbe di parlare di “chimiche” al plurale…). Il discorso su Berlinguer, e sulle diverse fasi della sua vita, della sua segreteria (1969-1984: 15 lunghi anni, e che anni…) e della sua elaborazione è più complesso e non mi addentro qui.. In ogni caso non può essere liquidato (o mitizzato) con battute semplificatorie, ancora oggi troppo in voga..