I mercati benedicono Salvini

salvini giuramentodi Francesco Galofaro per Marx21.it

I fatti sono noti: il 27 maggio il Presidente della Repubblica Mattarella ha detronizzato Conte e incaricato Cottarelli, uomo delle istituzioni, il quale, secondo alcuni commentatori, aveva già pronta una lista di ministri. Oggetto del contendere, Paolo Savona al ministero dell’economia e l’euroscetticismo complessivo che qualcuno avrebbe potuto dedurre dall’assetto della squadra di governo. Nel discorso con cui Mattarella giustificava il proprio nein, ha fatto esplicitamente riferimento ai mercati e alla tutela dei risparmi delle famiglie italiane. Ciò che di positivo ha avuto l’intera vicenda e la sua surreale conclusione, è rendere evidente a tutti che, se l’Italia uscisse dall’Euro, non sarebbero tanto gli italiani a perderci, quanto l’eurozona nel suo complesso e – con effetto domino – le economie occidentali più interconnesse.

Juncker non cerca, paternalisticamente, nel nostro esclusivo interesse, di impedirci comportamenti autolesionisti; Juncker protegge un sistema di regole che garantisce la competizione pacifica alle grandi borghesie cosmopolite, a spese di lavoratori, precari, disoccupati. Juncker non ama noi italiani; come tutti i burocrati europei Juncker ci detesta, perché il destino del suo mondo è appeso al filo di genti che considera corrotte e poco inclini a lavorare.

Mattarella deve avere constatato con sorpresa che la sua mossa non ha placato i mercati; li ha scatenati, causando picchiate a catena nelle principali borse mondiali. Se usiamo l’app del Sole 24 ore per visualizzare l’andamento dello spread a 10 anni, che secondo gli economisti misura la “fiducia a lungo termine degli investitori nel Paese”, possiamo vedere come l’indice fosse sotto i 200 punti prima del fine settimana incriminato, e sia salito vertiginosamente quando, nella giornata di lunedì 28, è divenuto chiaro che Cottarelli non avrebbe avuto una maggioranza in Parlamento, candidandosi a dar vita a un governo balneare con l’unica prospettiva delle elezioni a settembre (fig. 1). Lo spread è sceso quando è tornata in ballo la prospettiva di un governo dotato di una maggioranza in Parlamento, una fotocopia del precedente ma sufficientemente diverso da permettere ai litiganti di salvare la faccia. Tanto tuonò che piovve.

galofaro mercatisalvini fig1

Mattarella deve essere rimasto deluso se i Mercati hanno disprezzato il suo serio sforzo europeista, liberista e attento ai conti pubblici, per preferire la coalizione carioca dell’aumento della spesa e del taglio delle tasse alla faccia dell’Europa. Ma gli dei, si sa, talvolta sono beffardi. Perché di questo si tratta: di religione. La mantica dei mercati è una forma contemporanea di aruspicina. Un tempo i sacerdoti consultavano le viscere delle caprette, oggi i giornalisti compulsano le app che danno le quotazioni dell’impronunciabile FTSI-MIB.

Come è noto ai semiotici [1], nella narrazione giornalistica i mercati sono attori collettivi (un po’ come i popoli, le classi sociali, le squadre di calcio) dotati di un proprio sapere, volere, potere e dover fare (unitario e coerente) e perfino di passioni: i mercati sono di volta in volta tranquilli o spaventati, e ultimamente anche un po’ adirati. A questo porta un’ideologia, quella liberista, che pensa di poter desumere dall’economia il suo Soggetto: un attore razionale. Un attore che dunque non può non avere preferenze politiche, non può non premiare i suoi accoliti.

Ovviamente, le cose non stanno affatto così. Non esistono “i mercati”, tutto quel che c’è è una masnada di speculatori pronti a scommettere contro l’Italia al primo sentore di lauti guadagni, e un gregge di pecore pronte a seguirli fino al salto nel baratro. Non si tratta di agentirazionali, come pretende l’ideologia liberista, ma di semplici individui dotati di informazioni incomplete su quel che accade e di aspettative fallibili. La cosa è piuttosto nota: George Soros deve la sua fortuna – in senso soprattutto materiale – alla teoria secondo cui il mercato non tende affatto all’equilibrio, ma a mantenersi in uno stato di disequilibriodinamico, i cui effetti sono tanto più evidenti quanto più i pregiudizi di chi investe si diffondono, per contagio [2]. Gli speculatori più consapevoli – o quelli meno fessi – applicano alle speculazioni finanziarie questi pochi, semplici concetti della cibernetica come quello di sistema e di retroazionepositiva. Del resto, applicazioni della cibernetica all’economia erano già stati avviati trent’anni prima in Unione Sovietica [3]. Pertanto, quel che è accaduto la settimana scorsa poteva ben essere previsto, visto che la prospettiva aperta da Mattarella era quella lo scontro istituzionale aperto, un governo privo di maggioranza e di poteri, lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni: e infatti subito dopo l’incarico a Cottarelli Moody’s ha minacciato di declassare il Paese.

Così, Mattarella è stato abbandonato dagli dei nei quali aveva fede. Stefan Zweig lo sapeva bene: non di rado la storia consegna il destino all’arbitrio di figure inadeguate, come il generale Grouchy a Waterloo. Ma gli Dei, si sa, hanno un comportamento capriccioso e bizzarro, e una forma di razionalità superiore incomprensibile agli esseri umani. La nuova religione del mercato, che ha spodestato il cristianesimo, ci riporta direttamente alle concezioni assiro-babilonesi: l’uomo è solo un servo di divinità incomprensibili e feroci, senza alcuna prospettiva di giustizia o di salvezza [4]. Si tratta di una configurazione discorsiva pericolosa. Se si chiede al credente di sacrificare la democrazia alla sua religione, non avrà troppi scrupoli a farlo: si ricordino le dichiarazioni di Oettinger (i mercati insegneranno agli italiani a votare). Non si può chiedere conto a queste divinità del proprio operato; come YHWH a Giobbe, risponderanno: “Dov’eri tu quando ponevo le fondamenta della terra? Dimmelo, Mattarella, se sei tanto intelligente!”

NOTE

1 Cfr. ad es. Luca Frattura, “Il governo di sé e degli altri, un caso di studio: Potere e Auto-controllo del Mercato”, in Il senso della soggettività: ricerche semiotiche, a cura di D. Mangano e B. Terracciano, E/C Serie speciale, anno VII, nn. 15/16, 2013.

2 George Soros, La crisi del capitalismo globale, Ponte alle grazie, 1998.

3 Berg A. I., Kibernetiku – na sluzhbu kommunizmu, Radio Svyaz ed., Moskva, 1981[1969] , vedi l’abstract I. Berg, A. “Cybernetics in the service of communism” https://www.researchgate.net/publication/235068906_CYBERNETICS_IN_THE_SERVICE_OF_COMMUNISM.

4 Cfr. “A Dialogue about Human Misery”, in Pritchard, J.B. (a cura di) Ancient Near Eastern Texts Relating to the Old Testament, Princeton, 1955, pp. 439-440.

I mercati benedicono Salvini

di Francesco Galofaro per Marx21.it

 

I fatti sono noti: il 27 maggio il Presidente della Repubblica Mattarella ha detronizzato Conte e incaricato Cottarelli, uomo delle istituzioni, il quale, secondo alcuni commentatori, aveva già pronta una lista di ministri. Oggetto del contendere, Paolo Savona al ministero dell’economia e l’euroscetticismo complessivo che qualcuno avrebbe potuto dedurre dall’assetto della squadra di governo. Nel discorso con cui Mattarella giustificava il proprio nein, ha fatto esplicitamente riferimento ai mercati e alla tutela dei risparmi delle famiglie italiane. Ciò che di positivo ha avuto l’intera vicenda e la sua surreale conclusione, è rendere evidente a tutti che, se l’Italia uscisse dall’Euro, non sarebbero tanto gli italiani a perderci, quanto l’eurozona nel suo complesso e – con effetto domino – le economie occidentali più interconnesse. Juncker non cerca, paternalisticamente, nel nostro esclusivo interesse, di impedirci comportamenti autolesionisti; Juncker protegge un sistema di regole che garantisce la competizione pacifica alle grandi borghesie cosmopolite, a spese di lavoratori, precari, disoccupati. Juncker non ama noi italiani; come tutti i burocrati europei Juncker ci detesta, perché il destino del suo mondo è appeso al filo di genti che considera corrotte e poco inclini a lavorare.

 

Mattarella deve avere constatato con sorpresa che la sua mossa non ha placato i mercati; li ha scatenati, causando picchiate a catena nelle principali borse mondiali. Se usiamo l’app del Sole 24 ore per visualizzare l’andamento dello spread a 10 anni, che secondo gli economisti misura la “fiducia a lungo termine degli investitori nel Paese”, possiamo vedere come l’indice fosse sotto i 200 punti prima del fine settimana incriminato, e sia salito vertiginosamente quando, nella giornata di lunedì 28, è divenuto chiaro che Cottarelli non avrebbe avuto una maggioranza in Parlamento, candidandosi a dar vita a un governo balneare con l’unica prospettiva delle elezioni a settembre (fig. 1). Lo spread è sceso quando è tornata in ballo la prospettiva di un governo dotato di una maggioranza in Parlamento, una fotocopia del precedente ma sufficientemente diverso da permettere ai litiganti di salvare la faccia. Tanto tuonò che piovve.

 

Mattarella deve essere rimasto deluso se i Mercati hanno disprezzato il suo serio sforzo europeista, liberista e attento ai conti pubblici, per preferire la coalizione carioca dell’aumento della spesa e del taglio delle tasse alla faccia dell’Europa. Ma gli dei, si sa, talvolta sono beffardi. Perché di questo si tratta: di religione. La mantica dei mercati è una forma contemporanea di aruspicina. Un tempo i sacerdoti consultavano le viscere delle caprette, oggi i giornalisti compulsano le app che danno le quotazioni dell’impronunciabile FTSI-MIB.

Come è noto ai semiotici[i], nella narrazione giornalistica i mercati sono attori collettivi (un po’ come i popoli, le classi sociali, le squadre di calcio) dotati di un proprio sapere, volere, potere e dover fare (unitario e coerente) e perfino di passioni: i mercati sono di volta in volta tranquilli o spaventati, e ultimamente anche un po’ adirati. A questo porta un’ideologia, quella liberista, che pensa di poter desumere dall’economia il suo Soggetto: un attore razionale. Un attore che dunque non può non avere preferenze politiche, non può non premiare i suoi accoliti.

 

Ovviamente, le cose non stanno affatto così. Non esistono “i mercati”, tutto quel che c’è è una masnada di speculatori pronti a scommettere contro l’Italia al primo sentore di lauti guadagni, e un gregge di pecore pronte a seguirli fino al salto nel baratro. Non si tratta di agenti razionali, come pretende l’ideologia liberista, ma di semplici individui dotati di informazioni incomplete su quel che accade e di aspettative fallibili. La cosa è piuttosto nota: George Soros deve la sua fortuna – in senso soprattutto materiale – alla teoria secondo cui il mercato non tende affatto all’equilibrio, ma a mantenersi in uno stato di disequilibrio dinamico, i cui effetti sono tanto più evidenti quanto più i pregiudizi di chi investe si diffondono, per contagio[ii]. Gli speculatori più consapevoli – o quelli meno fessi – applicano alle speculazioni finanziarie questi pochi, semplici concetti della cibernetica come quello di sistema e di retroazione positiva. Del resto, applicazioni della cibernetica all’economia erano già stati avviati trent’anni prima in Unione Sovietica[iii]. Pertanto, quel che è accaduto la settimana scorsa poteva ben essere previsto, visto che la prospettiva aperta da Mattarella era quella lo scontro istituzionale aperto, un governo privo di maggioranza e di poteri, lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni: e infatti subito dopo l’incarico a Cottarelli Moody’s ha minacciato di declassare il Paese.

 

Così, Mattarella è stato abbandonato dagli dei nei quali aveva fede. Stefan Zweig lo sapeva bene: non di rado la storia consegna il destino all’arbitrio di figure inadeguate, come il generale Grouchy a Waterloo. Ma gli Dei, si sa, hanno un comportamento capriccioso e bizzarro, e una forma di razionalità superiore incomprensibile agli esseri umani. La nuova religione del mercato, che ha spodestato il cristianesimo, ci riporta direttamente alle concezioni assiro-babilonesi: l’uomo è solo un servo di divinità incomprensibili e feroci, senza alcuna prospettiva di giustizia o di salvezza[iv]. Si tratta di una configurazione discorsiva pericolosa. Se si chiede al credente di sacrificare la democrazia alla sua religione, non avrà troppi scrupoli a farlo: si ricordino le dichiarazioni di Oettinger (i mercati insegneranno agli italiani a votare). Non si può chiedere conto a queste divinità del proprio operato; come YHWH a Giobbe, risponderanno: “Dov’eri tu quando ponevo le fondamenta della terra? Dimmelo, Mattarella, se sei tanto intelligente!”

 

 



[i]              Cfr. ad es. Luca Frattura, “Il governo di sé e degli altri, un caso di studio: Potere e Auto-controllo del Mercato”, in Il senso della soggettività: ricerche semiotiche, a cura di D. Mangano e B. Terracciano, E/C Serie speciale, anno VII, nn. 15/16, 2013.

 

[ii]             George Soros, La crisi del capitalismo globale, Ponte alle grazie, 1998.

 

[iii]          Berg A. I., Kibernetiku – na sluzhbu kommunizmu, Radio Svyaz ed., Moskva, 1981[1969] , vedi l’abstract I. Berg, A. “Cybernetics in the service of communism” https://www.researchgate.net/publication/235068906_CYBERNETICS_IN_THE_SERVICE_OF_COMMUNISM.

 

[iv]          Cfr. “A Dialogue about Human Misery”, in Pritchard, J.B. (a cura di) Ancient Near Eastern Texts Relating to the Old Testament, Princeton, 1955, pp. 439-440.