Guerra, cosa si sarebbe dovuto fare e non si è fatto

Mentre gli alleati locali della Nato (i cosiddetti ribelli) qualificano di “atto di aggressione” l’accoglienza che l’Algeria avrebbe dato a moglie e alcuni figli e nipoti di Gheddafi, e mentre tutte le foto della famiglia sterminata dalla Nato in luglio a Sorman e diventata un simbolo dei crimini di guerra sono sparite dagli hotel e sono state sostituite dalla bandiera monarchica, e mentre a Tripoli NON si contano i morti degli ultimi giorni (sotto i bombardamenti che hanno spianato la strada agli alleati locali, e per l’eliminazione
fisica di lavoratori africani con il pretesto che erano “mercenari”, e con l’epurazione di libici vicini all’ex regime e di quelli in precedenza fuggiti dall’Est), e mentre nessuno conterà mai i morti civili di 20.000 raid aerei condotti da piloti mercenari occidentali (mercenari, visto che appoggiavano una fazione libica) sulla base di un mandato Onu per proteggere i civili stessi, e meno che mai nessuno conterà i morti fra i soldari, nel tiro al piccione dai cieli, e mentre l’Italia NON accoglierà e mentre prosegue una medioevale caccia all’uomo degna del miglior far west (di nuovo il “wanted” sulla poirta del sallon, ha ricordato il presidente del Venenzuela) adesso mi rendo conto che l’unica cosa utile da fare in tutti i modi sarebbe stata una campagna A MARZO per appoggiare la proposta di Chavez e dei paesi dell’Alba, accettata dalla Libia: MEDIAZIONE FRA LE PARTI E INVIO DI OSSERVATORI ONU i quali avrebbero visto che non c’erano affatto i diecimila morti fra i manifestanti (mesi dopo,; Amnesty International parlava di 209 morti accertati, su entrambi i fronti visto che molti poliziotti e custodi erano stati uccisi dai manifestanti) togliendo la scusa per l’intervento. Invece non si è fatto.

Dopo che un giorno il manifesto forso solo casualmente non mi aveva pubblicato un pezzo su appunto questa iniziativa venezuelana (e anzi aveva pubblicato un pezzo di Wallerstein in cui praticamente qualificava di idiota il povero Chavez), agli inizi di marzo, sdegnata mi sono allontanata da loro non scrivendo quasi più in merito. Idiota. Occorreva insistere. Se il Manifesto – l’unico quotidiano che dal 1991 è sempre stato contro le guerre – avesse fatto una simile campagna, dicendo qualcosa ogni giorno in merito, appoggiato da altri media alternativi e trascinando per esempio gli antiguerrra superstiti che non sapevano che fare, l’iniziativa di Chavez avrebbe avuto qualche chance, come chiedeva Fidel ai paesi e ai popoli del mondo.

Un’altra guerra, e niente di efficace da parte dei pacifisti. Che comunque non esistono più. Non parlerei più di pacifisti; meglio usare il termine “oppositori alla guerra”. Arci, Acli, Cgil e componenti (mai un minuto di scpero contro nessuna guerra dal 19901 in avanti), Tavola della Pace, per non dire di Attac Francia, dei vari aderenti di di punta al Forum Sociale Mondiale, dei vari Sullo, delle Ong varie e di chi aveva sempre altre urgenze umanitarie da seguire. Urgenze più urgenti dei massacri della Nato e dei loro alleati libici.

All’ipocrita Marcia Perugia Assisi che si svolgerà il 25 settembre avrei voglia di andare con un cartello: “Libia.Il silenzio dei pacifisti ha ucciso”. Molti del “movimento” e della “società civile” adesso arriveranno, a fare il business umanitario laggiù, parallelamente al business della ricostruzione e del petrolio. Vincono sempre gli scrocconi di guerra che sono tanti e su tutti i fronti. Ce n’è di che voler stracciare il passaporto e non rifarlo.