Perché l’Occidente si è impegnato con i ribelli assassini in Libia

Traduzione di l’Ernesto online

In linea con la storica comica inettitudine del governo britannico quando è in ballo la Libia, William Hague ha deciso di riconoscere i dirigenti dei ribelli di Bengasi come governo legittimo del paese nello stesso momento in cui alcuni di loro potrebbero avere assassinato o torturato fino alla morte il loro principale comandante militare.

Le circostanze esatte dell’assassinio del generale Abdul Fattah Yunis continuano a essere avvolte nelle tenebre, ma sembrerebbe che sia stato costretto ad abbandonare il terreno delle operazioni al fronte e che sia stato arrestato. Come ex ministro della difesa e dell’interno di Gheddafi, che aveva dato un impulso decisivo all’insurrezione con la sua diserzione in febbraio, sapeva di rappresentare l’obiettivo di un assassinio, ma potrebbe aver sbagliato a giudicare l’identità dei suoi assassini. Nella convinzione di doversi recare a rispondere in merito alle voci secondo cui avrebbe mantenuto contatti con Muammar Gheddafi, egli e due dei suoi principali collaboratori sono stati assassinati e i loro corpi bruciati. “Lo avete ammazzato”, hanno gridato alcuni dei suoi soldati quando hanno fatto irruzione nell’albergo in cui il Consiglio Nazionale Transitorio (CNT) era riunito. Probabilmente avevano ragione ed è difficile credere alle affermazioni del CNT, secondo cui sicari favorevoli al governo di Gheddafi si sarebbero infiltrati a Bengasi e avrebbero assassinato il comandante in capo.

Anche senza tenere conto delle circostanze della morte, l’assassinio dovrebbe cominciare a provocare domande su coloro che sono sostenuti dalla Gran Bretagna e da altre potenze straniere come rimpiazzi di Gheddafi in Libia. Quale regime seguirà alla sua tanto attesa caduta, se e quando dovesse realizzarsi? Sarà in grado di controllare il paese un nuovo regime? Ci sono le ragioni per supporre che godrà di un sostegno generale, in considerazione dell’asprezza della guerra civile? In pace non dipenderanno i ribelli dalle potenze straniere come nella guerra in corso?

Occorre ricordare che né Saddam né i talebani erano popolari in Iraq e in Afghanistan quando furono allontanati dal potere. Ma ciò che è avvenuto in seguito in entrambi i paesi è stata una prolungata e assassina anarchia dovuta alla debolezza dei rimpiazzi appoggiati dall’Occidente. William Hague, dimostrando ancora una volta un’impressionante capacità di non capire la Libia, ha elogiato i dirigenti del CNT – che ha riconosciuto come governo libico – per aver dimostrato “ogni volta legittimità, competenza e successi”. Presumibilmente, le sue informazioni provenivano dalla stessa fonte che mesi fa aveva dichiarato ai giornalisti che Gheddafi stava fuggendo in Venezuela.

Le accuse di tradimento contro il generale Yunis e il suo conseguente assassinio rivelano divisioni all’interno della dirigenza ribelle che fino ad ora erano riusciti a nascondere in modo sorprendente. L’ultima volta che l’ho visto a una conferenza stampa a Bengasi, infondeva un senso di fiducia nel fatto che i ribelli fossero sulla strada di Tripoli. Sembrava un leader in grado di avere il controllo degli avvenimenti.

Quando egli descriveva la situazione militare, risultava difficile rendersi conto della vera situazione al fronte. Le caotiche incursioni e le ritirate del coraggiosi ma isterici miliziani ribelli che avevo appena visto a sud di Bengasi, erano presentate da Yunis come se si fosse trattato di manovre militari ben pianificate. Presto sarebbe cominciata l’avanzata verso Tripoli. Rimaneva un mistero: si diceva che Yunis aveva disertato con 8.000 soldati sotto il suo comando, ma mai si era registrato un segno della loro esistenza e data una spiegazione su cosa fosse loro successo.

I ribelli libici sono ancora più deboli di quelli in Afghanistan e in Iraq, dove l’opposizione sostenuta dall’Occidente aveva un nucleo di combattenti leali e ben addestrati. In Afghanistan, si trattava delle forze, nella maggior parte tagiche dell’Alleanza del Nord, e in Iraq i curdi avevano un esercito ben organizzato e diretto nel nord del paese. In Libia, le forze ribelli sono sempre state più deboli, inesperte e appaiono spesso parte di scontri tribali fino ad oggi confusi che si sono trasformati in mini guerre civili.

La natura della guerra civile in Libia è stata ostinatamente male rappresentata dai governi e dai media stranieri allo stesso modo. L’entusiasmo in circa 30 capitali straniere nel riconoscere il misterioso autoproclamato governo di Bengasi come dirigente della Libia è probabilmente motivato in questa fase in primo luogo dalle aspettative di concessioni commerciali e di una spartizione dei giacimenti petroliferi.

Questi sono stati i comprensibili motivi che avevano portato Tony Blair, Nicolas Sarkozy e tanti altri a inchinarsi in modo tanto umiliante di fronte a Gheddafi prima della sollevazione, e a trattare con rispetto il suo bizzarro culto della personalità. La zona di esclusione aerea straniera e la zona di protezione di Bengasi contro i carri armati di Gheddafi si sarebbero potute giustificare all’inizio della guerra, ma tutto ciò si è trasformato rapidamente nella discutibile decisione di rovesciare Gheddafi, basandosi sul potere aereo della NATO e su alcune migliaia di miliziani ribelli. Si pensava che Gheddafi sarebbe caduto rapidamente, e quando ciò non è avvenuto, si è cominciato a buttare soldi nella speranza di un cedimento delle sue forze.

Ma ciò non è successo e, con l’inizio del Ramadan, è poco probabile che miliziani in digiuno possano combattere fino ad arrivare a Tripoli. Ancora peggiore è il fatto che l’unica carta importante dei ribelli sia rappresentata dal potere aereo della NATO, di modo che qualsiasi cessazione della guerra allo scopo di aprire la strada ai negoziati va contro i loro interessi.

In un aspetto i media stranieri sono stati maggiormente colpevoli dei governi, permettendo la credibilità del CNT come alternativa al regime di Gheddafi. Le dichiarazioni e le affermazioni ufficiali dei ribelli sono state trattate con rispetto, come se non fossero state fatte per vincere la guerra della propaganda. Storie di atrocità, come l’uso della violenza massiva sulle donne quale arma di guerra, sono state trasmesse senza discussione da CNN e altri. Human Rights Watch e Amnesty International, così come una commissione dell’ONU, non hanno trovato alcun riscontro di queste affermazioni, ma non c’è stata alcuna ritrattazione da parte dei media. Come è possibile che mese dopo mese le forze di Gheddafi abbiano continuato a combattere quando si pensava che non godessero di alcun sostegno? La risposta è stata che hanno ingaggiato mercenari nell’Africa Nera. Lavoratori terrorizzati senza documenti sono stati arrestati e presentati dai ribelli in conferenze stampa per la televisione come mercenari e poi silenziosamente liberati. In contrasto con le loro limitate capacità militari, i ribelli hanno dimostrato estrema efficacia nella manipolazione dei media stranieri.

Infrangerà la strana morte di Abdul Fattah Yunis, chiunque lo abbia ammazzato, il mito che la dirigenza ribelle è completamente in grado di rimpiazzare Gheddafi e di porre fine alla guerra in Libia? Disgraziatamente per i libici, la risposta è probabilmente no, perché tanti governi stranieri si sono oggi impegnati a portare i ribelli al potere e troppi giornalisti stranieri li hanno presentati come combattenti per la libertà che lottano contro un despota maligno.

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