Quali sono i valori dell’Unione europea? Editoriale

di: Francesco Galofaro, Università IULM

L’8 novembre scorso Mario Draghi è intervenuto sul Financial Times a proposito della guerra in Ucraina, auspicando che l’Unione europea non scenda a compromessi sui propri valori: pace, democrazia, libertà, sovranità nazionale. Dunque, l’Unione europea è “sovranista”: Draghi giudica l’adesione al G8 della Russia (1997 – 2014) come un arretramento sui valori fondamentali a causa del mancato riconoscimento della sovranità Ucraina. Il sorprendente giudizio lascia un po’ perplessi. Liquida di quasi vent’anni di storia delle relazioni internazionali sotto l’etichetta di “deroga ai valori”; lascia aperta la questione su quali siano, in realtà, questi valori.

Nello stesso giorno, la Commissione Europea raccomandava l’apertura dei negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Unione. Secondo il rapporto, l’Ucraina avrebbe completato il lavoro su quattro tra le sette aree prioritarie indicate da Bruxelles. Al momento, l’Ucraina non si è ancora adeguata ai principi dell’Unione europea su tre temi: lotta alla corruzione, norme anti-oligarchi e protezione delle minoranze. Quali sono, allora, i temi su cui l’Ucraina si sarebbe allineata all’Europa civile e perbene?

I parametri che uno Stato candidato all’Unione europea deve rispettare sono contenuti nei tre criteri di Copenaghen. Il primo è un criterio “politico”: la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell’uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela; il secondo è un criterio “economico”: esistenza di un’economia di mercato funzionante e capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione Europea; il terzo è un criterio giuridico: adesione al diritto comunitario, accettazione degli obblighi derivanti dall’adesione e, in particolare, gli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria.

Un breve confronto con questi criteri restituisce un ritratto impietoso dell’Ucraina. È inadempiente sul fronte dei diritti umani, del rispetto delle minoranze, e presenta istituzioni permeabili alla corruzione e al potere degli oligarchi i quali, a quanto pare, non sono una prerogativa russa. È uno Stato che ha rinviato le elezioni sine die; impedisce l’utilizzo della lingua russa e la fruizione di prodotti culturali russi; perseguita gli appartenenti alla religione ortodossa, espropriandone i beni, inquisendo il clero e forzando i fedeli a convertirsi a una Chiesa statale di recente tradizione. Nonostante questo, la Commissione europea preme l’acceleratore sui negoziati per l’adesione. A Mario Draghi vorrei chiedere: non si tratta anche in questo caso di una deroga ai nostri valori fondamentali?

Nella stessa intervista, oltre a incolpare la Russia per le fallimentari politiche antinflazionistiche della BCE, Draghi ha dichiarato che la recessione nella UE non sarà destabilizzante: al momento la disoccupazione è la più bassa di sempre e il mercato del lavoro è robusto. Dunque, il sistema può permettersi un aumento dei disoccupati. Il punto di vista di Draghi è senz’altro quello di qualcuno che non perderà il proprio lavoro a causa della guerra. Dalla sua torre d’avorio, noi formiche possiamo permetterci il costo della sua guerra; possiamo diventare più poveri senza scendere in piazza a costruire barricate, nonostante si lavori a ritmi frenetici per far quadrare pranzo e cena. E se alcuni di noi perderanno il lavoro, pazienza: la società reggerà il colpo. Ha senz’altro ragione: anche i partiti più ritrosi alla fine han votato per l’invio di armi all’Ucraina e di barricate, fin qui, non se ne son viste. Certamente, fossi in lui sarei preoccupato se poi alla fine la “guerra per i valori” dovesse risolversi in un compromesso. Ma Draghi è sicuro: “non ho dubbi sul successo finale. Non c’è alternativa che vincere questa guerra”. La penso così anch’io: la classe politica europea attuale non ha alternative alla vittoria. Qualsiasi altro risultato ne azzererebbe la residua credibilità, spazzandola via dalla Storia.

Unisciti al nostro canale telegram