Liste di proscrizione e gogna mediatica. La rinascita del maccartismo. Editoriale

di Marco Pondrelli

La scorsa settimana si è chiusa con una ‘perla’ giornalistica regalataci dal corriere della sera. Abbiamo visto le foto segnaletiche di 9 persone accusate si essere filo Putin, la fonte? Forse il Copasir, forse i servizi segreti, forse un comitato interministeriale. L’articolo era la rappresentazione del nulla, accanto al richiamo a fantomatiche fake news (quali?) c’era una rapida descrizione dei protagonisti, poi l’articolo concludeva con alcune palesi menzogne come la citazione fatta da Putin il 9 maggio dell’ultimo libro di Manlio Dinucci, a tal proposito quando ad una delle autrici è stato chiesto di circostanziare questa affermazione la risposta imbarazzata (ed imbarazzante) è stata che non parlando il russo non era in grado di confermare la veridicità di quanto scritto.

Sul livello di questo ‘giornalismo’ oramai si è detto tutto ed è inutile aggiungere qualcosa, è più interessante trarre alcune considerazioni politiche. Ci siamo già occupati del problema dell’informazione oggi in Italia, tema che si incrocia con quello della diminuzione degli spazi democratici. Oramai siamo in presenza di un oligopolio informativo che ha emarginato le voci critiche, siamo arrivati al paradosso di sentire opinionisti che denunciano una comunicazione filo-putiniana in televisione ed allo stesso tempo ‘giornalisti’ che si rifiutano di invitare ospiti che difendono la Russia.

Oramai il format televisivo è chiaro, si invita un malcapitato che non si riconosce nelle idee mainstream per poterlo interrompere e permettere ai soliti noti di ripetere il loro mantra atlantista, questo perché senza una voce critica non si riuscirebbe a costruire una trasmissione in cui non si fa che riproporre lo stesso concetto.

La demonizzazione maccartista del nemico è funzionale a chi ha sempre meno argomenti da spendere. Gli stessi che ieri dissertavano di Covid e vaccini oggi sono diventati esperti di Russia e geopolitica e domani magari ci spiegheranno la necessità dei sacrifici per difendere l’euro. Peccato che nessuno di loro abbia pensato di smascherare le fake news ucraine. Recentemente Lyudmila Denisova commissaria per i diritti umani ucraini è stata esautorata dalla Rada per avere raccontato delle falsità a proposito degli stupri dei soldati russi, notizie che la nostra stampa aveva ripetuto a pappagallo. Qualcuno ha forse pensato di rettificare? Allo stesso modo sarebbe stato interessante aprire un dibattito sulla scelta di Federico Fubini di non pubblicare le notizie sui bambini greci morti a causa dall’austerity, perché questo avrebbe danneggiato la credibilità dell’Unione europea, sarebbe stato lecito discutere su chi è che fa propaganda… Domanda retorica che non ha bisogno di risposta a differenza di un’altra su sui è importante riflettere, perché è uscito questo dossier? Essenzialmente per due motivi.

Innanzitutto si vuole intimidire chi dissente, i nove colpevoli di putinismo (ai quali va ovviamente la nostra solidarietà) devono essere un esempio per tutti, se metti in dubbio l’operato del governo diventi un suo nemico. Sono, come detto, metodi maccartisti, tra l’altro notiamo con disappunto che nessuno ha sottolineato la pericolosità dello sbattere in prima pagina nomi, foto con accanto accuse di putinismo di fronte ad un Paese in cui alcuni delinquenti (vedi Napoli e Bologna) hanno già aggredito uomini e donne colpevoli di dissentire rispetto alla vulgata atlantista, a voler essere cattivi quell’articolo potrebbe sembrare un’istigazione a delinquere.

Il secondo motivo che giustifica l’uscita di questo dossier è altrettanto pericoloso. Il 21 giugno il Parlamento si esprimerà nuovamente sulle armi all’Ucraina e stanno iniziando a serpeggiare le prime perplessità. Questo dossier è un messaggio rivolto ai dubbiosi, si sta dicendo ai parlamentari della Repubblica (uno dei quali risulta scandalosamente attenzionato da questo rapporto) di stare attenti alle loro scelte. Nei decenni passati la stampa non solo denunciava il lavoro sporco dei servizi ma indagava alla ricerca della verità, per questo molti giornalisti hanno pagato con la vita. Oggi i giornali si sono ridotti a buca delle lettere della Santa Inquisizione, complici consapevoli del disegno atlantista. Notiamo inoltre che neanche la Presidente del Senato ha pensato doveroso, almeno fino ad oggi, intervenire per denunciare l’intimidazione subita da un rappresentante della Repubblica.

La nostra informazione di guerra non conosce dubbi ma purtroppo non convince, la maggioranza degli italiani continua a pensare che la Russia non sia il nemico e che anzi si debba parlare con Mosca ma non solo, molti italiani si dicono convinti che siano gli Stati Uniti a contribuire al prosieguo della guerra. Perché? Per i soliti ‘democratici’ da salotto televisivo la risposta è semplice: sono manovrati da Putin. A questi personaggi ci permettiamo di ricordare il monito di Bertolt Brecht al segretario generale dell’Unione degli Scrittori della Ddr: ‘il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo’, oppure, aggiungiamo più modestamente, occorre ripensare l’informazione.

P.S. Dopo avere chiuso l’editoriale abbiamo appreso della desecretazione del dossier che anziché fare chiarezza conferma quanto abbiamo scritto, aggiungiamo però una domanda: nel dossier mancano alcuni nomi apparsi nell’articolo, sono invenzione del giornale o manca qualcosa?

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