L’Europa ha fatto una cosa di sinistra, ha perso! Editoriale

comunisti indiani

di Marco Pondrelli

Domani saranno 3 anni dell’avvio dell’operazione militare speciale (usiamo questa definizione non per piaggeria putiniana ma perché continuiamo a ripetere che la guerra è iniziata nel 2014) ma finalmente si stanno scorgendo i primi seri spiragli di pace. È divertente leggere e guardare opinionisti e politici che schiumano rabbia (alcuni non solo metaforicamente) perché si sta parlando di pace. Non c’è che dire, il cambio di padrone ha lasciato molti spiazzati. A questi personaggi in cerca d’autore ci limitiamo a chiedere di dare una possibilità alla pace, per la guerra c’è sempre tempo.

Al momento non è ancora chiaro quali saranno i termini dell’ipotetico accordo, i colloqui non saranno né veloci né semplici ma essi sono una novità positiva e, come già abbiamo scritto, il tempo passato nell’illusoria convinzione di poter sconfiggere la Russia non ha fatto altro che peggiorare i termini della futura pace. Se fossero stati attuati gli accordi di Minsk (utilizzati per dare a Kiev il tempo di riorganizzarsi per attaccare le Repubbliche russofone) l’Ucraina, al netto della Crimea, avrebbe mantenuto la propria integrità territoriale. Oggi le cose sono differenti e i sacrifici per Kiev saranno molto maggiori.

Quello su cui è necessario ragionare sono i nuovi scenari che si aprono, scenari al momento di non facile interpretazione ma sui quali ugualmente bisogna riflettere. Due sono gli elementi di maggiore interesse: la crisi della Nato e della Ue.

Crisi della Nato non vuole dire che gli Stati Uniti si siano convertiti al pacifismo, al contrario il raggiungimento dei loro interessi richiede un cambio di strategia. Il vero conflitto sarà nell’Indo-Pacifico e il primo nemico è la Cina. L’Europa in questo quadro avrà un ruolo sempre importante ma non più strategicamente centrale, l’egemonia mondiale non si deciderà nel vecchio continente. Cosa succederà della Nato non è possibile dirlo, ma difficilmente essa continuerà a vivere e operare così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi 30 anni. Ben lungi dall’esaurire la presa di Washington sugli stati europei, Italia compresa, ciò potrebbe altresì aprire maggiori spazi di manovra per i comunisti, frutto di un piccolo incremento della nostra autonomia nazionale.

Sulla crisi dell’Unione europea è necessario che i comunisti e la sinistra aprano una riflessione approfondita, in passato questo argomento è stato scientemente nascosto o magari affrontato in modo superficiale con la patetica formula dell’Europa dei popoli contro l’Europa dei capitali (affermazione che con l’eccezione di Mario Monti chiunque potrebbe condividere). La crisi dell’asse franco-tedesco da una parte e la sconfitta in Ucraina dall’altra, potrebbero portare al crollo europeo. Che scenari si aprirebbero in questo caso? Sicuramente gli Stati Uniti non si disinteresserebbero del vecchio continente. La paura atavica dell’anglosfera è che si possa saldare un asse fra Russia e Germania, proprio per questo gli Stati Uniti potrebbero puntare sul rafforzamento del Trimarium a guida polacca come zeppa da inserire fra Russia ed Europa.

Occorre capire come i comunisti vogliano interpretare questo passaggio, quale è l’obiettivo di fase e quali sono i potenziali alleati per raggiungere quest’obiettivo. Al Congresso del Prc nel documento2 si poteva leggere: ‘l’Europa del Sud può assumere la funzione di cerniera nei confronti del bacino mediterraneo. I Brics costituiscono un orizzonte geopolitico, ma anche economico, per importanti cooperazioni interregionali’. Ora la domanda da porci è come articolare la battaglia, dobbiamo riorganizzare le nostre forze, non possiamo continuare a sperare in qualche personaggio che ci tolga dalle secche e ci guidi alla conquista di una manciata di seggi parlamentari.

Le due domande che poniamo (che fare e con chi farlo) sono fondamentali per i comunisti, esse non sostituiscono una riflessione approfondita sulla nostra storia ma la precedono, capire le divisioni del passato e gli errori commessi è importante ma lo è ancora di più organizzare le forze per le battaglie future. Se vogliamo superare le colonne d’Ercole e navigare in mare aperto dobbiamo capire che non possiamo crogiolarci nel nostro nulla, non abbiamo più un Partito forte con milioni di voti e un radicamento di massa, siamo tutti deboli e disorientati. Vogliamo provare a discuterne al di là di steccati e barriere?

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