Il “new real”. Le disavventure della verità nell’era di Trump. Editoriale

trump putin helsinki2018

di Francesco Galofaro, Università IULM di Milano

Nel film “Il dormiglione”, Woody Allen si risveglia nel futuro dopo una lunga ibernazione. Poiché nel passato lavorava in un negozio salutista, i medici lo informano che la credenza nelle proprietà salutari dei vegetali è una forma di superstizione e che in realtà fumare fa bene alla salute.

In modo simile, nel volgere di un attimo, la verità a proposito dell’Ucraina è cambiata. A fronte delle preclusioni di Zelensky e di buona parte dei suoi alleati europei nei confronti di una trattativa con la Russia, Trump lo ha definito un dittatore, incolpandolo di aver provocato l’invasione: una posizione che, fino a una settimana fa, la stampa perbene avrebbe bollato di putinismo. Poiché non riesce a incassare un accordo sullo sfruttamento delle terre rare, Trump addossa a Zelensky la responsabilità di voler proseguire il conflitto.

Sulla Stampa di lunedì 24 febbraio Massimo Cacciari ha definito “anti-verità” le affermazioni di Trump su Zelensky e su Gaza. Con questo termine, intende distinguere i giudizi di Trump dalla propaganda squallida che in questi anni ha caratterizzato la posizione dell’Unione europea. Secondo Cacciari, l’anti-verità si dà quando i nostri doveri, desideri e aspettative “trasfigurano la dura legge dei fatti”. Essa caratterizza “in grande” le ideologie; “in sedicesimo”, la demagogia. 

Anch’io penso che le dichiarazioni di Trump siano anti-verità. Addossano interamente la responsabilità della guerra a Zelensky, individuando un capro espiatorio, occultando così le responsabilità dell’UE e degli stessi USA nella crisi ucraina da Euromaidan in avanti. Gli Stati uniti accusano Zelensky di giocare con la terza guerra mondiale? In sostanza, è come se, dopo aver rotto una finestra, i bambini dessero la colpa alla palla. 

Mi permetto una valutazione ulteriore: quello che conta, nelle affermazioni di Trump, non è tanto la verità, quanto il significato. Dal punto di vista del senso, vogliono dire: “il tentativo di piegare la Russia con la forza è fallito, Putin non è caduto. È il momento di lasciar da parte l’orgoglio e trattare”Il messaggio riguarda il futuro, non il passato. Impone un “new real”, una nuova realtà. La verità non sembra più davvero molto rilevante, nel contesto attuale.

D’altronde, la propaganda che ha caratterizzato le istituzioni europee e i media a loro favorevoli nel corso della guerra non è scusabile. Basti pensare che è stata proprio questa propaganda a fissare alcuni enunciati-cardine su cui fonda la nostra visione del conflitto e a descrivere la guerra come un’epica resa dei conti delle forze del bene contro il male: un’apocalisse che avrebbe portato all’avvento del nuovo regno e della “pace giusta”, democratica e politicamente corretta. 

Ora: per vincere una guerra è del tutto irrilevante se si è “i buoni”. Negli scacchi si può vincere tanto coi bianchi tanto coi neri, e la patta è un risultato accettabile, spesso perfino dignitoso. L’idea ingenua che il bene trionfi sempre contro il male dimostra solo che la maggior parte dei laici continuano a pensare il mondo attraverso schemi e modi di pensare religiosi. Cosa succederà quando gli elettori comprenderanno finalmente che la prima guerra europea del XXI secolo è perduta e che hanno vinto i “cattivi”?

Poiché il senso comune non smetterà di credere che la verità esiste, è immutabile e si accompagna alla giustizia, il crollo della narrazione ufficiale sul conflitto ucraino e la sua sostituzione non farà che minare ulteriormente, se possibile, il rapporto di fiducia tra lettori, media e classe politica al potere. Rafforzeranno la convinzione di dover cercare altrove un punto di vista alternativo, anche in coloro che non possiedono gli strumenti critici per valutare la credibilità di una fonte. 

Il brusco risveglio non rafforzerà la verità: prevarrà piuttosto l’identificazione di quest’ultima con i desideri e le aspettative di ciascuno. Grandi masse di cittadini europei che desiderano la pace e pagano il prezzo della guerra in termini di povertà, cassaintegrazione, perdita di potere d’acquisto, crederanno volentieri al new real di Trump, dell’AfD e di Salvini, in assenza di altre forze politiche organizzate in grado di rappresentare un’alternativa credibile a sinistra.

Il messaggio implicito di Trump non ha a che fare con la verità anche per un secondo motivo. È un ordine, e gli ordini non sono né veri né falsi. Difatti, alla riunione del consiglio di sicurezza dell’ONU, gli USA hanno votato con Russia e Cina una mozione che auspica la rapida fine del conflitto senza fare riferimento all’integrità territoriale Ucraina. I Paesi UE, alcuni dei quali avrebbero potuto porre il veto, si sono astenuti. Certo, se si vuole trattare non è possibile individuare un colpevole a priori; tuttavia, il voto allude a un nuovo ordine mondiale, determinato da USA, Russia e Cina, con i Paesi europei ridotti a un ruolo sempre più marginale. 

Cosa accadrà? Chi scrive è tutt’ora scettico sulle prospettive di pace. Domenica 2 marzo (oggi per chi legge) un gruppo di leader europei incontrerà il premier britannico Starmer: all’ordine del giorno l’aumento delle spese militari al 3% del bilancio, l’impiego dei beni russi congelati e il contingente europeo in Ucraina. Ci si appella all’unità dei Paesi europei su posizioni definite “di forza”; si allude minacciosamente alla possibilità di una prosecuzione del conflitto anche senza gli Stati uniti; si contrappone alla “pace imperiale” la “guerra democratica”. È solo un bluff?

Cacciari sottolinea i rischi legati all’anti-verità per fare appello alla sinistra liberale, perché abbandoni una posizione politica belluina e intransigente. Invita l’Unione europea ad abbandonare la propaganda e a ritornare al tavolo del negoziato, adottando una visione realista.

Dubito, purtroppo, che l’appello faccia effetto. È difficile che i socialisti e democratici europei possano occultare le proprie responsabilità sulle conseguenze disastrose delle proprie scelte dichiarando di aver cambiato idea sulla guerra. Il malessere causato da queste politiche, ignorato, si è trasformato in rivolta nelle cabine elettorali d’occidente, come ha dimostrato il successo dell’AfD in Germania, domenica 23 febbraio. Il nuovo reale di Trump funziona perché la sua destra è rimasta la sola, in campo, con un progetto per un futuro diverso. Ecco perché vince, a fronte di un presente inaccettabile che la classe politica europea al tramonto finge di ignorare. 

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