di Marco Pondrelli
La settimana che si chiude è stata spesa dalla stampa, nostrana e statunitense, nella feroce lotta contro gli UFO abbattuti in abbondanza sui cieli statunitensi. I feroci critici di ogni dissenso, dietro il quale vedono spesso i rappresentanti delle teorie complottiste e cospirazioniste hanno denunciato la grave minaccia a cui sono stati sottoposti gli Stati Uniti.
Questa feroce battaglia ha impedito però, come ha sottolineato Edward Snowden, di concentrarsi su un’altra notizia che avrebbe meritato maggiore attenzione. Siamo stati fra i pochi che hanno riportato l’articolo di Seymour Hersh, che ha accusato gli USA di avere organizzato con la complicità della Norvegia l’attentato al North Stream, attentato pianificato prima del 24 febbraio.
Prima di concentrarci sul contenuto è bene spendere due parole sull’Autore di questo articolo, perché Hersh oltre ad avere vinto il premio Pulitzer e ad avere denunciato la strage di My Lay nel 1968 e le torture ad Abu Ghraib, scrisse un articolo nel 2013, mai smentito, nel quale ribaltava la lettura sull’utilizzo delle armi chimiche a Ghouta, utilizzo del quale era stato accusato Assad. In pochi prestarono attenzione a quanto scritto da Hersh, forse perché presi dai post virali dei vari Saviano, Littizzetto, Boldrini. Nell’articolo citando fonti anonime legate ai servizi segreti Hersh accusava al-Nusra di essere responsabile dell’attacco. Al-Nusra pur essendo legata ad Al-Qaida, era per l’Occidente la rappresentante dei cosiddetti ribelli moderati, nonostante questo ancora oggi, dopo che all’articolo in questione si sono aggiunte indagini delle autorità competenti che dimostrano il contrario, si continua ad accusare Assad di avere usato armi chimiche.
Le accuse di Hersh agli USA sono state ignorante o nel migliore dei casi relegate al solito complottismo, il motivo? Il giornalista non ha rivelato la fonte, anche se tutti sanno che se il nome o i nomi fossero rivelati essi andrebbero a marcire in prigione come Assange. C’è una palese contraddizione nel modo di agire dei nostri opinionisti. La stampa italiana accetta come veritiere le notizie che arrivano dall’Ucraina (dalla strage di Bucha ai forni crematori portatili) che è una parte in causa, lo fa come alcuni anni fa venivano riportate come vere le notizie date dalle associazioni anti-siriane di Londra, che dalla capitale inglese ci informavano sui crimini che venivano commessi in Siria. Allo stesso tempo la stessa stampa ignora o deride analisi circostanziate come quelle di Hersh.
Nei giorni successivi all’attentato al North Stream sottolineammo come fosse poco realistica l’idea che la Russia avesse distrutto una propria infrastruttura, quando se avesse voluto bloccare il gas avrebbe potuto semplicemente chiudere l’impianto. L’attentato fra l’altro contribuisce a rafforzare il ruolo polacco (il Paese più ferocemente anti-russo) che riceve, attraverso il Baltic Pipe, il gas norvegese. Le accuse alla Russia erano già allora ideologiche, per chi è capace di riflettere e analizzare la realtà l’articolo di Hersh non è sconvolgente.
La Russia ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di avviare un’indagine internazionale, sarà interessante capire come reagiranno le ‘democrazie liberali’ di fronte a questa richiesta. Se le accuse venissero confermate ci troveremmo di fronte ad un atto gravissimo di cui gli Stati Uniti dovranno rendere conto, è un atto grave perché diretto contro Mosca ma anche contro l’Europa. Possiamo immaginare che la Russia abbia la forza per fare valere i propri interessi, mentre difficilmente ci aspettiamo che l’Europa possa presentare anche la minima protesta. Bruxelles attacca un giorno la Russia e il giorno successivo la Cina rea di concorrenza sleale verso la nostra economica, stranamente però ignora che gli USA stanno innondando l’economia di denaro pubblico e stanno rallentando l’applicazione delle regole di Basilea 3 per dare alle proprie banche un vantaggio competitivo. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo gli Stati Uniti stanno attaccando l’Europa, stanno distruggendo la nostra industria, le scelte di questi mesi peseranno sul futuro del nostro Paese, sulle lavoratrici e sui lavoratori che vengono condannati da una politica che ha abdicato al proprio ruolo a condizioni di vita sempre peggiori.
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