Il Golpe dimenticato. Editoriale

di Marco Pondrelli

I tanti opinionisti indignati per l’invasione russa dell’Ucraina ogni giorno ci propinano la favoletta della democrazia invasa che resiste, favola della quale molto probabilmente essi stessi si sono convinti. Sono gli stessi che si indignano per i ‘processi farsa’ in Iran ma che tacciano di fronte a quello che sta succedendo in Perù; l’ipocrisia di questi personaggi e pari solo alla loro arroganza.

A dicembre in Perù il legittimo Presidente Castillo è stato deposto, ovviamente come ai tempi dell’Euromaidan i telegiornali si sono premurati di dirci che il golpista era Castillo che aveva tentato di sciogliere il Parlamento, anche se lo aveva fatto (cosa che i nostri amici si sono scordati di dire) ai sensi dell’articolo 134 della Costituzione del Paese. Quello che a Castillo non poteva, e non può essere perdonato, è di essere un insegnante marxista non allineato ai voleri di Washington e pronto a difendere i lavoratori peruviani. Quello che rimane il legittimo Presidente peruviano può avere commesso degli errori ma è chiaro che il golpe ha una matrice fascista e statunitense. Come documentato da Benjamin Norton pochi giorni prima del golpe l’ambasciatore statunitense ed (ex) agente della CIA Lisa Kenna ha incontrato il ministro della difesa peruviano, il contenuto del colloquio è facilmente immaginabile.

L’arresto di Castillo ha innescato una serie di proteste che ad oggi hanno portato a 47 morti, stranamente su questo la nostra stampa e la nostra politica tacciono, evidentemente la polizia peruviana ha il diritto di sparare e uccidere, mentre quella russa non può sgomberare una manifestazione non autorizzata se non commettendo un crimine contro l’umanità. Lo stesso è accaduto pochi anni fa quando il colpo di Stato fu attuato in Bolivia, i metodi degli Stati Uniti sono sempre gli stessi come nel caso di Allende i problemi si risolvono con i carri armati. La differenza è che nel 1973 un’opinione pubblica informata si indignò di fronte a queste nefandezze, mentre oggi i giornali presentano il tutto come difesa della democrazia, se oggi Allende fosse deposto sarebbe presentato come un pericoloso populista sconfitto dal democratico Pinochet. In realtà adesso più che mai il re è nudo, la pretesa dell’Occidente di rappresentare se stesso come il luogo della democrazia da esportare nel mondo è una menzogna, l’unica cosa che l’imperialismo occidentale ha esportato sono state la guerra, la tortura e la povertà.

Sempre in America Latina va ricordata la condanna contro l’attuale vice Presidente argentina Cristina Kirchner, una condanna che ricorda molto quella contro Lula, giustamente annullata, che era stata usata per colpire politicamente il politico più popolare del Brasile. Gli USA continuano a considerare l’America Latina il proprio cortile di casa e il concetto di democrazia è subordinato alla difesa dei propri interessi.

In questo quadro di attacco ai governi democratici e progressisti il tentato golpe in Brasile sembra avere un segno diverso. Bolsonaro rimane il rappresentante della destra eversiva e fascista ma dietro quello che è successo la scorsa settimana sembra esserci un messaggio arrivato a Lula direttamente dalla Casa Bianca, la corda è corta e il Brasile deve stare attento a stringere rapporti troppo stretti con ‘Stati canaglia’ come Venezuela e Cuba e a continuare l’avvicinamento alla Cina attraverso i BRICS.

Se da una parte la repressione statunitense, acclamata dai ‘democratici’ nostrani come la nuova civiltà, sta colpendo duro, dall’altra va detto che i Paesi anti-imperialisti non si piegano e resistono, a partire da Cuba e dal Venezuela che possono contare anche sul sostegno russo e cinese, da parte loro Mosca e Pechino non sembrano troppo preoccupati di rovinare il giardino di casa di Washington.

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