Il 7 novembre a Minsk, una visita di grande importanza. Editoriale

di Marco Pondrelli

In occasione del 7 novembre il Comitato di Solidarietà alla Bielorussia si è recato a Minsk, dove l’anniversario è ancora festa nazionale. Quest’anno nella delegazione del Comitato guidato da Igor Camilli era presente anche Marx21. Questo vuole essere un breve resoconto obiettivo non solo del viaggio ma anche del Paese, nessuno afferma che in Bielorussia non vi siano problemi o contraddizioni ma non possiamo fare a meno di osservare le differenti scene viste fuori dalla stazione di Minsk e dalla stazione Termini di Roma in cui tante persone senza casa, giovani e anziani, italiani e stranieri, trovano sistemazioni di fortuna. Non abbiamo visto scena simili a Minsk o in altre zone della Bielorussia.

Come scrive Gianbattista Cadoppi (presente nella delegazione) nel suo libro dedicato a questo Paese il primo ‘crimine’ di Lukashenko è il suo esempio: è una colpa garantire un reddito pro-capite di 20.00 dollari (il 71° a livello mondiale) e la più bassa presenza di poveri nell’area ex-sovietica, così come è una colpa un coefficiente GINI, che misura la diseguaglianza, pari allo 0,275 mentre in Italia è allo 0,396. L’incontro con il Presidente dei sindacati Mikhail Orda è stata una conferma di un sistema che ancora deve molto all’esperienza socialista, in un Paese con meno di 10 milioni di abitanti i sindacati hanno circa 4,5 milioni di iscritti, con un grande radicamento nel tessuto sociale. Visitando l’Università dei sindacati abbiamo potuto ammirarne l’organizzazione ma sopratutto come anche lo studio sia integrato nelle scelte economico-produttive della Bielorussia, che redige piani quinquennali, legando ad essi anche le scelte formative.

Oltre a partecipare alla commemorazione del 7 novembre in piazza, l’appuntamento più interessante è stato l’incontro nella sede centrale con il Partito Comunista Bielorusso. Questo è un Partito fortemente radicato nel territorio, con sezioni attive in tutte le regioni, il Partito ha 6000 iscritti ma un’area di consenso di circa 1.000.000 di persone, è la prima forza politica organizzata presente in Parlamento con 11 parlamentari e un senatore.

Il Primo Segretario Alexey Sokol oltre a sottolineare la forza e il radicamento del Partito ha rimarcato il sostegno al Presidente Lukashenko. Con l’attuale Presidente vi è una forte convergenza nelle politiche interne, i risultati citati in precedenza sono stati possibili perché, a differenza di altre nazioni, la Bielorussia non si è mai piegata alle idee neoliberiste e ha sempre mantenuto salda la propria sovranità nazionale. Il sostegno al Presidente bielorusso riguarda anche la politica internazionale. La preoccupazione per la situazione mondiale è alta, ovviamente la crisi ucraina viene sentita molto. I comunisti bielorussi sono consci che il tentato colpo di Stato del 2020 avrebbe prefigurato per loro uno scenario simile a quello già vissuto a Kiev. Così come l’Ucraina anche la Palestina è stata citata da Alexey Sokol, di fronte ad un mondo scosso da guerre e forti crisi internazionali per i comunisti bielorussi è importanti stringere i rapporti con la Russia e la Cina ma anche con altri stati come l’Iran che l’Occidente continua a considerare ‘Stati canaglia’ ma che il realtà prefigurano una nuova prospettiva di ordine mondiale. Lukashenko non chiede al mondo di seguire il modello bielorusso ogni Nazione deve essere libera di organizzarsi e progredire come meglio crede, solo accettando le diversità di può costruire un mondo di pace ed è questo il primo obiettivo dei comunisti in Bielorussia. L’idea che il mondo liberaldemocratico sia un sistema superiore e sia chiamato a guidare lo sviluppo mondiale imponendo i propri ‘valori’ anche con la forza, rischia di produrre guerre e catastrofi precipitando il mondo nelle stasse barbarie che hanno portato alla Seconda Guerra Mondiale.

Particolarmente significativa all’incontro con il Partito Comunista Bielorusso è stata la presenza del compagno Symonenko, segretario del Partito Comunista ucraino, che vive esule a Minsk dopo essere stato condannato a 10 anni di galera per avere partecipato ad una conferenza sull’antifascismo. L’apprezzato intervento di Symonenko ha denunciato l’ingresso della Nato in Ucraina ben prima dell’avvio da parte della Russia dell’operazione militare speciale, oltre che il sostegno che l’Occidente collettivo continua a dare al governo fascista di Kiev. Sappiamo che in Italia e nel resto d’Europa fra i comunisti ci sono molti distinguo su quello che sta succedendo in Ucraina, noi continuiamo a ribadire il nostro sostegno agli antifascisti ucraini, alla Russia e condividiamo con Petro Symonenko la fiducia nella vittoria finale.

In un ideale collegamento con la lotta antifascista che si combatte in Ucraina consigliamo a chiunque di visitare il Museo della Grande Guerra Patriottica dove senza retorica ma con grande orgoglio viene presentata la storia della Resistenza al nazi-fascismo, sono mostrate la efferatezze e i crimini di cui si macchiarono gli eserciti invasori e si ricorda il grande sacrificio del popolo sovietico che non si limitò a liberare il proprio Paese ma diede il contributo fondamentale per la sconfitta del nazismo.

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