I grandi cambiamenti. Editoriale

di Marco Pondrelli

È difficile seguire e analizzare gli avvenimenti internazionali, perché le novità si susseguono in modo frenetico. Sia in Ucraina, che nella dimenticata Palestina, che in Siria si continua a morire e la pace non è cosi vicina come sembra. Il nostro sito sta seguendo quello che sta succedendo attraverso articoli e interventi anche con prospettive e punti di vista diversi, sperando di riuscire a dare ai nostri lettori una panoramica complessiva ed esaustiva.

Abbiamo sotto gli occhi una trasformazione epocale, l’Unione europea e probabilmente anche il quadro politico italiano sono destinati a mutare profondamente. Il progetto di riarmo europeo ha obiettivi che non sono quelli presentati pubblicamente, si dice di volere combattere la Russia ma questa è un’argomentazione buona per convincere i Riotta nostrani che non spiega le reali motivazioni.

Il primo elemento da analizzare è il riposizionamente di tre nazioni rispetto alla nuova Unione europea. Germania, Francia e Polonia stanno giocando la loro partita scommettendo su un cambio di equilibrio mondiale. Da tre prospettive diverse che potrebbero anche trovare un punto d’incontro questi tre paesi vogliono allargare la loro influenza anche per rispondere a problemi interni.

Il secondo punto è che il riarmo e la guerra portano con sé un ulteriore limitazione degli spazi democratici, questa è l’Ue che vogliono costruire. Non nutriamo alcuna simpatia per Georgescu che rappresenta una destra che, pur dicendo cose sensate sulla guerra contro la Russia, rappresenta una visione della società non solo conservatrice ma addirittura reazionaria. Ciò detto è sconcertante che l’Unione europea, ma sarebbe meglio dire la Francia, abbia prima impedito le elezioni e successivamente la sua candidatura, oggi più che mai diciamo che ‘il re è nudo’; quando viene meno il consenso rimane la forza. Il rifiuto della democrazia porta con sé il rischio che la protesta si incanali altrove, in un incisione di Bosredon del 1848 ‘l’urna e il fucile’ si vede un operaio che getta il fucile per depositare la sua scheda nell’urna, il rischio è che oggi succeda l’inverso.

Anche l’Italia non è esente da questo processo antidemocratico, recentemente Carlo Calenda e Marco Lombardo hanno presentato un progetto di legge intitolato ‘Istituzione di uno scudo democratico a difesa del libero esercizio del diritto di voto’, fra le molte amenità presenti in questo testo oltre ad una stretta sui social network, all’articolo 5 viene contemplato un iter per sospendere il procedimento elettorale o addirittura annullare il voto già espresso. Per quanto si parli di un progetto di legge presentato da una forza politica minoritaria, esso è emblematico del pensiero di una parte del mondo politico italiano.

Nella fase di passaggio che stiamo vivendo è più che mai corretto affermare che i mesi contano come anni, sta nascendo un nuovo equilibrio geopolitico e sta nascendo un nuovo equilibrio politico in Italia. In quest’ottica, nonostante gli esempi riportati, non bisogna perdersi nel pessimismo. Se, come Trump sta promettendo (o minacciando a seconda dei punti di vista), gli Stati Uniti facessero un passo indietro in Europa, si aprirebbe uno spazio perché le forze progressiste possano farne uno avanti.

La vera domanda è cosa sta facendo la sinistra, persi a discutere delle Tesla prese in leasing non ci rendiamo conto che rischia di essere la destra, come in Romania o Germania, a catalizzare il dissenso. Ecco perché i comunisti e la sinistra devono rispondere ad alcune domande che non sono più rinviabili. Innanzitutto domandiamoci quali sono i nostri obiettivi e quali sono le forze sociali e politiche con cui allearsi per raggiungere questi obiettivi. Inoltre cosa pensiamo del mondo del lavoro in Italia? Come è cambiato e come possiamo ricostruire lì una nostra presenza? In passato abbiamo letto appelli per sostenere questo o quel personaggio ma non si sono indagate le motivazioni tattiche e strategiche che ci dovevano portare a sostenere il leader di turno. In tutte le riflessioni proposte mancava un’analisi sul mondo del lavoro, da qui ne segue che i grandi assenti nelle nostre analisi sono i lavoratori. Parlare di radicamento nella classe lavoratrice vuole dire tutto e niente, c’è un settore o un pezzo di mondo del lavoro prioritario nella nostra azione politica? Se riusciamo a rispondere a questa domanda e ad organizzare una forza autonoma allora si può parlare di alleanze altrimenti si può solo fare il tifo.

Assieme ad una questione politico organizzativa se ne pone una teorica. Cosa dicono i comunisti sull’Europa e sul mondo multipolare? Siamo d’accordo che l’obiettivo di fase è quello di ampliare gli spazi democratici nel nostro Paese? Come può essere fatto questo? Tutte queste domande attendono una risposta che non può che derivare dalla lotta, come diceva Marx: prassi-teoria-prassi. Nel fare questo dobbiamo conoscere bene i rapporti di forza e dobbiamo essere consci che non basta avere idee valide per intercettare le masse, la nostra deve essere una battaglia di lungo corso, nella quale anche la tattica è importante, allo stesso tempo è fondamentale che questa lotta si intrecci con i mutamenti del quadro geopolitico mondiale.

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