di Marco Pondrelli
In settimana l’ansa ha riportato una pessima notizia che dovrebbe fare riflettere. L’amministratore delegato di Amazon, Andy Jassy, ha confermato la notizia apparsa pochi giorni prima sul Wall Streer Journal, l’azienda taglierà 18 mila posti di lavoro. Quando si parla di Amazon occorre tenere conto di due cose: innanzitutto la sua politica fortemente antisindacale, negli USA dentro l’azienda non c’è il sindacato e questa posizione fortemente ostile ai lavoratori è sostenuta dal governo (democratico o repubblicano nulla cambia) del Paese; secondo punto per quanto oggi la situazione del colosso della logistica sia peggiorata, durante la pandemia Jeff Bezos ha avuto un surplus patrimoniale pari a 81,5 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda la presenza del sindacato, in corrispondenza di una lotta che è riuscita costituire un piccolo sindacato all’interno di un magazzino di New York, nell’annunciare una battaglia per invalidare il voto, Amazon ha sostenuto che la soluzione migliore per i lavoratori è avere un rapporto diretto con l’azienda. È però difficile pensare senza cadere nel ridicolo che un lavoratore precario magari senza assistenza sanitaria possa da solo affrontare una trattativa con un colosso multinazionale!
Brancaccio, Giammetti e Lucarelli nel libro ‘la guerra capitalista’ fanno notare che l’élite imprenditoriale e finanziaria aumenta potere e ricchezze, ‘decidono leggi che li favoriscono, manipolano i mercati finanziari a proprio vantaggio e creano o sfruttano monopoli economici che mettono più ricchezza nelle loro tasche’ gli autori arrivano alla conclusione che ‘emerge a lungo andare un problema: una potenziale incompatibilità fra regime capitalistico e ordine democratico’.
Il settore della logistica anche in Italia è quello in cui la repressione e l’arroganza padronale sono più forti, dall’altra parte è però anche il settore in cui sono più forti le lotte sindacali. Questo comparto si avvia a diventare sempre più centrale, se un tempo gli acquisti online erano l’eccezione oggi sono la norma e includono anche cibo, bevande e vestiti. L’espansione di questo settore porta allo strangolamento di tante piccole attività relegando questo ex ceto media nella povertà, tutto ciò è possibile grazie allo sfruttamento dei lavoratori posti davanti al solito ricatto, in una situazione di crisi dovete accettare queste condizioni.
Se da una parte crescono i profitti e calano i salari confermando un trend che è stato avviato 30 anni fa, dall’altra parte in modo che potremmo definire complementare il ruolo dello Stato continua ad essere sempre più ridotto. Il 5 gennaio su ‘il fatto quotidiano’ Natascia Ronchetti ha scritto un interessante articolo sulla situazione della sanità in Italia, nel quale riportava le dichiarazioni di Pierino di Silverio, segretario nazionale di ANAAO, sindacato dei medici ospedalieri il quale affermava ‘è vero, abbiamo una preparazione diversa e sappiamo cosa ci troviamo di fronte, a differenza del 2020: ma le condizioni organizzative sono peggiorate, prima di tutto perché si è aggravata la carenza di medici e infermieri’ difatti, continua l’articolo, ‘dei primi ne mancano 15 mila, dei secondi 30 mila dei quali 17 mila solo nelle terapie intensive e subintensive’. Di seguito di poteva leggere che in caso di una nuova pandemia ‘le terapie intensive si rivelerebbero ancora una volta un anello debole. Prima della pandemia i posti letto, in tutta Italia, erano circa 5 mila. Nelle fasi più critiche erano saliti a oltre 8 mila, oggi sono scesi a 6.500. Un 30% in più che però non è strutturale’.
Come si può affrontare il problema? I soliti ottimisti risponderebbero che lo possiamo fare grazie all’Europa. In realtà il tanto decantato, e forse poco conosciuto, PNRR non riguarda la spesa corrente, ma è la spesa corrente il vero nodo da sciogliere se si vogliono assumere medici e infermieri. Nel Lazio Fratelli d’Italia condusse una battaglia contro la chiusura di un ospedale da parte della Giunta Zingaretti (che per la cronaca ne ha chiuso più di uno), oggi essendo questo Partito al governo sarebbe il momento di dare seguito alle proteste. Purtroppo la realtà è che chiunque governi prima del voto popolare deve rispettare i regolamenti europei.
Se quello che ha scritto nei giorni scorsi ‘il sole 24 ore’ è vero, nei prossimi mesi l’Italia potrebbe vedere una brusca frenata del PIL ed essere esposta ad un forte attacco speculativo essendo l’anello debole europeo, ci troveremmo nel mirino per il nostro debito eccessivo e questo porterà a nuove politiche di austerità giustificate da parole d’ordine tanto suggestive quando fallaci: ‘ce lo chiede l’Europa’, ‘abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità’.
A chi si fa portatore di certe baggianate andrebbero ricordati i profitti realizzati da Amazon, non solo Amazon per completezza, durante la pandemia o i cosiddetti extra-profitti realizzati dalle aziende energetiche grazie all’aumento del costo dell’energia. Durante la crisi tutti i politici, anche quelli più improbabili come Calenda, si sgolano per dire che questi ricavi devono essere redistribuiti, il problema e che alle parole non segue nulla o meglio fa seguito un ulteriore aumento della diseguaglianza.
Tutta questa ricostruzione non è però del tutto corretta, perché lo Stato quando vuole i soldi li trova e così come dai nostri bilanci sono miracolosamente usciti i miliardi per salvare le banche siamo anche riusciti a trovare i soldi per armare i nazisti ucraini. Se da una parte dobbiamo lottare per la pace dall’altra dobbiamo parlare di redistribuzione, l’obiettivo dei comunisti non è tornare in Parlamento ma cambiare i rapporti di forza.
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