di: Francesco Maringiò
Un anno fa ci lasciava Mauro Gemma. Già direttore di questo sito, intellettuale acuto e militante comunista ed internazionalista, Mauro è stato un compagno importante che si è opposto con forza e lungimiranza alle derive e vulgate ideologiche dominanti nella sinistra italiana, offrendo al contempo strumenti di interpretazione dei grandi fatti del mondo ed analisi orientate con la bussola del marxismo. Per i più giovani, un compagno prezioso ed importante nel loro processo formativo, grazie al lavoro di polemista e traduttore del meglio delle elaborazioni del movimento comunista internazionale. In un’epoca nella quale non esisteva la facilità con la quale era possibile reperire le informazioni in rete e tradurle, il suo lavoro è stato un punto di riferimento per tanti. Ma anche successivamente, la sua facoltà di discernimento tra le tante informazioni in rete, la selezione dei materiali più interessanti e, soprattutto, l’orientamento che forniva per aiutare a leggere i fatti del mondo in tempo reale, hanno rappresentato un contributo indispensabile a tutti i comunisti italiani e, assieme, un atto di importante resistenza al rischio di omologazione e subalternità ideologica dello stesso movimento comunista europeo.
Soprattutto, spiace aver perso un compagno proprio nel momento nel quale i segni di un cambiamento degli equilibri mondiali si manifestano con una magnitudine come mai era accaduto, almeno dal drammatico biennio 1989-1991.
Ma è qui nel continente europeo, a casa nostra, che la resistenza al cambiamento si fa più forte. Come ripetiamo da tempo su queste pagine, la “grande guerra” ucraina sta ridisegnando gli equilibri del continente e mostra plasticamente le trasformazioni in corso. Se sul fronte orientale questa sta aprendo una fase di profondi cambiamenti ed accelerando in Russia la trasformazione degli apparati produttivi, sviluppando un processo di modernizzazione indispensabile e finora ostacolato dalla presenza e dalla forza di una oligarchia economica fiorita durante la sbornia elciniana, è sul fronte occidentale che dobbiamo registrare una trasformazione in senso regressivo ed autoritario.
Ne è prova il dibattito europeo di questi giorni sulla possibilità di addestrare le truppe ucraine su suolo ucraino ed usare le armi europee su suolo russo. La riunione informale dei ministri degli Esteri Ue non ha sancito la vittoria dei “falchi”, ma ha fatto registrare una ennesima pericolosa escalation.
Si tratta, ovviamente, di dichiarazioni di principio che indicano la direzione di marcia complessiva presa dalle istituzioni europee. La realtà sul campo è già oltre, come dimostra l’attacco ucraino su territorio russo a Kursk, ad opera di truppe addestrate ed equipaggiate dall’occidente e, stando a quanto dichiara il governo russo, anche guidate da “soldati di ventura provenienti da paesi terzi”.
Nonostante il peggioramento significativo della situazione per Kiev nell’Ucraina occidentale e le previsioni unanimi (e negative) degli analisti militari sulla controffensiva, il capo della diplomazia europea persiste nel suo pericoloso avventurismo bellico, non citando – nemmeno una volta – la possibilità dell’apertura di un negoziato o della via pacifica per risolvere la situazione. Del resto, è lo stesso Alto rappresentante che aveva raffigurato la situazione che stiamo vivendo con la metafora del giardino e della giungla. Qui, in occidente, viviamo in un giardino fiorito dove tutto funziona, ma siamo circondati dalla giungla che rischia di invadere il giardino. Per questo, dichiarava Borrell, non sarà sufficiente costruire “alte mura per impedire l’ingresso della giungla”, ma “i giardinieri devono andare nella giungla”, ossia, “gli europei devono essere molto più coinvolti con il resto del mondo”.
La decisione di aumentare a 75.000 il numero di truppe ucraine addestrate dagli europei a ridosso col confine ucraino e la proposta di alcuni paesi di svolgere l’addestramenti direttamente su suolo ucraino o autorizzare i soldati ucraini a colpire il territorio russo con le armi fornite dall’Europa, risponde alla logica folle e colonialista dei giardinieri che disboscano la giungla.
Per questo è ancora più necessario riportare al centro dell’agenda politica l’uscita del nostro paese dal conflitto e promuovere una soluzione diplomatica che interrompa la pericolosa spirale bellica.
Certamente, anche seguendo gli insegnamenti di Mauro, noi saremo al fianco del mondo che lotta per l’emancipazione e la liberazione dal giogo colonialista ed imperialista. Una lotta di indipendenza dal sistema imperialista che, liberando i popoli soggiogati libera il mondo intero.
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