Assange è libero, la stampa no! Editoriale

di Marco Pondrelli

Ci rallegriamo per la liberazione di Julian Assange. Il suo calvario, iniziato con le false accuse di stupro che lo hanno portato prima a vivere da recluso nell’ambasciata Ecuador per poi a passare cinque anni in un carcere di massima sicurezza, è finalmente finito. L’inviato speciale dell’ONU contro la tortura ha denunciato le torture a cui è stato sottoposto in tutto questo periodo.

Per ritrovare la libertà e riabbracciare i propri cari Assange si è dovuto dichiarare colpevole, il reato sarebbe quello di avere divulgato informazioni segrete assieme a Chelsea Manning. Da oggi rivelare al mondo i crimini commessi dagli Stati Uniti è ufficialmente un reato, noi siamo invece convinti che il vero patriotta debba sapere difendere i popoli del mondo dai governi corrotti.

È difficile commentare le reazioni dei pennivendoli nostrani in modo diverso da quello di cui si è servito Marco Travaglio, fate schifo. Il trattamento riservato ad Assange è un monito per i pochi giornalisti che fanno bene il proprio lavoro, mentre gli altri non hanno problema a continuare ad occupare al meglio il loro ruolo di giannizzeri. In un intervista su ‘il fatto quotidiano’ Andrew Fishman cofondatore del sito the Intercept ha dichiarato: ‘Se gli Stati Uniti, con la loro influenza globale, hanno ottenuto di tenere recluso per 14 anni un cittadino non americano, cosa impedisce ad altri paesi di fare lo stesso?’.

Se quindi è giusto esultare per la liberazione di Assange, è doveroso fare i conti con un precedente che sferra un altro pesante colpo alla libertà di stampa. Stefania Maurizi ha scritto che ‘L’accordo rivela che le autorità americane gli hanno imposto di restituire o distruggere tutti i documenti che, a oggi WikiLeaks non ha pubblicato’. Se da una parte si intimidisce la stampa e la si convince al silenzio, dall’altra si azzera WikiLeaks. Questo è il democratico Occidente!

Va notato come dal patteggiamento emerga che non ci sono ‘vittime’ di WikiLeaks che chiedono dei risarcimenti, questo vuole dire che le fesserie scritte, anche sui nostri giornali, di persone danneggiate dalle rivelazioni di questi documenti segreti, non avevano fondamento. Probabilmente è il motivo per cui i quotidiani italiani, con le solite lodevoli eccezioni, non hanno dato grande risalto alla notizia: il re è nudo. La supposta superiorità dell’Occidente deve fare i conti con una realtà che racconta l’opposto. Immaginiamoci un mondo senza WikiLeaks, cosa sapremo di Guantanamo, delle guerre, delle torture e delle tante vittime innocenti se le nostre uniche fonti fossero stati i governi occidentali? A Guantanamo, il carcere che il premio Nobel Obama aveva promesso di chiudere, ci sono ancora detenuti in condizioni disumane che in oltre 20 anni non hanno mai subito un processo o visto un giudice, che dicono i nostri Aldo Grasso o Michele Serra su questo? Hanno paura che una critica fuori posto aiuti Trump? Che Hillary Clinton volesse assassinare Assange con un drone è una notizia da tenere segreta?

Non possiamo farci illusioni, il mondo è entrato in una spirale di guerra e gli Stati Uniti d’America e l’Occidente collettivo sono i soli responsabili di tutto questo. Proprio perché il nostro spicchio di mondo è incapace di esercitare un’egemonia culturale, proprio perché è incapace di essere un modello positivo, la sua solo lingua è quella delle armi. Questo vuole dire un forte restringimento delle libertà democratiche, aspettiamoci un futuro ancora più fosco e prepariamoci a combattere. La nostra lotta non è solo italiana, se alziamo la testa dalla nostra piccola zolla di terreno ci accorgiamo che il mondo sta cambiando, l’Africa sta cacciando l’imperialismo francese aprendo le porte a Russia e Cina, sono sempre di più i Paesi che accusano Israele di genocidio, e potremmo continuare con altri esempi dall’America Latina all’Asia. Noi siamo parte di questa lotta e per quanto la situazione italiana possa sembrare disastrosa dobbiamo sapere di non essere soli.

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