Più vicini al paradiso. Il viaggio di un ‘nomade globale’ attraverso la Cina e il suo alleviamento della povertà. Erik Nilsson

di Marco Pondrelli

C’è una barzelletta che Nilsson riporta e che racconta la Cina contemporanea fra tradizione e modernità: ‘un’auto in corsa si schianta contro uno yak, distruggendo il veicolo e uccidendo l’animale. L’autista furioso affronta il mandriano: “Perché hai condotto il tuo yak sulla strada? Non c’è erba su di essa!”. Il nomade pensa un attimo. “Perché hai condotto la tua macchina sul mio yak? Non c’è asfalto su di esso”’ [pag. 204].

Rendere in un libro il cambiamento cinese non è semplice, nella storia è la prima volta che si produce un simile evento che accompagna un Paese a sconfiggere la povertà assoluta nello stesso tempo in cui passa ad essere la seconda potenza mondiale (la prima se si calcola il PIL a Parità di Potere d’Acquisto), quando poco più di quarant’anni fa era una delle nazioni più povere al mondo. Come scrive l’Autore ‘credo che la maggior parte del mondo non comprenda ancora a sufficienza l’enormità di questo trionfo, per non parlare di come sia stata realizzato’ [pag. 12]. L’opera di Nilsson racconta quello che sta succedendo in Cina e riesce a farlo perché ‘il giornalismo mi ha mostrato che la Cina è un Paese che si scopre meglio sul dorso di yak, struzzi, cavalli, elefanti e cammelli. Cioè navigandone in prima persona le tundre, i terreni agricoli, le praterie, le giungle ed i deserti’ [pag. 6], se questa è la premessa metodologica possiamo dire che l’Autore rimanga ad essa coerente in tutto il suo lavoro. Nilsson nell’arco di più di un decennio ha girato la Cina, mettendone a nudo anche le parti più povere e toccando con mano i momenti più brutti della storia recente, come il terremoto che nel 2008 sconvolse lo Sichuan. In questo caso il prezzo pagato fu drammatico in termine di vite perse e di distruzione ma allo stesso tempo emerge la voglia di ricostruire e la solidarietà che animò il periodo del post-terremoto. In uno dei passaggi più toccanti Nilsson racconta dei disabili e ti come abbiamo ritrovato la speranza non solo con il sostegno governativo ma anche grazie alla costruzione di momenti di socializzazione. È un tema, quello del ruolo della collettività, che tornerà spesso nel libro, i problemi non sono solo del singolo ma di tutta la collettività se non dello Stato. È sicuramente un elemento di grande diversità rispetto al nostro mondo in cui la povertà è un qualcosa di cui vergognarsi e da nascondere. Il ruolo del pubblico è stato essenziali anche rispetto alla lotta al Covid, non a caso Massimo D’Alema ha osservato che una delle ragioni del successo della Cina nella lotta alla pandemia è stato ‘un grado minore di individualismo, una maggiore coesione sociale e l’esistenza di reti comunitarie che nel nostro mondo non esistono più1‘.

La lotta alla povertà diviene centrale nella cronaca del periodo che l’Autore ha vissuto in Tibet (sarebbe sbagliato chiamarlo viaggio), se è vero che ‘c’è una sovrapposizione di oltre il 90% delle località più povere e geologicamente pericolose della Cina’ è anche vero che mentre non si può cambiare la geologia si possono modificare le politiche sociali. Ad esempio la mancanza di elettricità è un problema per gli studenti si può dire che essi al tramonto tornino analfabeti, quindi portare l’elettricità, la televisione e internet è un modo per fare crescere la società. Rafforzare il sistema scolastico in un contesto in cui è diffuso l’uso della violenza (e gli episodi che lo dimostrano non mancano nel libro) è essenziale per la crescita e il progresso sociale. Queste politiche producono degli effetti tangibili, il ritorno in Tibet nel 2019 (otto anni dopo gli eventi raccontati) accoglie Nilsson in modo molto differente con scuole moderne dotate di laboratori di informatica e scienze [pag. 221], un grande cambiamento rispetto a pochi anni prima.

Quello che rende unico il caso cinese è che la lotta alla povertà avviene anche guardando alle nuove tecnologie per cui si risponde, ma è solo un esempio, ai problemi dell’agricoltura con le fattorie solari [pag. 240].

L’Autore conclude raccontando la storia del villaggio di Xiaogang che 1978 con le sue riforme diede l’esempio per dare inizio all’Era di Riforma ed Apertura [pag. 267], è emblematica questa scelta di Nilsson le radici del più grande miracolo economico – sociale mondiale si trovano in un piccolo villaggio di agricoltori, è forse il modo migliore per conoscere la Cina.

Va dato atto a Erik Nilsson di averci fatto viaggiare con lui attraverso questo bellissimo Paese, non a caso è stato il più giovane straniero a vincere il China Friendship Award (il massimo riconoscimento che il governo offre agli esperti stranieri), ma non lo ha fatto con lo sguardo del cronista distaccato ma del ‘nomade’ coinvolto e questo che rende il suo libro una grande testimonianza della nuova Cina.

Note:

1D’Alema, Massimo, Grande è la confusione sotto il cielo. Riflessioni sulla crisi dell’ordine mondiale, Donzelli Editore, Roma, pag. 11