
di Marco Pondrelli
Il Pakistan è una nazione in cui peso geopolitico è stato ed è rilevante. Tanto pesa nelle relazioni internazionali quanto poco è conosciuto in Italia, se non per la presenza di una importante comunità pakistana nel nostro Paese. In pochi conoscono quello che scrive nella prefazione Asmatullah Junejo, Vice Console del Pakistan a Milano, ‘il Pakistan è una Nazione multilinguistica, con 32 lingue native; quindi, significa avere tante culture madri differenti, società, abitudini culturali e mettendo insieme tutti questi fattori è stata creata la nostra nuova grande nazione. Dentro al Pakistan ciascuno conserva la propria identità, per esempio noi festeggiamo ufficialmente a livello nazionale le festività mussulmane ma anche il Natale, che è la più tradizionale delle festività cristiane, una delle tante culture presenti all’interno del Pakistan’ [pag. 8].
Ci siamo spesso abituati a sentire parlare del Pakistan con un’accezione negativa e spesso si lega questo Paese al ‘fondamentalismo islamico’. Nell’introduzione al volume Cristiana Cianitto, dell’Università degli Studi di Milano sottolinea che nonostante ‘la reislamizzazione subita dall’ordinamento giuridico, specie penale, a seguito delle Hudud Ordinances nel 1979, non ha favorito nell’opinione pubblica mondiale l’immagine del Pakistan come società aperta alla diversità, specie religiosa, ma che in realtà nelle sue contraddizioni svela scenari inaspettati. Non dimentichiamoci che il Pakistan è la terra di Benazir Butto, prima donna capo di governo di uno stato a maggioranza musulmana.’ [pag. 12]
Questo vuoto sul Pakistan riempito da luoghi comuni non sempre verificati è colmato da questo interessante libro scritto a sei mani.
La prima parte indaga i rapporti economici fra Italia e Pakistan e la posizione internazionale del Pakistan, nonostante una frenata negli ultimi anni l’Italia ‘si colloca così tra i primi dieci Paesi esportatori verso il Pakistan (dopo USA, UK, Cina, Afghanistan, Germania, Spagna, EAU e Olanda), quinta in Europa’ [pag. 16]. Quello che però desta grande interesse è il rapporto del Pakistan con la Cina come importante snodo di passaggio della nuova via della seta, ‘l’abbondanza di una manodopera relativamente qualificata e a basso costo ha favorito la nascita di numerose industrie e il Paese è diventato oggetto dell’iniziativa di sviluppo infrastrutturale avviata nell’ambito delle Belt and Road Initiative cinese, all’interno della quale il Pakistan giocherà un ruolo di primaria importanza sulla rotta verso il Mar Arabico’ [pag. 18]. In questo quadro si colloca l’importante corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC), che sta contribuendo oltre alla crescita economica del Paese e anche allo sviluppo del porto di Gwadar che ‘sta subendo una trasformazione significativa attraverso vari programmi di perfezionamento volti a migliorare le infrastrutture della città e facilitare lo sviluppo sostenibile’ [pag. 19]. La richiesta di adesione ai Brics è la diretta conseguenza di questa politica.
La seconda parte scritta da Maria Morigi è un’interessante ricostruzione della storia del Pakistan che ci fa viaggiare dalla civiltà Indo, allo nascita del buddismo per arrivare, passando attraverso l’Islam, alla dominazione mongola e al periodo coloniale. In particolare Maria Morigi ricorda che ‘l’Islam non fu imposto con la forza, ma, come testimoniato dalla fonte Chach Nama “Storia della conquista del Sindh” (traduzione persiana del 13° secolo), era garantita la totale libertà religiosa degli abitanti sia ebrei che zoroastriani o buddisti o appartenenti alla privilegiata casta dei bramini, cui fu consentito di continuare a celebrare i riti tradizionali mentre erano invitati a commerciare con i musulmani recentemente arrivati’ [pag. 64].
Il libro si conclude con alcuni interessanti racconti di pakistani che vivono in Italia, racconti dai quali emerge la tragedia del viaggio e le difficoltà successive ma anche l’amore per il nostro Paese.
In conclusione questo è un tentativo riuscito di fare conoscere questa importante nazione al di là dei luoghi comuni.
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