di Paola Pellegrini, Segreteria Nazionale del Partito dei Comunisti Italiani
Ci ha lasciato un maestro, un uomo che ha saputo fare della musica la sua arma rivoluzionaria e di cambiamento culturale nelle istituzioni musicali che ha attraversato, e nelle coscienze di chi ha amato la musica anche di più grazie a lui.
Ricordo come Claudio Abbado come ci abbia insegnato, quando eravamo giovani appassionati e affamati di musica, ad andare oltre la retorica della frase per scoprire la struttura del testo musicale, la ricerca analitica del linguaggio musicale e, delle sue trasformazioni storiche e ideali, alla scoperta della musica come grande viaggio dentro la la storia della cultura umana.
Ci ha lasciato un uomo che ha dedicato la sua vita alla cultura e alla causa delll’emancipazione culturale delle classi subalterne: per questo lavorò quando dirigeva la Scala, lottando per la qualità e la trasformazione delle Istituzioni Culturali italiane, a partire dal ruolo delle Fondazioni liriche per dare loro quella missione pubblica e sociale, fuori dalle sacche di privilegio e di elitarismo che la miopia delle classi dirigenti italiane non ha mai né saputo nè voluto superare;
per questo battaglia non vinta, ma condotta con coerenza, Abbado poi ha continuato la sua carriera e la sua ricerca presso le più grandi orchestre di altri Paesi, in Europa sopratutto, ma anche in tutto il resto del mondo; per questo Claudio Abbado ha sempre sostenuto idealmente e anche direttamente gli sforzi di quei paesi che il colonialismo e il neocolonialismo avrebbe sempre voluto mantenere in condizioni di minorità intellettuale e culturale, paesi e popoli, come quello cubano o di altri paesi dell’America Latina che, in questi anni, hanno scelto di rappresentare le istanze di riscatto sociale delle classi sociali storicamente oppresse anche attraverso la fattiva opera di costruzione e di rinnovamento delle proprie istituzioni musicali, opera cui il maestro Abbado ha dato pieno sostegno, aiuto e la forza del suo prestigio internazionale.
Per uomini della levatura culturale e morale di Claudio Abbado, produrre cultura ai massimi livelli del proprio impegno artistico ed intellettuale, era un tutt’uno con la propria coscienza civile e politica, era fare la propria parte per realizzare quel misconosciuto dettato costituzionale che vede nella cultura un diritto fondamentale sul piano civile e sociale, l’ambito nel quale si realizzano, insieme al diritto al lavoro e all’istruzione, il principio di uguaglianza sostanziale che sta scritto all’articolo 3 della Carta Costituzionale.
Oggi perdiamo per sempre Claudio Abbado e la sua grande umanità, oggi si è spento il suo luminoso sorriso di uomo tanto umile e schivo quanto grande e autorevole, un maestro per chiunque abbia lavorato con lui, un dono per ognuno che abbia avuto la fortuna di incontrarlo.
L’emozione delle sue interpretazioni resterà invece per sempre con noi.