di Marco Pondrelli
Il libro di Gianandrea Gaiani è una raccolta di alcuni articoli apparsi sul sito internet che dirige, analisidifesa. Il primo motivo che consiglia la lettura di questo libro è proprio questo, il sito non può essere certo annoverato come una pericolosa congrega di bolscevichi eppure le analisi sono largamente condivisibili, proprio perché sono analisi basate su fatti reali. Nel sistema mediatico italiano prevale il tifo, così come nel calcio è difficile aspettarsi una disamina attenta alle tattiche di gioco da un ultras che va allo stadio per picchiare, allo stesso modo è improbabile che giornalisti, premiati del governo ucraino, possano dare una lettura obiettiva della situazione.
Questa è una guerra non solo fra Russia e Ucraina ma anche fra Stati Uniti ed Europa, la quale è stata incapace di proferire verbo dal dopo Maidan ad oggi. Scrive l’Autore ‘ci siamo colpevolmente disinteressati di risolvere la crisi in Ucraina esplosa nel 2014 lasciandone la gestione in mani agli Stati Uniti che avevano tutto l’interesse, insieme alla Gran Bretagna, a gettare benzina sul fuoco proprio per indebolire un’Europa che, oltre che essere un competitor economico, puntava a raggiungere una maggiore autonomia strategica e militare’ [pag. 5].
Non è un mistero che gli USA abbiamo da tempo dedicato molte ‘attenzioni’ all’Ucraina, come risulta da alcuni documenti declassificati, già nel 1957 avevano pensato di infiltrare incursori per destabilizzare quella che era allora una Repubblica Sovietica. In quei rapporti Washington dimostrava di conoscere le divisioni interne all’Ucraina e considerava le regioni dell’est come filo-sovietiche. Questo è il substrato teorico a cui attinge Brzezinski quando ne ‘la grande scacchiera’ ‘teorizzò che senza il controllo dell’Ucraina la Russia avrebbe perso il ruolo di potenza in Europa’ [pag. 15].
Il ruolo geopolitico dell’Ucraina rispetto alla politica imperialista statunitense è quella che marxianamente potremmo definire la struttura alla base del conflitto, mentre il tifo calcistico di giornali e politica italiana sono la sovrastruttura. Questa sovrastruttura ci dipinge un’Ucraina democratica, nella cui ‘resistenza’ alcuni rivedono i partigiani che combatterono il nazifascismo, come spiega Gaiani la realtà è ben diversa, già prima della cosiddetta ‘EuroMaidan’ la democrazia ucraina era solo un’illusione, dopo le cose sono peggiorate con 12 partiti messi fuori legge e con una dura repressione alla libertà di stampa [pag. 19].
In merito alla cosiddetta resistenza ucraina molto ci sarebbe da dire e molto è stato detto anche da una fonte insospettabile di simpatie putiniane come Amnesty International, la quale in riferimento alla scelta di usare armamenti all’interno dei centri abitati (anche scuole e ospedali) ha scritto ‘queste tattiche violano il diritto internazionale umanitario perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari’ [pag. 27], in virtù di questo l’organizzazione è entrata a far parte delle orde ‘filoputiniane’. La debolezza degli argomenti a favore del regime di Kiev è palese, si può capire perché Zelensky vieti di parlare di guerra civile (pena la galera), questo però non dovrebbe impedire a chi la guerra non la vive in prima persona di compiere analisi attente. Gian Micalessin in un reportage pubblicato sul sito analisi difesa sottolineava ‘il favore delle popolazioni pronte ad accogliere i russi come liberatori anziché come forze occupanti’ [pag. 35]. Purtroppo a fronte di dubbi posti da alcuni bravi giornalisti, anche in questo caso difficilmente etichettatili come leninisti, la risposta è da curva sud: fischi e insulti.
Il libro ha molti e validi spunti di riflessione da leggere con attenzione, personalmente mi limito, oltre ad invitare alla lettura del testo, a evidenziare due passaggi. Il primo è sul cambiamento militare che queste guerra porta, in Italia il ‘modello Di Paolo’ poca quantità molta qualità entra in crisi perché questa è una guerra combattuta ‘alla vecchia maniera’. Non solo l’Italia ma tutto l’Occidente deve ripensare il proprio modello di difesa, avevamo costruito eserciti per andare a combattere in giro per il mondo, basti pensare che ‘i quattro maggiori eserciti del Vecchio Continente (britannico, italiano, francese e tedesco) hanno forze terrestri al di sotto degli 80mila effettivi, peraltro non tutti ovviamente impiegabili in prima linea’ [pag. 102]. Sono limiti che riguardano anche gli armamenti, dei quali ci stiamo privando in favore di Kiev, l’Autore nota come nel 2011 durante le operazioni aeree contro Gheddafi ‘già nella tarda primavera gli europei dovettero chiedere aiuto agli Usa per fornire bombe d’aereo perché i magazzini si erano rapidamente svuotati’ [pag. 108]. Personalmente ritengo che l’Occidente collettivo avesse costruito eserciti funzionali all’intervento in aree territorialmente limitata, ma che sopratutto questi interventi fossero funzionali alla destabilizzazione e non all’effettivo controllo di quelle regioni. Era il modello dell’Impero unipolare statunitense a richiedere questi strumenti ma oggi le cose stanno cambiando, proprio per questo continuare a fare i vassalli di un signore che sta perdendo il feudo non ci sembra la scelta migliore.
Il secondo elemento che rende interessante il libro è il capitolo finale ‘Credere, Obbedire, Soccombere’ dove a essere messa sul banco degli accusati è l’informazione, con centri studi che si sono trasformati in gruppi ultras. Molti degli argomenti utilizzati contro la Russia non sono nuovi e appartengono all’armamentario di ogni guerra combattuta dall’Occidente, dal Kuwait alla Libia. Matilde Kimer è una giornalista danese alla quale i servizi segreti ucraini hanno annullato il permesso di lavoro che le sarebbe stato restituito ‘solo se avesse accettato di pubblicare le informazioni e le immagini fornite dallo stesso SBU’ [pag. 126], Gaiani domanda ‘quanti giornalisti hanno subito richieste e diktat simili a quelli rivolti a Matilde Kimer? [pag. 126], difficilmente questo può essere successo a Maurizio Molinari che a ricevuto da Zelensky l’ordine al Merito di III classe per il sostegno all’Ucraina o a Stefania Battistini del Tg1 a cui è stato conferito l’ordine della Principessa Olga [pag. 125].
Questa guerra che, come detto, è anche una guerra contro l’Europa è possibile perché non esiste una classe dirigente autonoma e capace di alzare la testa davanti all’amico americano, va però detto che l’Occidente collettivo è una piccola parte di un mondo che sta cambiando molto velocemente, dall’Asia, all’Africa, all’America Latina tira un’aria nuova, sarà bene che anche la politica italiana lo capisca.
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