di Marco Pondrelli
Nella ricorrenza della marcia su Roma fra i vari libri che in modo più o meno scientifico si occupano dell’evento, va segnalato quello dello storico Mimmo Franzinelli. Si possono condividere o meno alcune delle analisi di questo lavoro che però, per il suo rigore analitico, merita di essere letto. La tesi dell’Autore è che l’ascesa del fascismo può essere divisa in due momenti: il primo è l’attacco alle forze di sinistra e il secondo è l’attacco al traballante Stato liberale.
L’Italia che esce dalla Grande Guerra è un Paese stremato che viene segnato dal ‘biennio rosso’. La sconfitta di quest’esperienza non va ricercata della reazione fascista, che era agli inizi un movimento marginale, ma negli errori e nei limiti della dirigenza socialista massimalista, passaggio ben riassunto da Franzinelli quando afferma: ‘appena però le sinistre entrano in crisi, sia per la sterilità del massimalismo sia per l’incapacità del movimento operaio di ribaltare i rapporti di forza nelle fabbriche (con il sostanziale fallimento dell’occupazione delle aziende e l’accettazione dello sbocco riformista offerto da Giolitti, che comporta l’abbandono dei programmi rivoluzionari), le camicie nere sferrano un’imponente offensiva tanto nelle campagne quanto nelle città’ [pag. 38-39].
In questo quadro di riflusso delle forze di sinistra il nascente fascismo sa usare la violenza in modo organizzato, lo fa per raggiungere un preciso obiettivo politico. Quando ‘nella primavera 1921 le violenze diventano metodiche, tanto da preoccupare Mussolini, timoroso che gli «eccessi» possano rendere impopolari i fascisti. Li richiama dunque alla selettività delle aggressioni armate, raccomandando il senso della misura’ [pag. 49], selezionare la violenza necessaria vuole dire che la violenza non è il fine ma il mezzo. È in questo momento che il fascismo si struttura divenendo un partito nazionale da che era un piccolo movimento milanese.
La convocazione dello sciopero legalitario segna la sconfitta di socialisti e comunisti e la vittoria del fascismo, le cui squadracce reprimo il movimento dei lavoratori spesso in collaborazione con le forze dell’ordine. La difesa del Regno contro i sovversivi aumenta i consensi di Mussolini, per frae un esempio De Gasperi ‘approva «la reazione all’internazionalismo comunista negatore della libertà della Nazione» […] noi non condividiamo il parere di coloro i quali intendono condannare ogni azione fascista sotto la generica condanna della violenza. Ci sono delle situazioni in cui la violenza, anche se assume l’apparenza di aggressione, è in realtà una violenza difensiva, cioè legittima’ [pag. 59-60], anche Salvemini e Einaudi sostengono il nascente movimento fascista. Altri personaggi come Nitti, Salandra e Giolitti si convincono di poter imbrigliare Mussolini dentro le logiche parlamentari, utilizzandolo per il lavoro sporco per poi metterlo da parte. È un approccio ancora ottocentesco che non riesce a capire che l’ingresso delle masse sulla scena politica (ingresso fortemente accelerato dalla Grande Guerra) ha cambiato la politica italiana.
Quest’area liberale è ancora convita di potere ‘gestire’ il fascismo, basti pensare che Giolitti nel momento di maggiore crisi ed insignificanza del fascismo aveva accettato un’alleanza elettorale con Mussolini, il qualche ‘si dimostra abile analista e duttile stratega: inganna gli avversari, li blandisce e/o intimorisce a seconda della fase politica, in una persistente ambiguità [pag. 138]’. Di fronte a questa convergenza e di fronte ad un preponderante forza ‘militare’ del fascismo, i socialisti non seppero fare altro che chiedere l’aiuto della forza pubblica, di quello Stato che a parole dicevano di volere abbattere. L’attacco fascista alla grandi città e alle amministrazioni di sinistra segna l’avvio del percorso che porterà Mussolini al governo. In questo contesto Franzinelli dedica uno spazio all’eroica resistenza di Parma ed alla figura di Guido Picelli, un evento poco conosciuto ma di grande rilevanza storica e politica.
Dopo la sconfitta del movimento operaio l’avversario di Mussolini diventa lo Stato liberale,scrive l’Autore: ‘nell’estate 1922 lo sciopero legalitario ha innescato il decisivo mutamento di fase, con il tracollo del movimento operaio e la rincorsa fascista al potere: il nuovo obiettivo è ora lo Stato liberale, con il rafforzamento dell’illegalismo’ [pag. 115]. Questa scalata al potere venne resa possibile delle alleanze che i fascisti seppero costruire, non solo importanti esponenti liberali appoggiarono il nascente fascismo, oltre a quelli già citati va sottolineato il sostegno dato, in un primo momento, da Giovanni Amendola e Benedetto Croce ma anche il Vaticano aprì un dialogo diretto con Mussolini emarginando il partito popolare. Ci fu poi il sostegno massiccio della grande industria italiana e della massoneria, oltre a quella dell’esercito e della monarchia. In questo quadro si può ben capire perché lo Stato d’assedio che il governo Facta aveva dichiarato venne ritirato, nei fatti l’ultimo governo liberale era un governo che emetteva circolari che nessuno seguiva.
La marcia su Roma, che avvenne quando Mussolini aveva già ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo, fu quindi l’atto finale che decretò la fine dell’Italia liberale. In tutto questo sottolinea Franzinelli che ‘vi è un ulteriore fattore da considerare: l’assenza dalla scena politica, durante il rivolgimento destinato a mutare profondamente il Paese, delle masse, sia aderenti a partiti o sindacati, sia esterne alle varie organizzazioni’ [pag. 288]. Su questa assenza pesano i limiti soggettivi di un movimento socialista diviso fra massimalismo e riformismo e di un Partito Comunista ‘bordighiano’.
Il vincente fascismo, ed è la parte conclusiva del libro, viene visto dalle classi dirigenti italiane come il governo che ha riportato l’ordine e viene visto all’estero come un esempio da seguire o da ammirare. Non è solo il caso del nascente nazismo tedesco ma anche dell’ambasciatore statunitense Richard Child, scrive l’Autore: ‘in meno di un mese, Child è divenuto un fervente fascista o, per meglio dire, un convinto mussoliniano’ [pag. 339].
Comprendere le vere cause della vittoria fascista, resa possibile dall’appoggio dei ‘poteri forti’, aiuta a capire le vera natura di questo movimento, non restando legati alla fenomenologia delle camicie nere. Personalmente trovo ancora valida e attuale l’analisi che la Terza Internazionale fece del fascismo definendolo ‘la dittatura terroristica aperta degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario […] il fascismo è il potere dello stesso capitale finanziario’. Questa analisi fu alla base delle ‘lezioni sul fascismo’ di Togliatti, perché coglieva la reale natura di questo movimento, che non rimase circoscritto a Germania e Italia. Ancora oggi questa definizione è fondamentale per capire il fascismo e per individuare i nemici più pericolosi.
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