Il socialismo nelle steppe – di Marco Bagozzi

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Il libro di Marco Bagozzi, il socialismo nelle steppe – storia della Repubblica Popolare di Mongolia, colma un vuoto, infatti non è facile trovare lavori dedicati a questo Stato stretto fra Russia e Cina e molto poco conosciuto. In molti conoscono Gengis Khan più come figura mitica e leggendaria che come personaggio storico, l’Autore parte proprio da qui per analizzare la nascita e lo sviluppo della Repubblica Popolare. Potrebbe sembrare un vezzo da storico intento a dimostrare le sue conoscenze più che ad aiutarci a capire la Mongolia. Non è così. Quando Choibalasan, Presidente e Primo Ministro della Mongolia, parlò di ‘via mongola’ [pag.37] delineava l’idea che la ‘via non capitalista’ doveva seguire il percorso originale prodotto dalla società nella quale operava.

È proprio sulla storia del paese, con un particolare rifermento al ruolo del buddismo e dei lama nella società e nella politica, che Bagozzi approfondisce la sua analisi. La Mongolia arriva al socialismo attraverso una lotta patriottica che è una lotta di popolo. Formalmente l’indipendenza arriva nel ’45 dopo la seconda guerra mondiale, quando la vittoria sugli occupanti giapponesi aveva convinto anche un recalcitrante Sun Yat-Sen ha riconoscere la Nazione mongola, la Cina infatti rivendicava la sovranità su questo Stato. In realtà la Repubblica Popolare Mongola era stata dichiarata il 26 novembre del 1924, potendo contare sul sostegno determinante dell’Unione Sovietica.

Marco Bagozzi ha il merito di considerare attentamente e senza enfasi ideologica i risultati che la Repubblica ha raggiunto. Un paese medioevale in cui non esisteva una classe operaia, come riconobbe lo stesso Choibalasan nel 1940, riuscì a modernizzarsi a sviluppare l’allevamento ed anche l’industria.

Dopo l’89, spesso e volentieri anche a sinistra, non si è mai tentata un’analisi critica dell’esperienza socialista ma la si è derubricata ad una serie di ‘errori ed orrori’. Il caso mongolo andrebbe invece studiato e capito ed i risultati maggiormente apprezzati.

La storia di questa nazione è anche una storia dei suoi importanti ed in alcuni casi ingombranti vicini: Russia e Cina, essendo uno Stato senza sbocchi sul mare (il più grande al mondo) il rapporto con questi due paesi è sempre stato vitale. Alla fine degli anni ’60 lo scontro fra Unione Sovietica e Cina che spaccò il campo comunista e che non poche responsabilità ebbe sul crollo sovietico, vide la Mongolia sostenere l’URSS e rompere i rapporti con la Cina maoista.

Oggi i rapporti fra i tre paesi hanno chiaramente un altro tenore. La nuova via della seta unisce questi stati ed è strategica per tutti e tre. La Russia con l’Unione Economia Euroasiatica ha avviato un percorso complementare a quello cinese. La Mongolia sarà un importante punto di passaggio per la via della seta, come afferma Marco Costa nella postfazione ‘la Mongolia sarà sempre più indotta a rinsaldare l’alleanza con i suoi vicini, Federazione Russia e Repubblica popolare cinese’ [pag. 112]. Il tentativo di Trump e degli Stati Uniti di insinuarsi in questo territorio sembra privo di prospettive, anche perché, sempre per citare Costa, ‘solo i numerosi investimenti programmati dalla Cina nel contesto della Belt and Road Initiative (BRI) potranno indirizzare la Mongolia verso una crescita più concreta e duratura’. [pag. 113]