di Gabriele Repaci | da frontepopolare.wordpress.com
Per parafrasare Marx potremmo dire che uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro della lotta di classe. Questo concetto, che sembrava rimasto sepolto sotto le macerie del Muro di Berlino, è ritornato di nuovo in auge, tanto che autori pur lontanissimi dalla tradizione di pensiero che fa capo a Karl Marx, come Luciano Gallino¹, ne parlano ormai esplicitamente. Appare evidente infatti, in particolare dopo la crisi del 2008, che il capitalismo non ha nulla da offrire all’umanità se non miseria, disoccupazione generalizzata e guerre. Ma allora vale la pena chiedersi: che cos’è la lotta di classe? Secondo la vulgata comune la lotta di classe non sarebbe altro che lo scontro fra borghesia e proletariato finalizzato al conseguimento di concessioni di natura economica a beneficio di quest’ultimo. Questa per esempio è l’opinione di eminenti filosofi e sociologi quali Jürgen Habermas, Niall Ferguson e Ralf Dahrendorf (nonché di diversi pensatori di formazione marxista e post-marxista). Tuttavia sarebbe riduttivo identificare la lotta di classe con il solo conflitto di fabbrica. Per Domenico Losurdo che ha dedicato a tale concetto il suo ultimo libro (cfr. La lotta di classe. Una storia politica e filosofica, Editori Laterza, 2013), la dottrina della lotta di classe (o delle lotte di classe al plurale) si configura piuttosto come una teoria generale del conflitto sociale che abbraccia diverse dimensioni di cui quella economica è solo una delle tante.