
di Marco Pondrelli
Glenn Diesen che oltre a insegnare all’University of South-Eastern Norway collabora con il Club Valdai ha scritto un testo di importante valore scientifico, può risultare non condivisibile in alcuni passaggi ma la profondità delle analisi svolte è indubbio, ha ragione Marco Ghisetti nella postfazione quando afferma che questo è il lavoro della maturità per lo studioso norvegese.
Per capire l’impostazione di Glenn Diesen occorre mettere a fuoco una categoria fondamentale, quella di geoeconomia, scrive l’Autore: ‘geoeconomia significa che il potere politico si ottiene più dominando i mercati che non adoperando la forza militare per dominare i territori’ [pag. 21]. Questo vuole dire che nella visione di Diesen si creano delle interdipendenze, in cui una potenza ha la forza per influenzare altre nazioni, le quali perdono parte della propria autonomia. Questa interdipendenza economica trasforma ‘la potenza economica in potenza politica’ [pag. 21]. Si crea così un ‘equilibrio di dipendenza’ [pag. 24] fra gli stati.
Per rendere operativa l’influenza geoeconomica sono necessarie tre leve: le industrie strategiche, i corridoi di trasporto e gli strumenti finanziari, studiando la storia degli Stati Uniti notiamo come questi tre elementi siano alla base della nascita dell’Impero americano. È proprio alla luce di queste tre leve che l’Autore legge il continente Euroasiatico, per Diesen lo spazio euroasiatico non può che essere una forza ‘conservatrice’ ‘bisogna abbracciare l’euroasiatismo affinché la Russia preservi la proprie peculiarità culturali e adotti una politica economica euroasiatica’ [pag. 47]. Indubbiamente non si può negare come i primi autori a porre al centro del dibattito il tema euroasiatico lo abbiamo fatto da una prospettiva conservatrice, oggi però le cose possono essere viste da un’angolatura differente, basti pensare al contributo che ha dato Primakov per rafforzare i rapporti asiatici della Russia.
A prescindere dalla visione che si può avere dell’euroasiatismo è innegabile che oggi esso sia al centro dello scontro con gli Stati Uniti, diversamente da quello che afferma Brancaccio per il quale, semplificando, vi è una contrapposizione fra l’imperialismo dei debitori e quello dei creditori che ha rotto i legami di un tempo dimostrati dalla volontà della Russia di entrare nella Nato, Diesen arriva alla conclusione che non vi è mai stata condivisioni di obiettivi fra Stati Uniti da una parte e Russia e Cina dall’altra, perché il rapporto non era fra soggetti paritari ma era organizzato secondo il modello ‘soggetto-oggetto/insegnante-studente’ [pag. 12]. Non c’era da parte degli USA la volontà di integrare Mosca e Pechino nel nuovo ordine mondiale ma solo di assoggettarli.
L’Autore dedica un’analisi approfondita ai due Paesi che sono centrali nella sua idea euroasiatica, la parte più interessante è però quella che riguarda la penisola europea, la quale, come afferma Ghisetti nelle conclusioni, è ‘la posta in palio’ [pag. 243], l’Unione europea vuole essere parte dell’Eurasia o parte del campo statunitense? Secondo Glenn Diesen la nascita del multipolarismo ha scosso le fondamenta della regione transatlantica è gli incentivi sistemici sono sempre più deboli, per tornare alla categoria geoeconomica possiamo dire che la cessione di sovranità non regala più i vantaggi che regalava un tempo, questo porta gli Stati Uniti e la Germania ad usare sempre più il bastone per rimettere in riga i propri ‘associati’ [pag. 207].
Il ragionamento dell’Autore si chiude con un post scriptum sulla guerra in Ucraina il cui senso e le cui motivazioni si spiegano leggendo le pagine precedenti, la conclusione che ne trae Diesen è che questa ‘non è quindi una mera guerra per procura tra la Russia e la NATO, ma è altresì un conflitto che modella un nuovo ordine mondiale’ [pag. 233]. Cosa farà l’Europa (è personalmente preferisco parlare di Europa e non di Unione europea) sarà fondamentale per capire i nuovi equilibri mondiali, oggi a parte alcuni balbettii gli Stati europei sono stati incapaci di fare valere i propri interessi appiattendosi sulle posizioni di Washington. L’integrazione con Russia e Cina offrirebbe una grande opportunità per il nostro sviluppo economico, questo non vorrebbe dire costruire un sistema socialista ma certamente aiuterebbe ad aprire spazi di agibilità per le lotte del mondo del lavoro anche nel nostro piccolo spicchio di mondo.
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