
di Marco Pondrelli
Abbiamo alle spalle alcuni decenni in cui hanno provato a convincerci che la lotta di classe non esisteva più, in realtà come ha spiegato Warren Buffett la lotta di classe c’è e a vincerla è la sua classe. Come scrive Vincenzo Costa nella prefazione di questo interessante libro: ‘questa lotta di classe, tuttavia, non sarebbe stata vincente se non avesse avuto successo come lotta di classe del discorso‘ [pag. 10]. Il significato di questo lavoro a più mani è proprio quello di indagare il linguaggio di classe che supporta la neutralizzazione del conflitto.
La politica è oggi negazione dell’aspetto fondamentale della politica stessa ovverosia ‘la sua natura dialettica e conflittuale’ [pag. 14], a questa affermazione segue una rassegna delle parole che sono entrate nel nostro lessico e dietro le quali compare questo progetto classista. Esula da questa breve recensione riassumere tutte le voci di questo libro, ciò che bisogna sottolineare è il tentativo, riuscito, di decostruire il linguaggio del nemico.
Giuliana Commisso affronta la parola ‘governance’, il termine con il quale il neoliberismo ha riconfigurato i rapporti fra Stato, mercato e società civile. Domenico Losurdo nella sua prefazione a ‘Il Manifesto del Partito Comunista’ edito da Laterza sottolineava come il maggiore insegnamento di Marx ed Engels riguardasse il ruolo della politica come possibilità di intervenire nel conflitto e nei rapporti sociali. Non è vero che le ingiustizie siano immutabili, o perché figlie di una volontà divina oppure perché figlie del mercato (spesso confuso con il divino), esse possono essere modificate dal conflitto e dalla politica. Il termine apparentemente neutro di governance ha questo obiettivo, staccare l’economia e quindi i rapporti di classe dalla società e dal conflitto.
Per supportare questa tesi ci corre in aiuto il bel saggio di Vladimiro Giacché sulla parola ‘mercato’, questo ‘viene spesso caratterizzato come un soggetto razionale‘ [pag. 104]. L’Autore riporta un semplice titolo: ‘Dow Jones parte all’attacco di quota 12.000’, si nota qui la personificazione di un indice, il Dow Jones, che non è una persona ed è quindi difficile che scali alcunché. Sono le stesse parole che vengono pronunciate quando un qualsiasi governo presenta una manovra economica: ‘occorre capire cosa diranno i mercati’. In realtà il mercato non è un soggetto unico e razionale, la determinazione del suo andamento è molto influenzata dal ruolo di pochi importanti investitori. Considerare il mercato come un soggetto razionale è il modo migliore per annullare il conflitto, che senso ha protestare se chi decide è un essere superiore a noi sul quale non possiamo avere un peso.
La conclusione del libro merita una citazione perché affronta la parola ‘woke’, è un tema che abbiamo già affrontato riflettendo sui libri di Carl Rhodes e di Luca Ricolfi. Il termine Woke è nato negli anni ’60 negli Stati Uniti nel Movimento per i diritti civili ma oggi ha assunto una connotazione molto diversa divenendo strumento per la denigrazione della classe lavoratrice [pag. 198].
Questo libro edito da ‘la fionda’ è un libro da leggere, la lotta di classe è una battaglia che si svolge anche in campo teorico e ‘Lessico del neoliberismo’ è uno strumento per affrontare questo scontro.
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